capitolo 39

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INES

"L'ho detto che dovevamo uscire prima dall'acqua!" borbotta Chris al volante. Ha deciso di fermarsi alla sorgente per nuotare di nuovo insieme. 

"Si asciugheranno vedrai..." dico tirando la manica della maglietta. I vestiti sono ancora bagnati e i miei capelli resi arruffati dall'acqua. Ma va bene così perché, anche se solo per dieci minuti, mi sono sentita meglio. 

"Ciao cara! Un'altra sosta alla sorgente, oggi?" mi chiede Lara quando entro nello studio.

"Si nota tanto?" domando osservando i miei vestiti bagnati fradici. 

"Abbastanza, ma non fa niente" mi rassicura "allora, hai portato foglio, penna e tanta buona volontà?" mi domanda ridendo. 

"Le prime due si, per l'ultima dovrei controllare" ironizzo. 

"Bene, avrai un'ora di tempo per scrivere una lettera di scuse per i parenti della signora Rossi. Poi io la leggerò e vedremo insieme come ti sentirai. Tutto chiaro?" 

"Credo di si"

"Perfetto, io ti lascio sola così avrai tutta la privacy che ti serve"

Annuisco con la testa e mi siedo sul tappeto circondata dai cuscini. Cosa posso scrivere? Inizio a buttare qualche frase ma niente mi convince. Mi alzo e accendo il bollitore, ho bisogno di un tè. 

Con la tazza fumante, tra le mani, mi siedo e penso a quello che potrei scrivere. E così a fine ora mi ritrovo con una lettera, lunga una pagina, tra le mani.

"Vedo che hai scritto, bravissima!" esclama Lara sedendosi accanto a me. "Posso?" mi chiede prendendo la lettera. Annuisco e inizia a leggere. 

"E' un momento difficile per voi ma anche per me. Le parole non basteranno per spiegare il mio stato d'animo ma ci provo lo stesso. Forse in questo momento mi starete insultando in tutti i modi possibili e io vi capisco ma provate a pensare a quello che sto vivendo io. Ho solo venticinque anni e molto probabilmente passerò il resto della mia vita in prigione. Non mi basta come punizione? 
Forse, e dico forse, dovevo scrivere questa lettera oppure chiamarvi già due settimane fa ma non ci riuscivo perché attorno a me c'era, e c'è tuttora, un silenzio assordante. Si, il silenzio può fare rumore. 
Sto male per me stessa e per la persona coinvolta nell'incidente ma il destino non si può cambiare. 
In questo momento sto pensando alle parole da usare per rivolgervi le mie più assolute scuse e lo faccio citando un'aforisma che mi sta a cuore: chiedere scusa è la supercolla della vita. E' in grado di riparare qualsiasi cosa.
Con questo non vi sto dicendo che grazie a questa lettera tutto si sistemerà perché la verità è che il senso di colpa rimarrà per sempre. Voi avete perso un pezzo della vostra famiglia io, invece, ho perso la voglia di vivere; questo fa male. 
Un giorno vorrei incontravi e stringervi la mano perché solo in questo modo riusciremo a dare tregua al dolore che stiamo provando. 
Ho fatto delle ricerche sulla signora Rossi e devo ammettere che era di una bellezza interiore straordinaria. Glielo si leggeva in faccia attraverso i sorrisi. 
Ma anche i vostri messaggi mi hanno fatto male, cazzo se hanno fatto male. Sono stufa di sentirmi dire che sono una stronza o addirittura una criminale. Fa male perché e tutto vero; ma piano piano sto imparando ad accettarmi.
Non voglio dire di chi potrebbe essere la colpa perché non saprei dirlo neanche io perciò rispettiamo i tempi della giustizia. 
Concludo questa lettera, straziante per me, con le mie più care condoglianze e vi auguro che la vita ci riservi qualche sorriso in più. 
Con tantissimo affetto, Ines Smith."

"E' bellissima, Ines. La vuoi spedire?" Annuisco con la testa, sto facendo un passo avanti. "ok, la prendo io così oggi pomeriggio la spedisco."

La giornata passa in fretta e la sera mi arriva un messaggio. 

Lara: ottime notizie per te, la famiglia Rossi ha già risposto alla lettera con un messaggio su WhatsApp. Domani mattina lo leggerai! 


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