38 - Ragazzo Geloso

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Colui che è geloso non è mai geloso di ciò che vede; ciò che immagina è sufficiente.
(Jacinto Benavente)


JAMIE

Ero inquieto, nervoso...

Come cazzo avevo potuto farlo? Come avevo potuto essere tanto idiota e sprovveduto da lasciare aperta la porta? Qualcun altro, oltre Tea, aveva visto ciò che facevo con la moglie di mio padre?

Queste domande mi tormentavano, e per la prima volta da anni, da quando Samantha ed io avevamo iniziato a "incontrarci" provai sulle labbra il gusto amaro della paura. La mia "ragazza" aveva visto tutto, conosceva il mio più grande segreto.

L'avrebbe detto a qualcuno?

No, di questo ero certo, Tea non avrebbe fiatato, mi avrebbe protetto. Inoltre, pudica com'era, si sarebbe imbarazzata troppo a raccontare dettagli tanto intimi e se questo non fosse bastato... beh, le mie minacce erano serie.

Minacce che non meritava.

Mi si strinse il cuore al ricordo delle mie parole: espressioni dettate dall'ansia e dalla crescente eccitazione che avevo sentito dal momento stesso in cui mi ero accorto della sua presenza nella stanza. Pensai ai suoi occhi, dilatati dallo stupore, dal disgusto, dall'eccitazione; ai suoi occhi, così belli e lucidi di pianto, e sentii crescere in me uno strano sentimento, un miscuglio di tenerezza, possesso e attrazione, un sentimento che non avevo mai provato per Samantha.

Io mi ero innamorato. Improvvisamente, questa rivelazione mi piombò addosso con tutto il suo ingombrante peso.

L'amore...

Desideravo e temevo questo sentimento che sentivo dilagare in me, ma non potevo permettermi di amare nessuna veramente, non con il mio stile di vita. Mi conoscevo abbastanza da sapere che non mi sarei mai accontentato soltanto di ciò che Tea poteva darmi. Non sarei mai riuscito a rinunciare a Samantha, non mi sarei mai accontentato di un tipo di sesso convenzionale. Non l'avrei fatto per nessuna, non l'avrei fatto per lei. Eppure avevo paura di averla persa per sempre. Il ricordo del suo viso, quando le avevo detto che non sarebbe mai stata all'altezza delle altre mie donne; quando l'avevo esortata ad andarsene prima che la prendessi contro la sua volontà; era impresso a fuoco nei miei occhi. L'avevo spaventata di proposito, avevo fatto in modo che lei fuggisse via, lontano da tutto questo schifo. E lei l'aveva fatto, era corsa via sconvolta, distrutta, tormentata. Le avevo spezzato il cuore, ne ero certo.

Mi sedetti a terra, nel corridoio ormai deserto, la testa tra le mani, i pensieri confusi, il cuore in subbuglio. Non avrei mai voluto che finisse così, non avrei voluto perderla. Qualcosa si accese nel buio interrompendo il flusso dei miei pensieri: un telefono. Lo raccolsi: era di Tea. La mia povera ragazza, nella fretta di fuggire da me, doveva averlo perso. Una strana apprensione mi colse all'improvviso...

Dov'era finita Tea? Come si sentiva, ora che conosceva tutto di me? Avrebbe potuto ancora amarmi?

Guardai fuori, la sua macchina era ancora parcheggiata nel viale d'ingresso. "Dove sei, piccola." Sussurrai, sfiorando l'unica cosa che mi restava di lei. Sul display, che toccai per errore, lampeggiava ancora la sua ultima chiamata. Rimasi sconvolto nello scoprire il nome del suo interlocutore.

DAVID

La casa era immersa in un piacevole silenzio, dopo l'ennesima telefonata di Ric,  la ninna nanna suonata a Elizabeth, la chiamata alla famiglia di Tea. Finalmente potevo concentrarmi sul mio lavoro; avevo dei fascicoli da studiare e sempre troppo poco tempo per farlo. Il silenzio in cui ero immerso, fu rotto dal vibrare del mio cellulare. Risposi con un sorriso sulle labbra senza nemmeno guardare il display.

Solo un uomo (un uomo solo)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora