CAPITOLO 58: INGANNO

282 22 3
                                    

"R-Reisa..."

"Mh? Dimmi Shoto." risposi spostandomi per ammirarlo in viso.

Todoroki riaprì entrambi gli occhi di scatto, battendo le palpebre per tornare lucido. Aveva dormito come un sasso per diverso tempo e grazie a quello sembrava stesse vagamente meglio. Si sollevò leggermente e si passò una mano sulla ferita. Sobbalzò leggermente a quel tocco, come se gli facesse un male tremendo.

"TSK... Quei due bastardi. Mi hanno morso per bene. Prima il tizio e poi sua sorella. Ha conficcato le sue zanne nello stesso identico punto." disse col labbro sollevato dal dolore.

Lo ascoltai senza dire una parola, ma dentro mi ribolliva il sangue dalla rabbia. Non gli avrei mai più permesso di ferire Shoto, gli avrei fatto da scudo mille volte se necessario. Era passata ormai un'ora, ma nessuno dei nostri colleghi era giunto in nostro soccorso. Avevo mandato il segnale con la nostra posizione, eppure qualcosa doveva essere andato storto. Che avessero avuto dei problemi? Le mie speranze vacillavano, ma dovevamo rimanere nascosti da quei due fratelli pericolosi. Quei tizi nella stessa organizzazione della Donna in bianco? Erano davvero un problema non indifferente. 

"Sai dove si trova mio padre?" chiese FrostFire con aria preoccupata.

"L'ultima volta che l'ho visto era con Siria, ma molto distanti da qui. Perchè me lo chiedi continuamente?" sussurrai dubbiosa.

"Ho cercato di dirtelo prima. E' un diversivo questo attacco terroristico, l'ho sentito dire da quei pazzi."

"... Ma allora quale sarebbe il loro vero obiettivo?".

"Ancora non lo so, ma dobbiamo s-scprirl-... Ah... Che male cazzo!" sussultò di colpo Todoroki.

Sembrava che avvertisse delle fitte strane nella zona infettata, forse avevano toccato diversi nervi e lo stavano facendo soffrire come un cane. La mia sacca coi beni di primo soccorso non era ancora stata ultimata, altrimenti avrei avuto qualche disinfettante da applicarci sopra... No. Un momento, Shoto forse nella sua cintura aveva qualcosa. Senza chiedergli il permesso, frugai alla ricerca di qualcosa di utile. Lui sollevò le braccia, scettico di quella mia reazione improvvisa.

"Ohi... Che fai?" chiese con tono vagamente sensuale.

"Scemo, sto cercando qualcosa da applicare su quella brutta ferita. Non pensare male..."

"Veramente stavo pensando bene direi... comunque dovrei avere dell'acqua ossigenata. Magari applicarci quella può aiutare per il momento." disse afferrando una delle piccole boccette legate alla sua cinta.

Me la passò subito dopo e gli suggerii di stringere i denti, poichè avrebbe sicuramente provato un bruciore non indifferente. Lui chiuse gli occhi e sospirò pesantemente. Feci il conto alla rovescia e gettai quel liquido sui due enormi buchi. Shoto quasi gridò come se venisse torturato e gli posizionai una mano sulla bocca per contenere quei suoi versi. Lo fissavo dispiaciuta, come se la causa di quel male fossi io. Aveva le lacrime agli occhi a causa di quel morso che si era aggravato col passare del tempo, e non avevo idea di come curarlo in altri modi. D'un tratto mi scostò il palmo e cominciò a respirare a pieni polmoni per calmarsi. 

"Scusami Shoto... ma era necessario..." dissi carezzandogli i capelli.

"D-Di cosa ti s-scusi? Sono quei due che dovrebbero chiedermi il perdono. Me la pagheranno." ribattè con cattiveria.

Data la situazione tornata stabile, presi il corsetto da terra e mi ricomposi rapidamente. Todoroki sembrava stare meglio e non potevamo permetterci di perdere altro tempo. Aiutai FrostFire a rialzarsi e una volta in piedi, afferrai la parte superiore della sua divisa e lo rivestii in fretta. Alle volte faceva dei piccoli scatti e probabilmente il tutto era dovuto all'infiammazione che portava sul collo. In quel silenzio quasi frastornante, non si udivano più nemmeno le famose scosse di terremoto. Speravo con tutto il cuore che Endeavor e BlackFury fossero riusciti a catturare quel delinquente e che fosse, almeno in parte, passato il peggio. Con timore mi voltai verso la porta dalla quale eravamo entrati: sbirciai oltre, o meglio dire, ascoltai per capire se ci fosse qualcuno. La via sembrava quanto meno sicura, nemmeno uno scricchiolio si percepiva dalla nostra posizione. Guardai Shoto in viso e annuii con decisione. Stavamo per varcare quella porta per uscire, quando di colpo un tonfo ci bloccò all'istante. Richiusi in mezzo secondo la porta e ci tappammo persino la bocca per non farci trovare. Passi... Qualcuno stava camminando verso di noi. Shoto fece un salto all'indietro e incendiò il suo lato sinistro. Aveva il braccio sollevato, la mano spalancata ed era pronto ad attaccare se qualcuno si fosse parato davanti a noi. Seguii persino io quell'idea, e affiancandomi a lui, mi accesi come una torcia. Incrociammo gli sguardi: i nostri corpi erano fiammeggianti, quasi da sembrare una cosa sola. Ci sorridemmo amorevolmente, per poi tornare concentrati su quello che poteva presentarsi dentro quel bagno. Altri passi... L'ansia saliva. La maniglia si piegò leggermente e la porta si aprì con molta calma. Ci caricammo e preparammo per colpire con tutte le nostre energie...

The Crimson HeroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora