Capitolo 33

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CHRIS 

Ines è appoggiata al sedile della mia auto e guarda la strada. Il viaggio per arrivare dalla psicologa durerà due ore e non credo che resisterà ancora per molto. Sbuffa in continuazione e, qualche minuto fa, ho notato delle lacrime. Io non le ho detto niente, anzi mi sono limitato ad aprire il finestrino. 

"La psicologa si chiama Lara" provo a conversare. Ines annuisce lentamente con la testa. Si starà pentendo della sua scelta? "E' molto brava, ci portai mio fratello...prima che morisse". 

La mia amica gira lentamente la testa verso di me, come se quel gesto le costasse una fatica disumana. Con gli occhi mi incita ad andare avanti con la storia. 

"Avevamo entrambi ventidue anni. Una sera, decidemmo di andare ad un pub per festeggiare la sua laurea in Economia. Lo ammetto: abbiamo bevuto molto, fin troppo. Quando siamo ritornati a casa e caduto in un sonno profondo. Io pensavo stesse dormendo per la stanchezza, in realtà era entrato in un coma etilico. Dopo tre giorni si risvegliò ma...non era più come quello di prima - credo che questa parte della storia, Ines la conosce bene - incominciò ad impazzire, nel vero senso della parola. Così, insieme ai miei genitori, decidemmo di portarlo da una psicologa, cioè da Lara. La situazione sembrò migliorare ma ci sbagliammo. Dopo tre settimane, mio fratello morì."

Stringo forte il volante, non le avrei mai dovuto raccontare questa storia. Ines appoggia una mano sulla mia spalla. E' il suo modo per farmi sapere che lei c'è. 

"Molti diedero la colpa all'alcool che beveva, altri arrivarono all'ipotesi che si drogava di nascosto. Io invece la vedo in un altro modo: nel cielo avevano bisogno di un nuovo angelo e hanno scelto mio fratello. Perché lui era un'anima ribelle ma che amava la vita e avrebbe fatto di tutto per rimanere su questa Terra"

Il viaggio prosegue tranquillo e finalmente, dopo due ore, siamo arrivati. 

"Ok, ora tocca a te - le dico indicando la porta dello studio di Lara - io non posso lottare per te. Starò qui fuori se mi cercherai ma il mostro dovrai affrontarlo tu. Vai da lui e fai vedere chi sei."

Ines mi guarda con gli occhi sgranati per la paura ma poi fa un bel respiro e apre la porta. Se la rinchiude alle spalle e io posso solo sperare che lì dentro riuscirà a ritrovare se stessa. 

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