CAPITOLO 37: TURNO...SERALE

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"Ma... Reisa. Shoto... Che ci fate sul divano?" udii all'improvviso.

Mia mamma era scesa per prendersi un bicchiere d'acqua ed era notte fonda ormai. Cavolo, ci eravamo appisolati così vicini, che non mi resi conto che Todoroki sarebbe dovuto rientrare a casa sua già da un pezzo. Al suono della voce di mia madre lui si sollevò di scatto col micino tra le mani, ancora non del tutto conscio. Iniziò a inchinarsi per scusarsi, mentre a fatica cercava di aprire bene entrambi gli occhi. Si sentiva chiaramente in imbarazzo e di troppo a quell'orario spropositato.

"Mi dispiace signora Akatsuki, è già la seconda volta che mi trova qui senza consenso... Non succederà mai più glielo prometto."

Mia mamma vedendolo così impanicato, cercò di metterlo a suo agio, spiegandogli che non era successo nulla di così grave. Lei sembrava non rendersi conto dei due piccoli che reggevamo tra le mani, e continuava a parlarci senza far caso ai nuovi arrivati. Era forse ancora assonnata e prima di focalizzarli ci passò qualche istante... poi aprendo bene le palpebre, li osservò. Stava man mano connettendo cosa avessimo portato in casa.

"Ma... Sono gattini quelli?! Dove li avete presi?" chiese vagamente sorpresa.

Sapevo che papà non voleva gatti dopo la morte della nostra Riko, poichè quando avevo sei anni, accadde la tragedia: vivevamo ancora fuori città e nell'attraversare la strada una macchina la investì facendola morire sul colpo. Da quel momento, i miei genitori si rifiutarono categoricamente di avere altri dispiaceri e non presero più in considerazione l'idea di adottare un animaletto domestico... nemmeno un pesce rosso era mai stato consentito.

"Mamma, li abbiamo trovati coi nostri amici dentro una scatola ricoperta dalla neve. Sono stati abbandonati e sarebbero morti di freddo... Non potevamo lasciarli lì." spiegai stringendone uno tra le mani.

Lei si avvicinò a passo lento, e nel vederli così piccoli e indifesi, iniziò a sciogliersi. Presi la palla al balzo per spiegarle anche che uno dei due lo avrei ceduto alla nostra vicina di casa e che quindi ne avremmo tenuto solo uno, ovvero il batuffolo tra le mani di Shoto. Sospirando e fissandomi con un mezzo sorriso, acconsentì a quella mia richiesta. Era deciso dunque. Avevamo ottenuto senza troppo impegno il permesso.

"Io ora andrei, sono già stato abbastanza invadente anche questa volta. Chiedo nuovamente scusa signora. Reisa... mi accompagneresti alla porta?" disse Todoroki ancora un po' rosso in volto.

"Certo... saluta i due batuffoli prima."

Con una affettuosa carezza, lui li salutò entrambi per poi incitarmi a portarlo all'ingresso. Mamma stava preparando una piccola scatola con una coperta per far dormire i gattini in tutta serenità e qualche foglio di giornale per i bisognini. Avrebbe preso tutto il necessario l'indomani quando avrebbe fatto spesa al supermercato. Non doveva mancare una cassetta, la ciotola e magari qualche giochino. Shoto abbozzò un leggero sorriso, era molto assonnato e faceva davvero tanta tenerezza.

"Buona notte fiammella... Domani sceglieremo il nome del piccolo va bene?"

"Ma certo... Notte amore..." risposi ammirandolo.

Prima di varcare la soglia di casa, Shoto mi prese per i fianchi, spingendomi verso di sè. Mi diede un tenero bacio, fu davvero rapido. Era molto stanco e probabilmente non vedeva l'ora di mettersi nel suo letto. Avrei voluto dormire sempre accanto a lui se mi fosse stato possibile. Non mi dilungai oltre e staccandomi leggermente da lui gli aprii la porta. Un'aria molto gelida entrò di colpo come si spalancò l'ingresso, tuttavia aveva smesso di nevicare. In lontananza si udivano gli spala neve che ripulivano le strade per permettere il passaggio delle automobili, e oltre quello, regnava il silenzio assoluto. Sbadigliando con una mano davanti alla bocca, Shoto si diresse verso la sua macchina per poi andarsene. Ne approfittai dunque per infilarmi anche io sotto le coperte mentre mamma portava i piccoli al piano superiore: se li posizionò in camera con la cuccetta improvvisata ai piedi del letto. Chissà che faccia avrebbe fatto papà nel vederli il mattino successivo. Spogliandomi rapidamente e coricandomi subito dopo, cercai di tornare nel mondo dei sogni. Non ricordo esattamente cosa fantasticai quella notte, ma mi risvegliai al mattino con ormai il sole che picchiava sulla finestra. Con quella forte luce, era inevitabile svegliarsi e provando a sciogliere i muscoli, mi sollevai lentamente. I lunghi capelli rossi mi coprivano il viso ed essendo tutti scompigliati, sembrava avessi fatto la lotta con qualcuno. Avvertii qualcosa di pesante tra i miei piedi: il piccolo che avevo deciso di tenere, si era appisolato a ciambella, mentre il fratellino stava girando per la mia stanza. I miei genitori non erano in casa e probabilmente erano già usciti per compere. Speravo che papà non avrebbe fatto troppe storie per il cucciolo che avevamo intenzione di tenere. Grattandomi la testa, spostai le lenzuola per incamminarmi verso il bagno. Lavata la faccia e i denti, presi il cellulare alla mano per leggere le notifiche.

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