Con te non gioco più

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[But what you don't know
You lift me off the ground
You're inspiration, you helped me find myself]


[Angel]

<<Sei sempre il solito stronzo.>>

<<Lo dici in italiano pensando che io non capisca?>>

<<No, te lo dico in italiano perchè fa più effetto.>> Ribatto a tono, gettando il joystick sul letto, al mio fianco. Evito Alex per un miracolo, e lui mi lancia un'occhiata tra l'ironico e lo scioccato.

<<È assurdo giocare con te, vinci sempre tu!>> continuo, voltandomi di scatto verso l'altro ragazzo seduto accanto a me, con la schiena appoggiata contro il muro, che continua a guardarmi sogghignando.

<<Vedrai Angel, un giorno riuscirai a battermi.>> afferma, con tono mellifluo, ottenendo come risultato soltanto il fatto di farmi infuriare di più.

<<Ci puoi giurare, odioso
antipatico!>> sbotto, alzandomi in piedi. Marc scoppia a ridere, allontanandosi dal muro e incrociando le gambe sul letto.

Poche cose a questo mondo possono reggere il confronto con la bellezza della sua risata.

Anche se lui non lo sa, è uno dei miei punti deboli, tranne in queste situazioni, quando sono infuriata con lui.

Mi rendo conto di avere un carattere particolare, perchè mi sto adirando per una semplice partita alla playstation, ma sono fatta così, e in fondo, almeno questo lato di me, non lo cambierei.

Recupero la mia borsa, con l'intenzione di andarmene.

<<Già te ne vai, Angel?>> la voce profonda, ma dolce di Alex, arriva come una carezza alle mie orecchie.
Mi volto a guardarlo, accennando un sorriso.

<<Direi di sì, Alex, tuo fratello mi ha rovinato l'umore.>> Marc scuote appena la testa, mentre Alex si alza sospirando.

<<Avevi detto che saresti rimasta per cena.>>

<<Questo prima che tuo fratello rifilasse alla sottoscritta due gol a dir poco assurdi.>>

<<La colpa è solo dei magici piedi di Leo Messi.>> s'intromette Marc, infilandosi le scarpe, <<e tu in fondo te la sei presa solamente perchè ho rifilato due gol alla tua squadra del cuore, e tu te la prendi sempre quando la tua squadra perde, anche se si tratta di una partita alla playstation.>>

Mi porto una ciocca di capelli dietro l'orecchio, fulminandolo con lo sguardo. Gli mostro il dito medio, e lo sento scoppiare in una grossa risata, mentre esco dalla sua stanza.

<<Oggi ha voglia di fare il cretino, Angel, lo conosci.>> dice Alex, venendomi dietro. Sospiro.

<<Sì, lo so.>>

<<Posso accompagnarti?>> accenno un sorriso, mentre mi volto a guardarlo.

<<Sono venuta in macchina, Alex, quindi non c'è n'è bisogno, grazie mille. Ho solo voglia di andare a casa, mangiare una pizza mentre guardo Harry Potter con Duchessa acciambellata accanto a me.>> dico, stringendomi nelle spalle, <<ah, e sentire mia madre in salotto che si allena facendo zumba.>> concludo, con aria ironica.

Alex sorride abbassando lo sguardo. Lo sento dire qualcosa, che non riesco a capire.

<<Come hai detto?>>

<<No, niente, Angel, mi sarebbe piaciuto che tu restassi a cena.>> dice, mentre scendiamo le scale, lui accanto a me, che mi sovrasta con i suoi venticinque centimetri e passa in più.

<<Sarà per un'altra volta, Alex, passiamo il sessanta percento del tempo insieme, non casca il mondo se non resto a cena a casa vostra!>> concludo, ridacchiando e sfiorando la mia spalla con il suo braccio.
Alex si volta a guardarmi sorridendo, per poi annuire.

<<Hai ragione. Allora goditi la cena, magari ti chiamo più tardi, va
bene?>>

<<Benissimo.>>

Alex mi posa un piccolo bacio sulla guancia che io ricambio subito, per poi scendere di fretta l'ultima rampa di scale che mi aspetta prima di arrivare alla porta d'entrata. Alex mi saluta un'ultima volta prima che io mi chiuda la porta alle spalle.

Recupero le chiavi della macchina, dopo averle cercate per diversi secondi nella borsa. Le luci accese del tramonto disegnano sulla strada le lunghe ombre delle case che costeggiano la via, e mi porto per un istante una mano davanti al viso, prima di inforcare i miei occhiali da sole.

<<Angel?>> mi sento chiamare all'improvviso dall'alto e le mie labbra si increspano in una smorfia di disappunto, mentre alzo il viso verso la finestra da cui Marc mi sta chiamando. Lo vedo allungare un braccio nella mia direzione, come se volesse darmi qualcosa.

<<Hai dimenticato il tuo braccialetto portafortuna sul mio comodino.>> mi informa, e lo lascia andare, facendolo cadere tra le mie mani.

<<Grazie, rompiscatole.>> dico, con aria asciutta.

<<Angel?>> ripete.
Mi limito ad alzare nuovamente il viso verso di lui.

<<Domani verrai al circuito, vero?>>
gli scocco un'occhiata stizzita, anche se lui non può vedermi.

<<Non lo so.>> mi limito a dire, per poi aprire la portiera dell'auto.

<<Allora ci vediamo lì sempre alla solita ora.>> alzo la testa verso di lui, furiosa, togliendomi persino gli occhiali da sole.

<<Ho detto che non lo so, sei diventato sordo, per caso?>> esclamo a gran voce, e Marc per tutta risposta scoppia a ridere come un bambino.

Scuoto la testa, mentre salgo in macchina, e lui sparisce dalla mia visuale. Odio dover ammettere che ha ragione, perchè spesso dimostra di conoscermi più di quanto io conosca me stessa.

E sa bene che domani mi vedrà in circuito, come sempre.

Spazio Autrice

Okay, devo inspirare ed espirare, inspirare ed espirare...
Aaaaah ho postato la mia prima fanfiction, peraltro sul pilota del mio cuore, non ci credo ancora 🙈
Ci ho pensato un'infinità di volte, e altrettante volte sono arrivata alla conclusione che fosse una sciocchezza postare una storia su un pilota, soprattutto per me, che preferivo concentrarmi su un altro genere di storie.
Ma avevo questa storia in un angolo del mio PC da tempo, e mi sembrava uno spreco non condividerla, anche se significa tirare fuori una parte di me molto importante che avevo tenuto nascosta fino ad ora.

Bando alle ciance, mi dileguo ma prima vi chiedo di farmi sapere cosa ne pensate di questo primo capitolo 🙈

Alla prossima, baci ❤

A Fior di PelleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora