11. UN INVITO INASPETTATO

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MELISSA

Dovetti fare tutto il giro del primo piano prima di trovare l'aula giusta.
Si trovava completamente dall'altra parte del corridoio.

Davanti la porta chiusa, tirai un grande sospiro per farmi coraggio e bussai.

<<Avanti!>> Mi esortò la voce di un uomo.

Girai la maniglia ed entrai.

La prima cosa che feci fu di posare il mio sguardo sul professore, cercando di ignorare tutto il resto. Era un uomo di mezza età, robusto e non troppo alto. Stava tirando fuori dalla sua borsa di cuoio un plico di fogli. Indossava un abito casual con pantaloni di cotone marroni, un gilet della stessa tonalità che nascondeva in parte una camicia bianca e una cravatta azzurra, perfettamente annodata.

C'era un silenzio assurdo e non avevo bisogno di scrutare l'aula per sapere che mi stavano guardando tutti.

Deglutii, la gola mi si era seccata improvvisamente. Il professore si accorse della mia presenza e inarcò un sopracciglio.
<<Buon giorno.>> Lo salutai con un filo di voce che uscì fuori come se stessi usando un microfono.
<<Sono Melissa Torres.>> Mi presentai omettendo il nome Ausenda. Era meglio mettere in chiaro sin da subito come volessi farmi chiamare. Poi l'aula si riempì di un chiacchiericcio generale.

<<Ah si, la nuova studentessa, ti stavamo aspettando. Prego, accomodati.>> Mi porse un libro e m'indicò l'unico posto libero in seconda fila, accanto ad una delle tre finestre.

Raggiunsi il mio posto tenendo lo sguardo fisso sulle mie logore scarpe da ginnastica, per non incrociare quelli dei miei nuovi compagni che li sentivo incollati su di me.

Quando mi sedetti sentii, i ragazzi seduti dietro, mormorare qualcosa del tipo:

- È lei l'italiana.

- Si chiama Melissa.

- È uno schianto non trovi?

- Molto sexy!

Seguite da qualche risatine.

Lo trovai di pessimo gusto.

"Divertente, molto divertente!"

La lezione non era ancora iniziata che già morivo dalla voglia di scappare.

Quando il professore si schiarì la gola, nell'aula regnò nuovamente il silenzio. Sulla lavagna stava scrivendo il nome di George Washington.

<<Allora ragazzi, cosa vi ricorda questo nome?>> Chiese, voltandosi dalla nostra parte.

Una ragazza dai capelli vaporosi e biondi alzò il braccio e quando il professore le diede la parola cominciò a lasciarsi andare ad una spiegazione così intricata che mi rifiutai di ascoltarla.

Aprii il libro nel tentativo di trovare, tra quelle pagine colorate da immagini di altri tempi, l'argomento del giorno. Comprendere lo scritto per me era molto più semplice.

<<Molto bene!>> Assentì il professore, alzai lo sguardo e lo vidi scrivere sotto il nome Washington, "American Indians" ovvero pellirosse. Al contrario di prima, conoscevo quell'argomento, non solo perché lo avessi studiato a scuola, ma soprattutto per i racconti di mia madre.

Era una cosa che faceva spesso, intrattenersi la sera in camera mia a raccontarmi storie di eroi, di luoghi fantastici e inesplorati o di donne sagge e valorose.

Era una cosa che amavo, ascoltarla. Perdermi in quelle realtà fuori dal mondo, galoppando verso luoghi lontani, misteriosi e dove ogni cosa era possibile.

Prescelta - Il Risveglio (In stesura)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora