Capitolo 17

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Quattro giorni dopo
Pov's Lucia
Oggi ho fatto un'incubo orribile, mi sono svegliata mandida di sudore. Non ricordo esattamente cosa accadeva in questo sogno, so solo che c'era il padrone. Ho paura che possa convocarmi nuovamente. È tornato ieri e nessuno in casa è felice del suo ritorno neanche suo figlio. Spero solo che il timore sia infondato e che mi lasci in pace. Ma purtroppo ne dubito, ho saputo che lui è un tipo che se vuole qualcosa la ottiene in un modo o nell'altro.

Mi vesto e mi preparo per offrontare una nuova giornata. Vado in cucina a mangiare, non so perché ma oggi sto morendo di fame. Mangio una mela e diverse fette di pane voracemente. Passiamo qualche minuto a parlare un po' tutti insieme. Quando arriva la signora Antinea che divide le varie mansioni e tutti si dirigo a compiere il proprio lavoro. Io ho ancora un po' di tempo prima di andare in biblioteca. Sto per dirigermi al piano superiore per aiutare le ragazze, ma sento alle mie spalle qualcuno pronunciare un "ahia". Mi volto e mi rendo conto che Servilia la cuoca, si è tagliata nello sbucciare le mele. Le porgo subito un pezzo di stoffa che usa per pulirsi il dito dal sangue, le consiglio di andare a lavarsi la ferita, nel frattempo concludo io il suo lavoro. Servilia ritorna dopo aver pulito il taglio e continua il suo lavoro. Ha ancora molta frutta da pelare. Decido di rimanere qui ad aiutarla.

Il tempo trascorre velocemente, parlando del più e del meno. Non mi accorgo nemmeno del tempo passato e capisco che sono nuovamente in ritardo saluto Servilia e corro in biblioteca. Per fortuna la padrona non è ancora arrivata. Prendo un libro e nell'attesa inizio a leggerlo. È passata quasi un'ora e la padrona non è ancora arrivata. Forse si sarà addormentata, o lo avrà dimenticato.
Sento aprire porta, è arrivata. Vado verso la porta ma la persona che ho davanti non è lei, ma è la signora Antinea. Non mi da neanche il tempo di fare un piccolo inchino che mi ordina: "La padrona Sibilla vuole che la raggiunge in camera sua. Adesso!" Faccio come ordinatomi e vado verso la camera della padrona, busso e appena ricevutone il permesso entro.

La scena che mi si presenta è spaventosa. La trovo sdraiata ancora sul letto con la coperta che la copre fino a metà Busto. Mi avvicino molto lentamente. Il suo viso è tumefatto di lividi. Gli suoi occhi destro è nero, sembra essere stato un pugno o qualcosa del genere, il labbro inferiore è spaccato in diversi punti ed ha un'ulteriore livido nella guancia sinistra. Povera donna. Sono a pochi passi da lei, la quale mi rivolge un piccolo sorriso e mi chiede di aiutarla ad alzarsi. È troppo debole devo tenerla dalla braccia, non riesce neanche a muovere un solo passo da sola. Ha anche molti altri lividi sparsi sulle braccia e non immagino quanti ne abbia sul resto del corpo. Povera donna. Come può sopportare tutte queste sofferenze. Non merita tutto questo male. È una persona troppo dolce e gentile. Vederla ridotta così mi fa piangere il cuore. È stato il padrone di sicuro. Come mostro. Vorrei proprio riempirlo di schiaffi.
La aiuto piano piano a sedersi sulla poltrona, le appoggio una piccola coperta sulle gambe e da invito suo mi siedo sulla poltrona difronte alla sua. Con voce debole mi chiede: "Lucia, mia cara. Ti dispiacerebbe leggere un po' per me?" Come si fa a dirgli di no. Le rivolgo un sorriso e le rispondo: "Ne sarei felicissima invece." Detto questo prendo il libro in mano e incomincio a leggere il libro che era poggiato sul comodino vicino al letto.

Passiamo l'intera mattinata e anche il pomeriggio in quella camera. La padrona ha fatto portare la cena in camera anche per me. Abbiamo mangiato anche insieme. Durante il pranzo faceva un po' di fatica. Le faceva male persino muovere il braccio per avvicinare il cibo alla bocca. Ogni tanto la guardavo ma non lo davo a vedere. Una lacrima uscì dai miei occhi, non sono riuscita a trattenerla. Mi fa troppa pena. Terminato il pranzo continuo la lettura interrotta precedentemente.
Sono passate diverse ore, il sole tra poco tramonterà, durante il pomeriggio la padrona ogni tanto faceva qualche ghigno di dolore. Ma non ha voluto muoversi da quella poltrona, le avevo consigliato di stendersi sul letto e riposare un po' ma lei con tenerezza mi chiedeva: "Non preoccuparti, mia cara. Continua con la tua lettura per favore". Come posso non preoccuparmi per lei? Ma esaudisco il suo desiderio e continuo a leggere.

D'imvviso qualcuno bussa alla porta, mi volto a guardare la padrona che osserva la porta con uno sguardo di terrore. Oh mio dio è lui? Cosa vorrà ancora da lei? Non gli permetterò di farle ancora del male. Ma non posso proteggerla da sola. Devo chiedere aiuto a qualcuno, ma a chi? Con voce tremolante ella dice: "Avanti" Ma la persona che entra in camera non è il padrone.

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