capitolo 31

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INES

"Ines, apri questa cazzo di porta!" sento gridare dall'altra parte. Chris è venuto di prima mattina per portarmi dalla psicologa, io logicamente ho chiuso la porta a chiave e non ho intenzione di aprirla. 

"Ora sfondo la porta perciò togliti" mi avvisa. 

"Lasciala stare, Chris" sento la voce di mia madre. Quanto posso amare quella donna?

"Ma come? Dobbiamo andare dalla psicologa!" protesta il mio istruttore. 

"Quando se la sentirà andrete. Adesso non credo che ti aprirà" 

Finalmente, dopo dieci minuti, Chris si allontana e io tiro un sospiro di sollievo. Non voglio andare dallo psicologo e sentirmi dire che ho ucciso una persona e che addirittura sono un criminale. Mi bastano gli sguardi severi delle persone che mi guardano oltre la finestra. 

Provo a sdraiarmi sul letto. Chiudo gli occhi e lo sento: un attacco di panico. Sto per averlo qui, in questo momento. Sono le nove di mattina e sto per avere il mio quarto attacco di panico nell'arco di poche ore. E così faccio quello che mi viene bene fare. 

Mi allungo verso il comodino e prendo telefono e cuffiette, successivamente mi sdraio a pancia in su. Accendo Spotify e metto la canzone che mi calma durante i miei attacchi. No, non è Perfect di Ed Sheeran. E' una canzone che ho scoperto qualche giorno fa. Fire on fire di Sam Smith. 

Chiudo gli occhi e inizio a fare lunghi respiri. Le note della canzone risuonano nella mia testa. Un senso profondo di colpa mischiato con un senso di pianto invadono il mio corpo. Ed è in quel momento che scoppio a piangere. E mi libero...si, mi libero di quelle lacrime che ormai vivono nei miei occhi. 

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