Capitolo 24

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Pov's Flavio
È quasi un'ora che si sono chiuse in camera mia per aiutare Lucia a fare un bel bagno caldo. Non credo ci voglia tutto questo tempo. Aspetterò altri 10 minuti e poi andrò a controllare, non so perché ma non mi sento troppo tranquillo sta' mattina, sarà sicuramente a causa di tutto quello che è successo. Mi alzo e vado verso la mia camera, vedo però da lontano passare la signora Antinea. Cosa ci fa in giro? Non dovrebbe essere con Lucia? La cosa non mi piace. Velocizzo il passo, apro la porta della mia camera. No! No! Nooooo! La aiuto a rialzarsi da terra e la adagio piano nel letto. L'ha picchiata molto forte stavolta. I segni non se ne andranno facilmente. Le uniche parole che riesco a dirle sono: "Giuro che lo ammazzo con le mie mani".
Credevo obbiettasse o che dicesse almeno qualcosa, ma dalle sue labbra non esce neanche una parola. Era la conferma che aspettavo. È stanca anche lei di questa storia. È finalmente libereró lei, mia madre, me e tutti gli altri da quella bestia. Ha il labbro tutto spaccato, dal quale esce del sangue, un livido le sta comparendo proprio sulla guancia, altre livido un po' dappertutto. Aspetterò finché non viene qualcuno, non voglio che rimanga sola neanche un'istante. Quasi come se qualcuno mi avesse ascoltato sentiamo bussare alla porta, do' a chiunque esso sia il permesso di entrare ed entra la sua amica Carla. Perfetto. Non chiedevo di meglio! Ne approfitto subito ed esco dalla stanza.

Vado prima a prendere una spada e poi vado verso il suo salottino privato. Sarà sicuramente lì, a bere come una spugna. Come ogni giorno dal tronde. Sfondo la porta e come pensavo, lo trovo seduto su una sedia con del vino in mano. Oggi farò quello che avrei dovuto fare diversi anni fa. Finalmente ho trovato il coraggio!
Egli solleva il capo, mi guarda e con un ghigno dice: "Cosa credi di fare con quella spada?" Secco gli rispondo: "Farò giustizia finalmente!" Scoppia in una grossa risata. Crede forse che non ne sono capace? Beh si sbaglia! Compio pochi passi verso di lui. Egli sembra non avere alcuna paura anzi continua ancora a ridere. Sono stanco di lui! Continuando a ridere dice: "Tu non riuscirai mai ad uccidermi. Non ne hai il fegato. Sei solo un bambino viziato. Per anni ho maltrattato te e tua madre, per farti diventare più forte. Ma mi rendo conto che tu non hai quella forza. Sei proprio come quella lurida cagna di tua madre, un debole, l'essere inutile. Tu non sei mio figlio, sei il figlio di tua madre, sei solo un debole." Le sue parole non fanno altro che aumentare la rabbia che ho in corpo, le mie mani tremano, il mio respiro è accelerato, sono furente. Come osa chiamare mia mamma lurida cagna. Questo è stato il suo ultimo insulto.
In uno scatto sfodero la spada e con un unico movimento la conficco proprio sul suo addome. I suoi occhi sono dilatati, non si aspettava che lo facessi davvero. Esco la spada dal suo corpo e lui si accascia a terra. Non provo alcun dispiacere, alcun rimorso. Sono invece soddisfatto. Dopo tanti anni ci sono riuscito! Siamo finalmente liberi. Gettò la spada piena di sangue per terra ed esco da lì. Vado in camera di mia madre e la trovo ancora a letto ma sveglia. Appena mi vede e si accorge del sangue sulle mie mani corre verso di me, osserva le mani del suo bambino finalmente cresciuto e sconvolta mi domanda: "Di chi è questo sangue? Che cosa è successo?" Delle lacrime rigano il suo viso. Da oggi lei non dovrà più versare una singola lacrima di tristezza o dolore. Sono sicuro che sappia già la risposta alla sua domanda, vuole solo sentirselo dire. Le rispondo: "È il sangue di uno mostro che ci ha tormentato per troppi anni. Ma da oggi siamo finalmente liberi." Ed è vero. Da oggi siamo liberi! Liberi! Lei poggia una mano sul suo petto e poi mi abbraccia. È un abbraccio di gratitudine ma nei suoi occhi leggo anche un po' di tristezza. Dopo tutto quello che le ha fatto lei prova ancora un pizzico di sentimento per lui.

Mi stacco dal suo abbraccio le do un tenero bacio sulla fronte e vado a dare la notizia a Lucia. Quando faccio il mio ingresso in camera capisco che non ho bisogno di dirle nulla. Sa già tutto. Con tutta la forza che ha si alza e cerca di venirmi incontro, ma mi precipito verso di lei e la prendo tra le mie braccia. Questo abbraccio emana talmente tanto calore da riuscire a bruciare tutto quello che intorno.

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