Un errore fatale

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In quel momento, non c'era rivalità tra di loro, ma solo un incontrollabile desiderio reciproco. Victor lasciò andare le sue braccia, che sino a quel momento aveva stretto nelle sue mani. Le posò sui suoi fianchi. Era così bella e sexy dentro a quella camicetta. Si sentiva perso dentro ai suoi occhi azzurri. Continuava a fissarla cercando di trattenere i suoi istinti, ma in verità il suo unico desiderio era quello di baciarla, lo frenava soltanto la paura di ciò che avrebbe potuto provare dopo quel gesto. Era un Massei e lei una Rocca. Sentiva dentro di lui che Rosy gli provocava delle sensazioni diverse dalle solite donne che si era sempre scopato. Il fatto che gli facesse perdere la sua fredda razionalità lo faceva impazzire, non poteva permettersi di provare qualcosa nei suoi confronti, perché questo avrebbe compromesso tutti i suoi obbiettivi.

Rosy aveva i suoi stessi pensieri, anche lei, cosciente del suo destino, doveva soffocare qualsiasi sentimento che potesse nuocere ai piani del padre. Se avesse seguito l'istinto, ora che aveva le mani libere dalla sua presa, il desiderio più forte sarebbe stato quello di prendere il suo viso e baciarlo sulle labbra, invece lo spinse con forza via da lei. Victor, colto alla sprovvista dal suo gesto improvviso, cadde sul pavimento, facendo una smorfia di dolore a causa delle ferite che aveva riportato durante il pestaggio.

«Anche se ti ho salvato la vita non pensare che io cada ai tuoi piedi Victor, per me non vali un cazzo come prima»

Appena finì di pronunciare quella frase, Rosy corse via dalla stanza lasciandolo a terra dolorante. Victor si rialzò lentamente. Una volta in piedi prese la bottiglia di brandy e si riempì il bicchiere. Lo scolò tutto sino all'ultima goccia. Si passò le mani tra i capelli.

«Che cazzo ti è preso» disse sottovoce.

Dopo aver bevuto qualche altro bicchiere di brandy, decise di tornarsene in camera. Si sdraiò sul letto. Neppure i fumi dell'alcool riuscirono a farlo smettere di pensare a lei. Se non lo avesse gettato a terra, lui le avrebbe dato quel bacio.

Anche Rosy dopo averlo rifiutato era andata nella sua stanza e si era distesa sul letto. Nella sua mente c'era solo lui e quel bacio mancato per colpa sua. In quel momento sentì il bisogno di sfogarsi con qualcuno che la capisse senza giudicarla e pensò subito alla madre. Si voltò per guardare la sveglia che si trovava sul comodino accanto a lei e vide che segnava quasi le quattro del mattino, questo significava che in Italia erano circa le dieci e decise di telefonarle. Prese il suo cellulare e avviò la chiamata.

«Rosy amore mio! Perché mi stai chiamando quando a New York è ancora notte? È successo qualcosa di grave?»

«Mamma! sentire la tua voce mi fa già stare meglio. Vorrei tanto averti qui adesso»

«Tra qualche giorno sarò da te, ma dal tuo tono di voce deve esserci qualcosa che ti ha turbata e forse dovrei partire prima»

«No mamma, non devi preoccuparti. Ho bisogno di parlarti, ma posso farlo anche adesso al telefono»

«Ma certo Rosy, tu sai benissimo che la mamma ha sempre tempo per te. Se c'è qualcosa che ti preoccupa puoi parlarne liberamente con me»

«Non so come dirtelo. È difficile ammetterlo con me stessa e ho paura di dirlo anche a te»

«Hai problemi con tuo padre?»

«No mamma, non è per lui che mi sento così»

«Qualsiasi cosa mi dirai, devi stare tranquilla, non ti giudicherò»

Rosy rimase un attimo in silenzio. Poi prese coraggio.

«Si tratta di Victor»

«Quel bastardo!» urlò la madre «Che cosa si è permesso di farti? Gli avevo detto di stare alla larga da te, ma forse dovrò parlare con lui una seconda volta e essere più convincente»

RIBELLI MAFIOSIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora