CAPITOLO 16: CON TE SONO FELICE

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La sveglia iniziò a suonare. Ancora intontita, allungai una mano per spegnerla. Gli occhi erano incollati e mi stavo per addormentare una seconda volta, ma per fortuna sentii mio padre imprecare in bagno. Sembrava ce l'avesse col lavandino. Spostai le lenzuola e sbadigliai con la bocca spalancata peggio di una galleria: la mia voglia di muovermi era rimasta in cantina quel giorno.

"Per Dio!! Si intasa sempre sto tubo maledetto!!" urlava come un pazzo mio padre.

Stava smontando qualche pezzo, udivo dei rumori di svitamento e altri suoni del genere. Non mi azzardai ad entrare in bagno, poichè quando papà era nervoso, era meglio lasciarlo nel suo brodo... Decisi quindi di andare in cucina.

"Che sonno......" continuavo a borbottare.

Il caffè era quasi finito e quel poco rimasto lo utilizzai tutto. Dovevo avvisare mamma di prenderne assolutamente altro al supermercato. Spalancai gli occhi.

"La cena di stasera!!" gridai mettendomi le mani nei capelli.

Dovevo sentire mia madre per sapere che intenzioni aveva sul menù e ovviamente dovevo sapere se a Shoto non piacesse qualcosa. Volevo anche sapere l'orario in cui farlo venire qui e altri dettagli.  Le mandai quindi un messaggio e logicamente, sapevo che mi avrebbe risposto nella pausa. Ultimamente lei faceva i turni più corti, quindi poteva stare di più con la sua famiglia. Accesi la TV per vedere un po' le ultime notizie e sentire il meteo. Il presentatore annunciava un perturbamento improvviso verso tarda sera, e forse avrebbe anche nevicato. Non era nemmeno stagione inoltrata, ma a quanto diceva, le temperature si stavano abbassando drasticamente: non che mi importasse, col mio Quirk potevo scaldarmi a mio piacimento. D'un tratto mi squillò il telefono, era Izo Kotaro, ovvero Diamond! Giusto la sera prima avevo pensato a lui e gli altri, e quasi come una previsione, uno di loro mi stava chiamando. Col dito, scorsi sulla cornetta verde.

"Pronto?" risposi al cellulare felice.

"Ehi Reisa! Come va? Ascolta, oggi pomeriggio Ray vorrebbe vederti nel suo ufficio. Magari ha delle novità da dirti, non ci ha fornito grandi dettagli, ma pensiamo positivo!" diceva contento.

"Ottimo, a che ora devo venire?" domandai impaziente.

"Direi verso le due. Tanto non ci sono missioni e verremo giusto per fare due parole,  ci saremo sia io che Shoto. Gli altri hanno impegni, e nemmeno Layla ci sarà. Allora ci vediamo dopo! Per il resto? Stai bene?" continuò per chiacchierare.

Ero esaltata. Mi auguravo che da lì a qualche ora il capo mi dicesse di rientrare in azione. Grazie a quella telefonata, ritrovai tutta la carica che sembrava essermi svanita. Mi domandavo cosa mi avrebbe detto Thundurem, e se anche per LalaVoice, avrebbe dato lo stesso verdetto. Continuai a guardare la TV con in mano il cellulare e poco dopo mi giunse un altro messaggio. Il mittente era Kim. Non mi andava proprio di aprirlo, ma mi feci forza: temevo mi avesse ancora chiesto di uscire.... e infatti, eccolo lì, che insisteva ancora. Non gli risposi. Avevo cose ben più importanti che mi frullavano per la testa. Impaziente, misi le prime cose che mi capitarono e mi legai i capelli in una coda alta. Prima di recarmi da Thundurem, pensai di andare a farmi un giro al centro commerciale, e magari pranzare in un fast food. Prima di passare fuori casa, presi anche una giacchetta per sicurezza. L'aria effettivamente, era più gelida quel giorno ma con la mia Unicità, mi scaldavo a mio piacimento. Anzichè prendere l'autobus optai per prendere la metro. Sarei stata più rapida e potevo quindi girare tutti i negozi che volevo con la massima tranquillità. Mentre mi incamminavo, ricordai anche di una nuova uscita di un manga che aspettavo da diversi mesi, e di un nuovo videogioco picchiaduro. La stazione era abbastanza vicina, circa dieci minuti a piedi, e giunta sul posto presi quindi il biglietto alle macchinette per poi scendere le scale interrate. C'era molta gente e per passare dovevo quasi saltare in braccio a qualcuno. Sull'enorme cartellone, vi era scritto che all'arrivo del treno ci sarebbero voluti due minuti, ne approfittai per indossare le mie cuffiette e far partire la mia playlist preferita. Salita a fatica in mezzo a quella folla, controllavo a quale stazione sarei dovuta scendere. Ero compressa come una sardina, e purtroppo qualche maleducato, mi spingeva con forza contro un paio di signore anziane. 

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