La fragile bellezza del mondo ha due lati,
uno di gioia, l'altro di angoscia, e spezza il cuore in due.
(Virginia Woolf)
Diedi un'occhiata agli ultimi documenti che Richard mi aveva sottoposto, il caso era piuttosto complesso, e avrebbe richiesto parecchi giorni d'indagini negli archivi del tribunale. Bisognava trovare dei precedenti, delle sentenze che presentassero analogie con il caso che stavamo studiando.
Ero distratto, lo sapevo, la telefonata di Tea mi aveva turbato parecchio. Lei non voleva darlo a vedere, ma io percepivo chiaramente che qualcosa non andava.
Tutte le volte che si era presentata all'improvviso a casa mia, l'aveva fatto per delle ragioni fondate, che, in genere, coinvolgevano anche mio fratello.
"Dave, ci sei?" Richard fece schioccare le sue dita davanti ai miei occhi ed io sobbalzai per la sorpresa.
"Scusa, dicevi?"
"Dicevo che abbiamo bisogno di una pausa. Soprattutto tu. Dopo la telefonata della tua ragazza..." lo fulminai con lo sguardo, odiavo quando mi canzonava, e da quando gli avevo confessato di essermi innamorato di Tea, non perdeva occasione per farlo.
"Smettila, Rich!" lo spintonai appena, mentre un sorriso radioso iniziava a illuminargli il viso.
"Dave è innamorato, Dave è innamorato..." Arrossii e cominciai a rincorrerlo per il salotto. Se qualcuno, a parte Josephine, ci avesse visti, non avrebbe mai pensato che fossimo due formidabili avvocati newyorkesi, ma soltanto due idioti bambinoni.
"Allora, la smettete di rincorrevi?" Jo aveva le lacrime agli occhi per il troppo ridere, "ho appena messo a letto Lizzie, se fate tutto questo chiasso, si sveglierà!"
Ci immobilizzammo all'istante, se Lizzie avesse iniziato a piangere, addio lavoro.
"La verità, Rich, è che sono piuttosto preoccupato dal tono della chiamata di Tea!" confessai, "al telefono mi è sembrata piuttosto turbata!"
"Ma se tubavate come piccioni... o dovrei definirti un falco, vista la maniera in cui le parlavi!" Mi fece l'occhiolino e le mie guance si tinsero leggermente di rosa.
"Ma, stavi ascoltando... brutto figlio di..." risi, mio malgrado, ma Richard tornò serio.
"Perché dovrebbe essere turbata? Per i sentimenti che nutri per lei?" Negai. Ero stato chiaro su ciò che provavo, le avevo aperto il mio cuore...
"Temo di non essere io la causa delle sue preoccupazioni, se fossi il colpevole, troverei il modo di rimediare. No, Rich, ci dev'essere qualcos'altro."
Il campanello suonò interrompendo la nostra conversazione. Richard sorrise, ed io andai ad aprire con un pizzico di batticuore.
Tea era bellissima e tesa al tempo stesso. Le sorrisi rassicurante, poi le feci cenno di entrare.
"Tutto bene?" le dissi invitandola a sedersi. Era pallida e per nulla rilassata. Tea sorrise a stento, poi guardò i miei amici tentando un sorriso più sincero."Ti presento Richard e Josephine, sono amici di New York, i soli che mi conoscano davvero bene. Di loro ti puoi fidare come e forse più di me!" Richard sorrise imbarazzato, mentre la mia ragazza annuì, avvicinandosi e stringendo loro le mani.
"Puoi chiamarci Rich e Jo, proprio come fa Dave!" Esordì Josephine con un tono calmo e un sorriso avvolgente come una calda coperta in inverno.
"Grazie, io sono Tea, ma temo che il mio nome non si possa ridurre ulteriormente a meno che non vogliate chiamarmi T."
Menomale che era ancora capace di fare battute, pensai con un certo sollievo.
Avevamo parlato del più e del meno per ore, perdendoci dietro la descrizione di New York, delle sue strade, dell'atmosfera frenetica di una megalopoli, Tea aveva chiesto di come c'eravamo conosciuti, e di come Rich ed io eravamo diventati soci; ma ora dopo i convenevoli di rito, il suo volto si era rabbuiato, come il cielo d'estate prima di un temporale e, come quel cielo, aveva bisogno di liberarsi dal peso della pioggia.
"James mi ha chiamata questa mattina!" disse all'improvviso, come un fulmine a ciel sereno.
"Jamie?" Ero incredulo.
Cosa cazzo poteva volere ancora da lei. Non l'aveva fatta soffrire abbastanza?
"Mi ha chiesto di tornare con lui, mi ha detto che mi ama..." Mi sentii ribollire il sangue, come osava dirle una cosa del genere dopo quello che le aveva fatto, come poteva avere così poco ritegno...
Tea mi guardò con gli occhi colmi di preoccupazione. "Ho paura, David" disse infine "la sua voce aveva una nota strana, oserei dire inquietante."
Le misi un braccio intorno alle spalle con fare protettivo, mentre la mia mente si agitava alla ricerca di una spiegazione valida.
Jamie non era uno stupido, e sicuramente non era impazzito, quindi la ragione del suo comportamento poteva avere due spiegazioni: o Sam lo teneva per le palle portandolo oltre limiti che anche lui non osava superare; oppure, quella di tormentare Tea, era una chiara vendetta dei miei confronti perché, a suo dire, avevo avuto tutto ciò che desideravo dalla vita. Sinceramente propendevo per la seconda spiegazione.
James non era pazzo, ma sicuramente negli ultimi anni, complice anche la presenza di Samantha nella sua vita, aveva sviluppato un risentimento verso di me, che avevo fatto la facile scelta di andarmene, lasciandolo solo.
Forse aveva ragione, forse dovevo stargli più vicino, ma cazzo, anch'io avevo sofferto, anch'io avevo perso delle persone importanti, io avevo trovato mia madre quel maledetto trenta dicembre, io avevo visto morire Christina davanti ai miei occhi; io mi ero ritrovato a essere padre da un giorno all'altro di una creatura talmente fragile da avere paura di toccarla.
Anch'io avrei avuto bisogno di conforto, del suo conforto, di quella complicità fraterna che era scomparsa nel momento esatto in cui avevo lasciato San Francisco.
Ero rimasto solo, avevo dovuto fare i conti col fatto che ci eravamo allontanati, troppo chiusi nella sofferenza del nostro cuore, per poterci occupare di chi ci stava accanto.
Strinsi Tea a me.
"Parlerò io con mio fratello, gli farò capire che deve smetterla di tormentarti, che ti ha persa, che... che stiamo insieme!" Le sorrisi dolcemente e lei ricambiò timidamente. La baciai sulla fronte e lei arrossì.
"Che ne dici se portiamo Lizzie a fare una passeggiata?" Non c'era dubbio che i miei amici mi comprendevano più di chiunque altro. Sapevano che avevo bisogno di stare solo con Tea e che lei aveva la disperata necessità di essere consolata. Non conosceva i miei amici tanto da lasciarsi andare di fronte a loro.
Annuii sorridendo, mentre Josephine prendeva tra le braccia la mia bambina.
Sarebbero stati dei genitori straordinari, mi trovai a pensare e una sottile tristezza scese nel mio cuore.
"Grazie." Sussurrò Tea, stringendosi a me "grazie per avermi reso partecipe di parte del tuo mondo, grazie per avermi presentato due persone meravigliose..." le misi un dito sulle labbra per fermare quelle parole del tutto ingiustificate.
"Non dire nulla" sussurrai a un passo dalle sue labbra " e baciami!"
Le nostre labbra si unirono, in quel bacio potevo sentire la paura di Tea, il suo bisogno di rassicurazioni, la ricerca di un rifugio sicuro tra le mie braccia... Avrei fatto qualunque cosa pur di proteggerla.
Il rumore dello scatto della sicura di una pistola mi fece alzare gli occhi, mentre lo sguardo di Tea si riempiva di terrore.
A-ha (Lifelines)
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Si aprono scommesse sulla mano con la pistola
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Solo un uomo (un uomo solo)
Romance#56 in #storiedamore il 21-4-2018 «Due strade divergevano in un bosco, ed io io presi quella meno battuta, E questo ha fatto tutta la differenza.» R. Frost Questo è David, un uomo logorato da un passato ingombrante , un privilegiato, un potente, u...