capitolo 38

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CHRIS 

"Ho fame, ragazzi. Mangiamo una pizza?" è quello che ci chiede Ines sulla soglia del salotto. Inutile dire che rimaniamo tutti a bocca aperta. So che Ines sta facendo progressi ma non pensavo al punto di cenare insieme a noi. Perché lo ammetto: dal giorno dell'incidente ceno sempre con le ragazze e la sera prima di andarmene do un bacio della buonanotte ad Ines, ma non credo che lei se ne sia accorta. 

"Ma-mangiamo?" balbetta Tiffany in difficoltà. 

"Avete già cenato?" chiede Ines guardando il tavolo vuoto.

"No, in realtà stavamo per ordinare del sushi ma va benissimo anche la pizza" le rispondo prendendo il telefono. 

Per il resto della serata ci scambiamo qualche battuta ma niente di che. Ines ride, anche se molto raramente, e risponde. Dovrei ringraziare Lara per questi progressi. 

Mi alzo e vado verso il terrazzo per fumare. Si, ho iniziato a fumare per lo stress. Sento dei passi alle mie spalle ma non mi volto perché so già chi è. 

"Posso?" mi domanda Ines prendendo l'accendino che avevo appoggiato sul tavolino di legno. Annuisco e continuo a fumare. Nessuno dice niente per qualche minuto poi spinto dalla curiosità le faccio una domanda che per troppo tempo mi frulla in testa. 

"Hai parlato con i parenti della vittima?"

Ines sussulta ma nei suoi occhi vedo un pizzico di rabbia. Non sta andando tutto liscio tra lei e la famiglia della signora Rossi. 

"Non ancora. Ma da quello che ho intuito, Lara ha già pensato a questo. Domani vedremo"

Dio, quanto mi era mancata la sua voce. 

"Mi sei mancata." le confesso voltandomi verso di lei. 

"Come fa a mancarti una persona che non conosci bene?" mi domanda. 

"Come faccio a non conoscerti bene? Non è il tempo a decidere se due persone si conoscono o meno, ma sono i gesti. In un mese ho conosciuto una persona solare e determinata. E non pensare che sia da poco, eh... Questa persona, però, deve ritrovare la scintilla che per anni l'ha seguita. Tutto qui."

"Ho paura, Chris." mi confessa. 

"Di cosa?" le domando accarezzandole la guancia. 

"Come sarà la mia vita in carcere? Per quanto tempo resterò lì dentro? E, infine, ho paura di me stessa, non riesco a guardarmi allo specchio"

"No è detto che andrai in prigione, la giustizia potrebbe essere dalla tua parte." 

Ines fa una smorfia e si volta per fissare il cielo illuminato dalle stelle. 

"Io devo andare altrimenti domani non riuscirò a svegliarmi presto" le dico. 

"Tranquillo, posso prendere un taxi. Non puoi accompagnarmi ogni volta tu"

"Non è un obbligo per me, è un gesto che sto facendo per aiutarti. Io ti accompagno sulla strada ma tu dovrai attraversarla, perché il mostro è dentro di te. Ricordatelo, Ines" le dico. Mi abbasso e le poso un bacio delicato sulla guancia, diverso da quello che ci siamo scambiati qualche settimana fa in spiaggia. Perché in quel bacio c'era passione mentre ora c'è solo comprensione. 

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