Capitolo 16

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Pov's Luvia
Il mio cuore non riesce a smettere di battere all'impazzata e le mie mani tremano e sudano. È così bello, i suoi addominali scolpiti, i suoi riccioli che quando è appena sveglio sembrano ancora più belli, le sue possenti spalle e le sue forti braccia. Non riuscivo a smettere di guardarlo. Era così perfetto. Quando sono inciampata e sono caduta tra le sue braccia, mi sono sentita al sicuro. Quel suo modo di chiamarmi Fiorellino mi fa sentire sempre in imbarazzo. Quei suoi meravigliosi occhi marroni, sembrano volermi incatenare ad essi. Devo smetterla, di pensare a lui. Non devo cedere, devo resistere al suo fascino.

D'improvviso penso: "Oh mio dio! È tardissimo, la padrona mi starà già aspettando in biblioteca. Devo correre" Mi precipito subito in biblioteca, dove come immaginavo trovo la padrona già seduta davanti al tavolo, che mi stava attendendo. Entro, faccio un'inchino e le domando scusa per il ritardo, ma non le spiego il perché. Mi accomodo difronte a lei ed iniziamo con la nostra lezione. Le trascorrono così velocemente che non ci rendiamo neanche conto che è quasi ora di pranzo.

Scendo giù in cucina a pranzare. Durante il pranzo però mi accorgo che Giulio mi guarda in un modo molto strano. Sembra che voglia dirmi qualcosa, ma che non può farlo. Non do molto penso alla faccenda però. Prima di tornare in biblioteca, ho qualche ora libera e invece di non far nulla aiuto Carla ed Elena nelle pulizie, almeno termineranno prima sta sera. Entrambe mi ripetono più volte che in realtà io piaccia Giulio, io non ci credo. E continuo a dire ad entrambe che è impossibile. Discutiamo anche del fatto che è da una settimana che il giardiniere Romeo, gironzola sempre attorno ad Elena. Ma lei afferma che anche se fosse a lei non gli importa. Penso che abbia ancora il cuore spezzato a causa del padrone Flavio.

Saluto le ragazze e vado in biblioteca, non voglio che la padrona debba aspettare come è accaduto stamattina. Entro e cerco un libro per esercitarmi mentre attendo la padrona. Afferro il primo che mi capita, non è molto grande come libro. Ormai so leggere anche se molto lentamente e le parole troppo lunghe e complesse non riesco ancora a leggerle bene. E sto anche imparando piano piano a scrivere. So solo scrivere il mio nome e altre piccole parole, ma sono certa che più avanti sarò molto più brava, almeno spero.

Sono assorta nella lettura e la porta viene aperta, mostrando davanti a me il padrone Flavio. La sua faccia dimostra che non si sarebbe mai aspettato di trovarmi qui.
Mi alzo dalla comoda poltrona e in segno di saluto mi inchino. Lui chiude la porta, si avvicina a me e subito mi domanda: "Tu cosa ci fai qui? Non dovresti essere a pulire insieme alle altre? Perché sei qui a non fare nulla? E soprattutto che ci fai con un libro in mano, non credo che una schiava sappia leggere." Mi sento quasi offesa dalle sue parole, ma in fin dei conti ha ragione, una schiava di solito non sa leggere. Quindi con un po' di orgoglio gli rispondo:" Avete ragione, solitamente una schiava non sa leggere. Ma grazie alla generosità di vostra madre che si è offerta di impararmi, oramai so leggere e scrivere un po' anche io. E sono qui Perché sto attendendo vostra madre per la nostra lezione".

Lui fa per aprire bocca, quando la padrona fa il suo ingresso in camera. Ci osserva entrambi e rivolgendosi al figlio domanda: "Tesoro mio che ci fai qui? Non dovresti essere ad allenarti con le guardie alla spada?" Finalmente smette di guardarmi per voltarsi verso sua madre e le risponde: "Si hai ragione madre, ma oggi ho voglia di rilassarmi un po' e leggere un bel libro" La padrona sembra Sorpresa dalla risposta datale dal figlio e afferma: "Ne sono felice, leggere un po' non potrà di certo farti male". Egli anuisce, prende un libro e si siede su una delle poltrone presenti.

Il resto del pomeriggio passa più o meno come sempre, con una piccola differenza, il padrone Flavio non si è mosso un solo attimo dalla poltrona su cui si era seduto. Io ero seduta in modo da dargli le spalle, ma sentivo sempre il suo sguardo su di me, mi sentivo continuamente osservata e la cosa mi infastidiva non poco. Quando finalmente lui esce e ci lascia sole la padrona un po' in ansia mi chiede: "Lucia, mio figlio per caso ti ha detto o fatto qualcosa? Tipo ti ha toccata o ti ha fatto altre cose?" Sono sorpresa e imbarazzata da una simile domanda, la guardo intensamente negli occhi e le rispondo: "No signora. Non mi ha fatto nulla e non mi ha nemmeno mai detto nulla" Forse non dovrei mentirle, ma non voglio che sappia ciò che è accaduto con suo figlio. Lei tira un sospiro di sollievo e mi avverte: "Menomale. Non permettergli mai di farti nulla. Lui purtroppo ha il vizio di giocare con molte schiave, quasi tutte. Esse si innamorano di lui, il quale ci gioca per un po' e quando si stanca inizia a giocare con un'altra. Non cadere nella sua trappola, tu sei una brava ragazza e non voglio che tu debba soffrire, non te lo meriti." Sono esterrefatta dalle sue parole, ma non me lo sarei mai aspettato. Con voce dolce e piena di gratitudine e le dico:" Grazie per il vostro interessamento nei miei confronti. Vi prometto che starò attenta."

Detto questo continuiamo la nostra lezione e tutto procede come ogni altro giorno. Terminata la lezione ceno insieme agli altri ed infine vado a dormire.

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