6. IL MIO INFERNO PERSONALE

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MELISSA

Quella notte sognai. Uno di quei sogni che ultimamente facevo spesso e che tormentavano le miei notti.

Mi trovavo insieme a qulcuno che  conoscevo molto bene. Erano i miei Difensori ed erano pronti a lottare per me contro qualcuno di spietato.
Mi trovavo in un posto estraneo, in un luogo che non avevo mai visto, immersa in una fitta nebbia. A stento riuscivo a vedere ciò che mi circondava, ma sapevo già chi erano: Creature malvagie capaci di uccidere senza alcuna pietà.

Come fantasmi, tinti di bianco, scivolavano sul denso velo grigio, avvolti in manti scuri. Sembravano uomini, ma allo stesso tempo così diversi... diversi per qualcosa che li rendeva disumani.

Il cuore cominciò a battere forte percosso da un impulso, mentre un calore inaspettato mi scorreva dentro e scivolava nelle vene come lava incandescente.

<<Controlla il potere.>> Mi sussurrò qualcuno all'orecchio, come un insegnante cauto ma saggio.

La sua voce calda e profonda come sempre mi emozionò.

Avere accanto lui adesso, dopo averlo perso e ritrovato un'infinità di volte, mi rendeva più forte, completa e determinata, pronta a combattere ad ogni costo. Avrei voluto guardarlo negli occhi per attingere a quella forza che continuava a legarci indissolubilmente, ma non riuscivo a farlo. Non era per timore, piuttosto per una sorta di forza misteriosa.

A poca distanza da noi le figure presero forma. La loro pelle era bianca, sottile, quasi trasparente e... fragile, come fosse porcellana.

Il colore innaturale delle iridi, di un rosso porpora, gli conferivano un aspetto decisamente inquietante, in contrasto con la loro bellezza sconvolgente.

Erano in tre e sembravano tutti androgini, vestiti di nero con pantaloni, giacche e cappotti dal bavero di velluto rosso che nascondevano appena camicie bianche dai colletti a punta e avvolti da foulard viola, legati in varie fogge.

Gli arricciamenti pieghettati dei polsini - che affioravano dalle maniche delle giacche e dei cappotti - scivolavano dolcemente lungo le mani affusolate, magre e bianche, quasi scheletriche.

Sembravano provenire dal passato, in un'epoca in cui non vi erano automobili né pali della luce, ma solo carrozze, lampade ad olio e modi gentili.

Queste figure eleganti, ma allo stesso tempo austere, mi trasmettevano un'angoscia indescrivibile perché sapevo cosa sarebbero stati capaci di fare.

Una di loro avanzò verso di noi, sembrava che stesse fluttuando e manteneva comunque una certa distanza.

Lisci capelli lunghi, di un bianco quasi cenere, gli cadevano sulle spalle.

Uno scintillìo gli attraversò le pupille, come quello dell'occhio astuto di un uccello predatore.

<<Bene, bene!>> Disse, con fare sornione, in una lingua del tutto sconosciuta.
Una lingua antica e ormai scomparsa da secoli, ma che riuscivo a interpretare.
<<E così tu saresti la temuta guardiana!?>> Il suono della sua voce mi sorprese, era come una soave melodia incredibilmente seducente. <<Però! Devo ammettere che le voci sul tuo conto non sono poi così del tutto sbagliate... hai un aspetto davvero invitante.>>

La sua spavalderia mi fece ribollire il sangue e dovetti  stringere i pugni per  controllare la rabbia che sentivo crescere dentro di me. Era così  prepotente, violenta e amplificata che ebbi il sospetto che non provenisse soltanto da me.

Prescelta - Il Risveglio (In stesura)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora