Durante l'allenamento, Alec cerco di comportarsi come se niente fosse. Jace non sembrava volesse riferirgli nulla e nonostante quella mattina Alec lo avesse visto fiacco, nello scontro a due sembrava dare il meglio di sé. In ogni suo movimento, Jace non mostrava nessun segno di esitazione o di quel senso di stanchezza che lo avrebbe rallentato lasciando ad Alec una possibilità per prevalere su di lui. Al contrario, anche al duello con i bastoni, Jace lo mise a tappeto.
"Oggi sei in forma Jace"
Hodge era sempre lì a fissarli e a correggere ogni posizione o mossa sbagliata. Nonostante la fatica gli rallentasse l'uscita dell'aria dai polmoni, Alec si sforzò per trovare del fiato e alzarsi da terra.
"Infatti... non è che hai un aiutino con te?"
Hodge strabuzzò gli occhi ma mantenne anche lui un risolino.
"Alec, intendi dire che Jace si aiuta con steroidi o qualcosa di simile?"
Jace si girò verso di lui e gli fece un occhiolino.
"Proprio no. Sono tutto al naturale"
Alec tentò di non affogarsi con la sua stessa saliva mentre fingeva una risata per prendere il tutto alla leggera. Tuttavia, Alec sospettava che ciò che Simon gli aveva detto era collegato con Jace e la sua straordinaria forza. Alec odiava ammetterlo, ma Jace era più bravo di lui in tutto e non poteva dare il merito alla fortuna del principiante. In più, quello che gli aveva detto Simon era una conferma a quello che sospettava da un po'. Jace gli stava nascondendo qualcosa ed era alla luce del sole anche se all'apparenza poteva essere una sua sensazione. Non sapeva spiegarlo, ma da quando avevano iniziato l'allenamento, o forse dalla visione che avevano condiviso, Alec sentiva qualcosa di diverso nel loro rapporto. Forse l'allenamento lo stava rafforzando in qualche modo. Più si allenava, più Alec capiva cosa lo spingeva a fare quello che stava facendo, ma soprattutto capiva perché Jace gli rendesse tutto più facile. Quando non si allenava con Jace, Alec odiava combattere. Non aveva mai desiderato farlo in vita sua anche con persone che lo avevano umiliato, ma percepiva che solo la presenza di Jace nella stessa stanza tirasse fuori in lui una forza che non aveva mai pensato di avere. Le poche volte che non si era allenato insieme a lui Alec aveva trovato difficile concentrarsi o semplicemente concepire di dover colpire l'avversario. Mentre con Jace, riusciva a imparare più cose più velocemente e con più facilità. Una volta lo rivelò a Hodge nella speranza che sapesse qualcosa di quella faccenda. Lo aveva fissato per qualche secondo e gli aveva detto che non si sapeva spiegare nemmeno lui quello che gli stava succedendo. Dopo quella risposta Alec pensò seriamente che Hodge lo stesse credendo per pazzo, ma quando uscì dalla sala d'allenamento lo vide parlare con Cleaophas. Non seppe perché, ma Alec era convinto che stessero parlando di lui e l'occhiata che gli rivolse Cleophas glielo confermò. Lo guardava come se fosse un esperimento che doveva essere da prova a una sua ipotesi impossibile. Alec non sapeva cosa Cleophas avesse in mente, ma almeno sapeva che non era tutto frutto della sua testa.
"Alec, oggi seriamente non è la tua giornata"
Alec alzò lo sguardo per guardare Jace che troneggiava sopra di lui dopo averlo atterrato per la decima volta quel giorno. Mentre lo aiutò ad alzarsi, pensò a quando gli disse le sue sensazioni riguardo lui e l'allenamento. Jace aveva ipotizzato che visto che a lui piaceva combattere, fosse più facile adattarsi a qualunque persona avesse davanti per lottare. Mentre Alec, che odiava allenarsi, era più semplice allenarsi con lui perché lo conosceva da anni. Alec non era sicuro di quella risposta e gli aveva chiesto se fosse convinto di quello che aveva appena detto. Jace gli disse di sì, anche se Alec aveva la sensazione che non fosse così. Quando Simon gli aveva detto che entrambi mentivano su qualcosa e Alec aveva pensato subito a quel momento. Non era la prima volta che Jace gli nascondeva qualcosa, ma questa volta gli sembrava evidente anche se non capiva neanche lui come. Prese il cellulare e scrisse un messaggio a Simon che fortunatamente era online.
"Sono fuori tra dieci minuti"
Dopo neanche tre secondi ricevette un messaggio di risposta.
"Ok. Sono lì tra quindici"
Alec fece appena in tempo a bloccare il cellulare che Jace gli si avvicinò.
"Dove vogliamo mangiare? Io e Clary volevamo pranzare a Brooklyn"
A confronto, parlare con Simon di questioni spinose era molto più allettante che passare un intero pranzo con Jace e Clary.
"Ehm.. non posso. Devo parlare con Cleophas a proposito del mio incarico all'Istituto"
Jace aggrotolò le sopracciglia.
"Hai cambiato idea? Non vuoi più essere capo dell'Istituto?"
"Voglio avere solo qualche chiarimento in più. Ci incontriamo nel pomeriggio"
Jace annuì e Alec sperò che si fosse bevuto quella piccola bugia. Se Simon diceva il vero, in confronto la sua non era niente.
"Ho aspettato che se ne andasse. Davvero diventerai il capo dell'Istituto?"
Abituato agli assalti da dietro, Alec non si spaventò, ma rimase stupito da come Simon aveva cambiato tono di voce. Prima nella sua voce sprizzava vivacità, adesso solo uno spiraglio di spenta curiosità. Si chiese se fosse per Isabelle o per Clary.
"A quanto pare sì. Me lo ha proposto Cleophas e ho accettato quasi subito"
Simon annuì ma non accennò neanche un sorriso, il quale era una sua abitudine quando finiva le frasi. Alec non era abituato a vederlo così spento.
"Ehm... tutto bene Simon? Sembri... diverso"
Pensò che visto che era il fidanzato di sua sorella, un minimo di interessamento sul suo stato di salute fosse lecito. Simon abbassò la testa, ma neanche tre secondi dopo era lì che lo fissava negli occhi.
"Sono solo preoccupato per Clary. Sento che... si sta mettendo in pericolo da sola. Non riesco a spiegarti come, ma sento che mi sta mentendo su qualcosa. La vedo stanca anche se durante l'allenamento dà il meglio di sé. Le visioni sono passate ma c'è qualcos'altro che la tormenta. Lo sento dentro di me. Prima che voi veniste qui ho sentito che lasciava un messaggio a Jace sulla segreteria. Ha detto che questa sera non è sicuro. Non ho idea a cosa si riferisse. Ho provato a parlarne anche con Jace ma mi ha risposto che in lei va tutto bene e che Clary stava parlando di un'usicta che stavano organizzando insieme. Capisco che è la sua fidanzata e la vuole proteggere ma perché mentire a me che sono il suo migliore amico?"
Nella voce trapelava un sentimento di sconforto e a tratti sembrava che tremasse. Alec capiva come si sentiva e iniziò a provare un po' di pena per lui.
"Ti capisco, Simon. Io sono il miglior amico di Jace da una vita ed è la seconda volta che mi nasconde qualcosa. L'ho perdonato perché date le circostanze era l'unica cosa che mi sentivo di fare e io stesso non ho detto niente sul Clave, ma questa volta è diverso. Non riesco a capire in cosa lo sia. È come un metaldectator che ti dice quanto la sua bugia dista dalla verità. Non è una cosa totalmente mentale ma neanche completamente sentimentale. Lo sai e basta. È istintiva ma sai che funziona"
Simon annuiva a tutto ciò che Alec diceva.
"è esattamente quello che provo io con Clary. Non ha alcun senso, ma senti che il tuo miglior amico mente. Cosa potrebbe essere? Un microchip in comune che ci hanno messo?"
Alec spostò il suo sguardo da Simon all'entrata del rigugio.
"Non lo so, ma so chi potrebbe saperlo"
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