CAPITOLO 43: IL SUONO DELLA TUA VOCE

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Quella luce bianca. Un caldo immenso. Ero in quel bellissimo parco, pieno di alberi di ciliegio. I loro petali caduti al suolo, ricoprivano ogni cosa. Era un panorama da mozzare il fiato. Un piccolo ruscello lì vicino, col movimento leggero dell'acqua, sembrava come una dolce melodia. Il sole era splendente in cielo e quasi mi avrebbe accecata. Misi una mano davanti agli occhi per abituarmi a quel candore. Regnava una tranquillità mai vista prima.
In lontananza si udivano gli uccellini cinguettare e non vi era nessun altro tipo di rumore invadente. Che posto era mai quello? Non capivo. Completa beatitudine... Ecco cosa provai. Un senso di pace mai provato prima, nulla di più meraviglioso. Vedevo molti ragazzi giocare tra di loro, coppie di signori anziani tenersi per mano e molti animali di varie razze scorrazzare in libertà. Ero seduta sotto quell'enorme albero e cominciai ad ammirare i piccoli petali rosa, cadere al suolo. Col viso rivolto in alto, alcuni di loro mi sfioravano il naso. Che dolce profumo sentii nell'odorarne un paio. Sorridevo, beata tra quelle piccole foglioline rosa ricadermi addosso. Con le dita le afferravo e ci giocavo, rigirandole e lasciandole svolazzare. Mi sdraiai per respirare quella brezza leggera che si innalzava di tanto in tanto. Era tutto così stranamente... PERFETTO.

"Ti piace questo posto, Reisa?" mi chiese un ragazzo molto gentile.

Annuii. Era biondo, gli occhi celesti e sembrava felice di vedermi. Chi era? Sembrava mi conoscesse... ma io non lo avevo mai visto prima di allora. Si avvicinò a me, sedendosi a pochi centimetri da dove mi trovavo. Non dicevamo una sola parola, ma insieme, ammiravamo quello spettacolo naturale. Le risate di alcuni bambini riecheggiavano con estrema gioia. Mi sentivo stranamente a casa.

"Forza, afferra la mia mano... Andiamo. Ci stanno aspettando." mi disse quell'ultimo alzandosi e porgendomi il palmo.

La afferrai senza esitare. Dove mi avrebbe portata? Mi guardavo attorno, come se non volessi scordare un solo dettaglio di quel paesaggio. Incamminandoci per il meraviglioso viale fiorito, sollevai il mio lungo abito bianco. Non mi domandai minimamente cosa potesse essere quel luogo, ma sapevo che tutto sarebbe andato per il meglio se avessi seguito quella persona così cortese. Più in là, un paio di giovani, ci attendevano sorridenti. Mi salutarono sollevando il loro braccio e ricambiai vagamente in imbarazzo... poi avvertii qualcosa. Un suono. Delle parole. Mi rimbombavano nella testa... quasi da farmi sentire nostalgica. Cosa... cosa succedeva? Mi bloccai sul posto.

"Qualcosa non va Reisa?"

"...Non lo so." dissi dubbiosa, iniziando a tremare leggermente.

Rimasta immobile in quella posizione, provai a udire ancora quelle parole così sbiadite. Sembravano quasi trasportate dal vento, come una dolce poesia. Avrei dovuto darci peso? Non sapevo come comportarmi, se continuare a seguire quella gente... Vi era qualcosa che iniziò a turbarmi fortemente, nonostante quel posto sembrasse così bello.

"...isa... eisa... Torna da me... Ti... ego."

Quella voce. Quel dolce suono...Inconfondibile alle mie orecchie: SHOTO. Mollai immediatamente la mano che mi reggeva con delicatezza, come se mi sentissi impaurita tutta d'un tratto. Il giovane si voltò ad ammirarmi quasi perplesso. Mi incitò ancora di afferrarlo, mostrandomi un sorriso angelico. Rifiutai facendo due passi all'indietro. La mia mano tremava e la poggiai sul petto per avvertire il battito del mio cuore. Uno strano silenzio m'invadeva.

"T... am... ti amo."

Scoppiai in lacrime. Shoto mi stava chiamando da chissà dove... Perchè mi trovavo lì? Caddi sulle mie ginocchia, implorando di tornare indietro. Ero davvero... MORTA? Con le mani tra i capelli mi disperavo come non mai. Non era quello il posto dove volevo rimanere, non era quello che desideravo. 

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