Il rumore dei tuoi passi

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"E forse non è vero amore
se dico che tu mi sei la cosa più cara;
Amore è il fatto che
tu sei per me il coltello
col quale frugo dentro me stesso."
[Franz Kafka]

[Marc]

[Settembre 2011]

<<Marc, che piacere vederti! Aspetta, ti apro subito il portone!>>

<<No signora, non serve, non voglio disturbare! Volevo solo chiederle se Angel è in casa!>>

<<Sì, certo. È sempre in casa.>> aggiunge, abbassando la voce, come se non volesse farsi sentire.

<<Ecco, vorrei chiederle se le va di fare una passeggiata con me.>>

<<Vado a chiederglielo subito! Ma sei sicuro che non vuoi salire?>>

<<Sicurissimo. L'aspetto qui, allora, sempre se vuole venire.>>

<<Verrà, non preoccuparti. Tra cinque minuti sarà lì da te.>>

<<Grazie, Dina.>>

<<Figurati, caro.>>

Inizio a passeggiare avanti e indietro sul marciapiede di fronte al portone. È una domenica pomeriggio di fine settembre, e la voglia di vedere Angel in questi giorni si è fatta sempre più forte.

È qui da due mesi, ma ho l'impressione che stia facendo molta fatica ad ambientarsi qui, nonostante io stia cercando di renderle il trasferimento meno indigesto. Un mese fa le ho regalato quel gattino, e lei ha preso la palla al balzo per uscire ancor meno di casa e stare sempre con Duchessa.

Ad un tratto, il portone si apre e la figura esile e minuta di Angel appare alla mia vista.

<<Ehi! Ti ho disturbato?>> le domando subito, infilando le mani nelle tasche dei jeans.

<<No, tranquillo...>> si limita a dire lei, sollevando un angolo delle labbra.

Accidenti, non ho mai visto una ragazza più felice di lei di vedermi.

<<Vorrei portarti in un posto. Nel mio posto preferito di Cervera, per l'esattezza.>> preciso, camminando accanto a lei, che solleva di poco il viso verso di me.

È così piccolina, è normale provare tutta questa sconfinata tenerezza nei suoi confronti?

È strano, perché sono abituato a vedere ragazze statuarie e bellissime sin dai primi anni in cui ho iniziato a correre nel motomondiale, eppure non ho mai provato qualcosa di così...dolce e avvolgente prima d'ora, per nessuno.

<<E ci si arriva a piedi?>> mi chiede, risvegliandomi dai miei pensieri.

<<Sì, è qui vicino.>>

Camminiamo in silenzio l'uno accanto all'altro, la sua spalla che mi sfiora il braccio di tanto in tanto, il rumore dei suoi passi così leggeri ma al tempo stesso sicuri, è bello sapere che è qui accanto a me.

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