[Even electricity can't compare to what I feel when I'm with you][Marc]
Manca un quarto d'ora alle otto, e io sono ancora qui, davanti allo specchio, indeciso su cosa indossare. Mi sento davvero patetico, mentre osservo i miei abiti all'interno dell'armadio. Da quando in qua mi importa di come vado in giro vestito?
A meno che non si tratti di un'intervista, o di apparire davanti alle telecamere, dove devo ovviamente indossare abiti che riportino il logo dei miei vari sponsor, prendo la prima cosa che mi capita a tiro, e la indosso. Ma questa sera, ho come la sensazione di non voler apparire banale.
Vorrei che Angel restasse colpita quando mi vedrà.
Una camicia? No, troppo elegante.
Non voglio darle l'impressione che ho pensato e ripensato alla nostra uscita insieme, anche se alla fine è stranamente così.
Allungo una mano e prendo una maglietta a maniche corte, bianca. L'avrò indossata circa un centinaio di volte, ma stasera, non appena la indosso, la trovo quasi insignificante.
Me la tolgo, sbuffando, e vado a sedermi sul letto. Spero che Alex non entri da un momento all'altro, perché mi sentirei ancor più ridicolo di quanto mi stia sentendo in questo momento. E perchè una parte di me è sicura che non ha digerito il fatto che io e Angel usciamo insieme stasera.
Scuoto la testa e guardo la sveglia posata sul comodino accanto al letto.
Mancano all'incirca cinque minuti alle otto, e devo fare in fretta, non ho intenzione di fare aspettare Angel, soprattutto perchè non è una tipa paziente.
Mi infilo quasi letteralmente dentro l'armadio alla ricerca di una maglietta da indossare, fino a quando non me ne capita una nera tra le mani. Decido di indossarla e osservo la mia figura riflessa. Non sono ancora del tutto convinto, ma ormai è tardi, e devo scappare.
Recupero il portafogli, il telefono, e le chiavi della macchina. Scendo le scale alle velocità della luce, giusto il tempo per salutare mia madre e avvertirla che cenerò fuori, e sono in auto.
Angel vive poco distante da me, in un appartamento sopra il bar che gestisce assieme a sua madre e a sua zia. Dopo tre minuti sono sotto casa sua. Mentre scendo dalla macchina noto la madre di Angel dietro il bancone mentre serve dei cappuccini a due clienti, mentre sua zia sta pulendo i tavoli.
Suono al videocitofono e attendo una sua risposta, che pare non arrivare. Riprendo a suonare, nel momento in cui si apre il portone e la figura di Angel appare ai miei occhi.
<<Marquez puoi anche smetterla di tormentare il mio citofono, sono qui.>> esordisce, continuando a tenere lo sguardo basso verso non so cosa. Poi ad un tratto sbuffa spazientita, scostandosi una ciocca di capelli dal viso.
<<Non ho voglia di andare da mamma per farmi fare questo benedetissimo nodo alla cravatta, eppure stamattina c'ero riuscita! Vorrà dire che ne farò a meno.>> conclude, alzando le spalle. L'ammiro per un istante. Indossa una camicia a righine bianche e azzurre, i primi due bottoni sbottonati e il colletto lasciato largo. Un paio di skinny azzurro chiaro le fasciano le gambe affusolate.
Uno dei punti deboli di Angel è l'altezza, soffre molto il fatto di essere "appena un metro e cinquantaquattro", come dice lei, ma è un incanto, perchè è assolutamente perfetta così com'è. È così piccola e minuta che non può che scatenare tenerezza nei cuori di chi la guarda.
Il fatto è che lei vede solo i suoi difetti, che per me sono splendidi pregi, ma è difficile far aprire gli occhi a qualcuno che non riesce a vedere ciò che ha sotto il naso.
STAI LEGGENDO
A Fior di Pelle
FanfictionAngel e Marc sono due creature estremamente diverse. Angel è fiera, orgogliosa, chiusa in se stessa e nelle sue convinzioni, fredda e glaciale, ma con un vulcano in eruzione nascosto nel profondo del suo cuore. Marc è pura passione, fuoco che bruci...