Capitolo 62

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Pov's Flavio
Siamo appena entrati in casa. Sollevo il viso verso l'alto, in direzione del piano superiore. I miei pensieri vanno subito alla mia Lucia. Non so cosa sia successo perché lei mi tratti in quel modo, ma voglio saperlo. Poggio una mano sulla spalla di mio padre ed esclamo: "Devo chiarire con Lucia. Vado da lei". Egli abbozza un semplice sorriso e risponde:"Va' ragazzo mio." Mi precipito a salire le scale. Sono davanti la porta della nostra camera. Sono indeciso se bussare oppure no. Ma dopotutto è anche la mia camera da letto, ho tutti i diritti di entrarci come e quando voglio. Apro la porta e la vedo seduta sulla poltrona intenta a leggera. È sempre bellissima. In ogni occasione, quando la guardo rimango sempre folgorato dalla sua bellezza. Lucia solleva lo sguardo per guardare chi fossi. Ma un'attimo dopo i suoi occhi sono di nuovo su quelle pagine.

Faccio un lungo respiro e con calma e tranquillità chiedo: "Posso sapere cosa ho fatto per meritate la tua indifferenza?" Ma ella continua ancora ad ignorarmi. Quando fa così mi sembra una bambina, ma faccio il possibile per rimanere calmo, perché so che c'è un motivo al suo comportamento. Mi avvicino a lei, mi piego e punto i miei occhi sul suo viso. Prendo delicatamente il libro che ha poggiato sulle gambe e lo chiudo. Con due dita le sollevo il mento e la obbligo a guardarmi. I suoi occhi sono spenti e tristi. Odio vederla così. Quelle meravigliose iridi smeraldo non devono perdere la loro luce. La invito a parlare: "Allora?"
Finalmente si decide ad alzare il volto e a guardarmi in faccia. "Cosa pensate realmente di me e della nostra storia?" Mi domanda con voce bassa. Questa sua domanda mi spiazza un poco. Perché me lo ha chiesto. "Penso che tu sia la persona più speciale che sia mai esistita e non potrei essere più felice della nostra storia e del nostro bambino." le rispondo con sincerità.

Ma le mie parole sembra non siano riuscite a tirarla su di morale. "Siete sincero?" mi chiede. Questo suo comportamento non ha alcun senso. Sa bene quanto io la ami. Perché pormi una simile domanda? "Certo. Perché queste domande?" I suoi occhi iniziano a diventare lucidi, sembra stia per piangere, ma riesce a trattenere le lacrime. "Ieri sera avete detto delle parole che facevano capire che sto con voi solo per un secondo fine. E che a causa mia vi siete allontanato da tutti." Mentre parla tira un paio di volte su con il naso. Ora capisco perché oggi era così strana. Le prendo le mani e gli lascio un paio di baci sui palmi e sui dorsi. La guardo dritta negli occhi "Purtroppo quando bevo troppo straparlo. Non pensarci nemmeno un secondo a quelle parole. Io non ho mai pesato una cosa simile, non so perché ieri lo abbia detto. Io ti amo e so che anche tu mi ami. Conta solo questo." Una lacrima solitaria bagna la sua guancia. "Però sembravate così sincero quando lo avete detto. E poi è vero che a causa mia avete perso tutti i vostri amici" dice con vice rotta dal pianto e dai sensi di colpa. "Te l'ho detto purtroppo l'alcool mi fare cose che non vorrei e mi fa dire cose che non penso. E poi tu non mi hai fatto allontanare da nessun amico. Perché un'amica verso sarebbe felice per la mia felicità e non mi volterebbe le spalle come hanno fatto tutti. A me importa solo di noi e di nessun altro. Chi ci vuole bene festeggia con noi il nostro amore il resto possono anche andare al diavolo non mi interessa."

Finalmente sorride. Dovrebbe sorride sempre. La spingo al alzarsi e l'abbraccio fortissimo. Voglio farle sentire tutto il mio amore. La allontano un po', solo il necessario per poterla guardare e darle un piccolo e casto bacio. Quando sciogliamo l'abbraccio mi domanda: "Avete chiarito con vostro padre?"
La guardo incuriosito e le domando: "Come fai a sapere che ci siamo visti?" e lei con naturalezza afferma: "Vi ho visti dalla finestra rientrare insieme. E poi ieri mi aveva detto che voleva chiarire con voi, gli avevo promesso che quando sareste stato abbastanza lucido e calmo lo avrei avvisato in modo che poteste parlare." Ripenso alla nostra chiacchierata e le dico: "si beh, ho deciso di dargli un'opportunità. Abbiamo già sprecato troppi anni. So bene che se non facessi poi un giorno me e pentirei. Non dimenticherò mai che per tutto questo tempo mi hanno tenuto nascosta la verità, ma so che vuole rimediare. In fondo è sempre stato come un padre per me ed oggi so che lo è davvero. Anzi credo che sia ancora qui, che ne dici se lo invitassimo a cena? "
Lucia fa un bel sorriso e risponde: "sono così felice che abbiate deciso di ricominciare. Si capiva quanto si sentisse in colpa per tutto. Sarei lieta se si fermasse a cena."

Scendiamo al piano superiore dove troviamo Valerio, mio padre, che sta per indossare il suo mantello pronto a partire per tornare a corte. Siamo vicini e lui chiede: "Tutto bene ragazzi?" e Lucia prontamente risponde: "Sisi tutto benissimo. Dove andate?" chiede curiosa. Valerio risponde : "torno a corte. Si è fatto tardi." "Ma fuori diluvia. È meglio evitare di viaggiare con questo tempo. Fermatevi qui per stanotte domattina ripartire." gli propongo io. Sembra sconvolto ed quasi commosso da questa mia proposta. Fa un grandissimo sorriso ed esclama: "Non posso rifiutare una tale offerta proposta da mio figlio." Non perdiamo tempo e ci avviamo in sala da pranzo.
Il resto della serata trascorre in tranquillità ed allegria.
Prima di congedarsi Valerio, mi abbraccia e con gli occhi lucidi dice: "grazie figlio mio, grazie".
Andiamo tutti a dormire, oggi è stata una giornata lunga, intesa e piena di emozioni. Mi addormento e credo che oggi niente potesse andare meglio.

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