Il complotto

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Un brivido di freddo attraversò il corpo di Rosy facendole aprire gli occhi. Quella fastidiosa sensazione che aveva nella testa sembrava esserle passata. Si tirò su, mettendosi seduta sul bordo del letto. La sua mente adesso era più lucida e riusciva a rendersi conto di che cosa ci fosse intorno a lei. La stanza nella quale si trovava era spaziosa. Le pareti erano piene di crepe e sembrava fosse trascurata da molto tempo, tanto che la pittura aveva iniziato a sgretolarsi e a cadere sul pavimento. Nessun quadro, nessuna mensola appesi alle pareti. L'unico dettaglio che rendeva meno triste l'ambiente era il soffitto, che aveva decori ispirati alla natura, formati da linee dolci e sinuose intrecciate armoniosamente, tipico delle case in stile liberty. Aveva la gola secca, forse a causa dell'anestetico che le avevano somministrato per addormentarla. Malgrado le ampie dimensioni della camera aveva la strana sensazione che le mancasse l'aria e guardare le finestre murate con quei mattoni, la facevano sentire ancora peggio. Era come se fosse rinchiusa dentro ad una campana di vetro. In quel momento, pensò a quando nei film dell'orrore, le vittime vengono segregate in una stanza dalle pareti insonorizzate, per impedire che le loro urla possano sentirsi.

«Questo posto deve essere abbandonato da molto tempo e chiunque mi abbia portato in questa casa non ha di certo buone intenzioni. Devo trovare un modo per uscire da qui»

Si alzò in piedi. Girò lentamente su sé stessa guardandosi intorno e cercando di farsi venire in mente qualche idea. Escluse dalla sua testa quella di poter aprire la porta dato che era chiusa a chiave. Si avvicinò al letto buttando per terra il materasso e vide che la rete era fatta di metallo. Si accucciò per osservarla meglio.

«Accidenti! Ci sono delle viti che la tengono, non riuscirò mai a toglierle a mani nude»

Si rimise in piedi e mentre lo faceva, notò che la sponda era invece composta da un tubo centrale e da due ferri laterali, che avevano le estremità incastrate all'interno della struttura di metallo. Iniziò a riflettere e pensò che se fosse riuscita ad estrarre quel pezzo, avrebbe potuto in qualche modo utilizzarlo. Senza perdere altro tempo lo afferrò nel centro con entrambe le mani iniziando a tirarlo verso l'alto per toglierlo. I pezzi erano arrugginiti e le due estremità facevano fatica ad uscire. Rosy tirava con tutta la forza che aveva e dopo diversi tentativi i due tubi iniziarono finalmente a muoversi. A un certo punto, presa dalla rabbia, tirò con più decisione e il ferro si staccò all'improvviso facendola cadere a terra. Si rialzò in piedi, riflettendo su come poterlo utilizzare.

«La porta sembra piuttosto resistente» disse, osservandone la robustezza, «anche se la colpissi con violenza dubito che riuscirei ad aprirla. Proverò con i mattoni delle finestre, credo che avrò più possibilità di riuscita anche se ci vorrà più tempo»

Prima di cominciare, decise di avvicinarsi alla porta per cercare di capire se lì fuori ci fosse qualcuno a sorvegliarla. Cercò di attirare l'attenzione colpendola con i pugni delle mani e chiamando a gran voce per farsi sentire. Aspettò qualche minuto in silenzio in attesa di una risposta, ma sembrava non esserci nessuno oltre a lei. Nella sua mente aveva pensato che se qualcuno fosse venuto ad aprirle, avrebbe potuto usare quel pezzo di spranga improvvisata per colpirlo.

«Probabilmente chi mi ha rapita avrà pensato che non sarei riuscita a scappare da questa stanza e mi ha lasciata da sola, e questo è di certo il motivo per cui non mi ha neppure legata. Devo fuggire prima che facciano ritorno»

Andò verso una delle finestre iniziando a colpire i mattoni più volte nello stesso punto. Certo, non era proprio come avere tra le mani un piccone, ma purtroppo era tutto ciò che aveva a disposizione. Gli allenamenti fisici a cui era stata sottoposta negli anni vissuti a New York, le avevano permesso di diventare abbastanza forte da poter colpire quella parete con un certo vigore. Dopo un paio di minuti, battendo costantemente nel medesimo punto, il mattone iniziò a bucarsi.

RIBELLI MAFIOSIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora