CAPITOLO 40: LA PROVA DEFINITIVA

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Non accennai nulla. Con passo calmo e deciso, mi avvicinai all'eroe numero Uno. Mi fissava da capo a piedi, ammirando la mia tenuta da Hero. Sembrava cercasse di capire con che materiali fosse stata realizzata e a come mi sarei esposta col mio Quirk. Shoto era affianco a me, non osava staccarsi dalla sottoscritta, come se fosse il mio scudo umano pronto a proteggermi da qualsiasi calamità. Aspettavo con ansia quale sarebbe stata quindi la fatidica prova pratica che mi spettava e sentivo alle volte tremarmi le mani. Endeavor si decise a parlare, sospirando ed emettendo aria calda.

"Voglio vedere di che pasta sei fatta Reisa. Qui nella mia agenzia non tollero perdite di tempo. Se sei così determinata a migliorarti, allora dovrai sudare e faticare come non mai. Intesi?" chiese con tono autorevole.

"Assolutamente."

"Ottimo. Forza mettetevi in posizione. Vi voglio uno contro l'altro." disse guardandoci in faccia soddisfatto.

Todoroki digrignò i denti, come se non accettasse quella condizione. Probabilmente sperava che fossimo stati messi in coppia contro qualche altro Hero, oppure, che avessimo dovuto affrontare suo padre. Endeavor ce l'aveva fatta sotto al naso dunque. Voleva che lasciassimo da parte i nostri sentimenti e che ci sfidassimo con tutte le nostre forze, a costo di farci persino del male. Spalancai gli occhi a quella sua richiesta e mi si bloccò il respiro: non volevo ferire in alcun modo Shoto, temevo che lo avrei magari bruciato o altro e anche se era un allenamento, Endeavor voleva che facessimo sul serio. In confronto, il pomeriggio con Thundurem ad allenarci, era stata una gita all'aria aperta... quella volta dovevamo davvero combattere senza esitazione. Fissavo il terreno in uno stato d'ansia davvero perenne e cercavo di rimanere lucida.

"Che cazzo di prova sarebbe questa... EH?! Lo fai apposta allora!!" gli gridò Shoto andandogli sotto al viso, scatenando le sue fiamme dal braccio sinistro.

"E' una prova proprio per capire quanto siate in grado di mettere da parte persino la vostra relazione con annessi sentimenti. NON VOGLIO DEBOLI. Lo sai Shoto... e tu lo stai diventando." gli rispose impassibile non temendo quel gesto irrazionale di suo figlio.

Sembravano sul punto di discutere. Todoroki aveva gli occhi rabbiosi e mostrava i denti in modo minaccioso. Non era intenzionato a combattere contro di me, sapeva che Endeavor ci avrebbe portati all'estremo e temeva per la mia incolumità. Non lo biasimavo, a livello di forza fisica e tecnica lui mi era superiore e se avesse utilizzato davvero tutta la sua potenza, probabilmente mi avrebbe scaraventata al suolo in men che non si dica. Tuttavia non potevamo tirarci indietro, non arrivati a quel punto. Andai verso Shoto e gli poggiai una mano sul braccio, afferrandolo per un lembo della sua divisa. Lo tirai leggermente. Lui a quel gesto si voltò in mia direzione, sorpreso. Il suo viso, incrociando i miei occhi, tornò sereno.

"Va bene così Shoto. Facciamolo..." dissi sorridendogli cercando di tranquillizzarlo.

"Ma... Reisa, con lui non si scherza! Vuole portarci all'estremo!" continuava a braccia spalancate e tornando ad agitarsi.

"Shhh..." dissi prendendo il suo viso tra le mie mani.

Non mi importava se suo padre fosse lì presente, se ci avrebbe considerati una coppietta sdolcinata o chissà cos'altro. Volevo che il mio ragazzo si calmasse e che capisse la situazione. Volevo con tutto il cuore entrare in quell'agenzia per stargli accanto e sostenerlo sempre. Lo amavo e non chiedevo altro. Avremmo dovuto combattere, forse ci saremmo feriti anche brutalmente... ma non potevamo esitare. Con le dita gli carezzai le sue morbide guance e lo fissai dritto in quei due bellissimi occhi di colorazione differente. Shoto si zittì e rilassò i muscoli. Sorrisi. Aveva finalmente capito che non si poteva tornare indietro e provò in qualche maniera ad arrendersi. Staccandomi da lui, andai a prendere posizione e lo attendevo dall'altro lato del campo. Con passo lento e pesante, si incamminò anche lui. Eravamo uno di fronte all'altra e Endeavor, con le braccia conserte, mostrava un sorriso beffardo. Non eravamo felici di quella prova, mentre lui al contrario, lo sembrava eccome.

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