2. L'INIZIO DI TUTTO

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Davanti al cancello, dietro una fila di persone impazienti di aspettare il loro turno, scorsi tre assistenti di volo con indosso le loro impeccabili divise, che con gesti meccanici appuravano i dovuti controlli.

In particolare ne osservavo una.

Rimasi colpita per la sua bellezza sconvolgente.
Era giovane, alta e dalla silhouette perfetta, sembrava la personificazione di "Wonder Woman".

Le morbide ciocche nere e ondulate dei capelli, le ricadevano dolcemente lungo il viso e le spalle.
I colori dei suoi occhi erano di un azzurro cielo e le labbra carnose color fragola, spiccavano sulla carnagione chiara.
Non ero stata l'unica a notarla. Il gruppo di ragazzi davanti a me stavano studiando una strategia per conquistarla, mentre gli uomini nei paraggi, nel goffo tentativo di non farsi scorgere dalle mogli o dai figli, facevano balzare di continuo i loro sguardi ammaliati su di lei.

Mi sfuggì un sorriso, trovandoli buffi, goffi e privi di ogni speranza.

Quando arrivò il mio turno, "Wonder Woman" mi prese dalle mani il passaporto con la carta d'imbarco e dopo una breve occhiata sollevò lo sguardo sul mio viso.
Per un attimo mi sembrò di scorgere nei suoi occhi un bagliore argenteo.

<<Ciao.>> mi salutò freddamente. <<Mi chiamo Tayra e ti accompagnerò fino a Portland.>>
Il suo tono di voce era caldo, profondo, senza accento.

Era lei dunque la "mia" assistente di volo personale? Eh già... mio padre non si era fatto sfuggire proprio nulla! Aveva deciso e preteso di affidarmene una, anche se non appartenevo alla categoria minori di dodici anni.
La compagnia aerea offriva il servizio a pagamento e applicava un piccolo sconto per i suoi dipendenti. Mio padre, essendo un pilota di questa compagnia, non si era fatto sfuggire l'occasione.

L'idea di avere accanto una specie di babysitter m'infastidiva, non ero più una bambina ed ero perfettamente in grado di badare a me stessa, anche se era la prima volta che viaggiavo da sola.
Qualche volta le decisioni di mio padre mi confondevano e le ritenevo davvero assurde.

<<Salve.>> Mi limitai a rispondere un po' imbarazzata.

<<Prego, da questa parte.>> Disse, indicandomi l'uscita sulla sua sinistra.

Cominciai a camminare lungo il tunnel di cemento profilato da grandi vetrate, seguita da Tayra, sino a quando mi ritrovai a varcare la soglia del portellone dove, un'altra assistente di volo, mi diede il benvenuto mostrandomi un cordiale sorriso. <<Prego, fila 26 posto A.>> Disse, come fosse un automa e riconsegnandomi la carta d'imbarco.

Ricambiai il sorriso e dopo aver ritirato il biglietto m'inoltrai in uno dei lunghi corridoi che separavano le file di poltrone verdi, in cerca del mio posto.

Una volta trovato, sistemai correttamente il bagaglio a mano nella cappelliera bianca sopra la mia testa e mi accomodai sul sedile accanto all'oblò, pronta ad affrontare il lunghissimo viaggio.

Non avevo mai visitato l'America, sapevo poco di quel paese e delle abitudini dei suoi abitanti: amavano fare shopping, sport, mangiare cibi ipercalorici... insomna tutte cose alle quali io non ero abituata.

Ero terrorizzata all'idea di passare un intero anno in quel paese, senza sapere in che modo sarei riuscita a cavarmela. Tuttavia non avevo alternative, dovevo solo confidare nell'aiuto di Kate.

Decisa a non pensarci troppo, tirai fuori dalla tasca del giubbotto il mio lettore mp3, in cui avevo caricato, la sera prima, la mia playlist di canzoni preferite, selezionai "Human" di Christina Perry, indossai le cuffie, chiusi gli occhi e lasciai tutto il mondo fuori.

Prescelta - Il Risveglio (In stesura)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora