Dopo aver passato ore a parlare di ogni singolo caso di omicidio con i loro genitori, Alec ,Andrew e Lydia erano andati a mangiare in un ristorante a Brooklyn. Da quell'incontro era venuto fuori che ogni assalitore aveva preso coscienza di ciò che aveva fatto ritornando per la seconda volta sulla scena del crimine. Le reazioni registrate in un video che gli aveva mostrato Robert erano l'elemento comune di tutto i casi che stavano studiando. Nessuno di loro sembrava essere la stessa persona del video delle aggressioni, e mentre veniva dimostrata la loro colpa Alec osservava i loro corpi immobili come statue di pietra. Successivamente, nessuno di loro si dichiarava colpevole, e Alec iniziava a pensare che veramente non credessero a niente di ciò che avevano appena visto. Anche i suoi compagni sembravano essere pronti a tutto per fare in modo che tutto questo finisse. Il signor Branwell li aveva avvertiti di avere orecchie e occhi aperti perché molti di questi omicidi avvenivano nel buio.
"Ragazzi, ma voi sapreste che fare nel caso vedeste una scena di quel tipo?"
"Chiamerei la polizia e descriverei attentamente ciò che sta accadendo"
"Così quello muore ammazzato prima che l'aiuto arrivi"
Andrew e Lydia avevano questa abitudine di bisticciare sempre e comunque per ogni piccola cosa. Alec faceva quello che poteva per farli andare d'accordo, ma quasi sembrava più semplice trattare con Jace e Izzy quando erano piccoli.
"Non penso che agiscano alla luce del sole. Se ci pensate non ci sono mai stati testimoni nei fascicoli dei casi. Sicuro controllano che il posto sia isolato prima di dare l'appuntamento alla vittima"
"Quindi c'è poca probabilità che qualcuno assista alla scena."
"Dobbiamo stare attenti alle persone intorno a noi. Chiunque può essere coinvolto in queste sette diaboliche. Giuro se becco i responsabili di ciò..."
Andrew rabbrividì sentendo la voce tagliente di Lydia, però Alec concordava con lei.
"Il Clave sembra andarci giù pesante. Chissà che fine fanno quelli che disobbediscono alle loro regole"
Alec capì cosa intendesse dire Andrew. Nessuno dei tre rappresentanti del Clave aveva menzionato le sentenze per i reati di questo tipo e dubitava che ci fosse una prigione a parte per i Nascosti. Lydia sembrava dubbiosa riguardo ciò.
"Intendi dire che li condannano a morte?"
Andrew allargò le braccia, come se la cosa fosse ovvia.
"Dove li metterebbero se no? Le prigioni americane sono già piene di loro senza che aggiungiamo criminali di questo tipo. È più facile pensare che se ne sbarazzino"
"Può essere che la loro colpa venga modificata agli occhi degli altri"
Con "altri" Lydia intendeva i non membri del Clave, quelli che non sono a conoscenza del mondo invisibile.
Nonostante fosse inquietante, Alec era fiero di essere dalla parte di chi sapeva e avrebbe fatto di tutto per trarne vantaggio e proteggere i suoi fratelli da ogni pericolo.
"In tutti casi, non è un problema nostro come li puniranno. L'importante è che li prendano e che scappi anche qualche ferita grave"
Passarono dei minuti prima che Andrew parlasse per riprendere il discorso lasciato in sospeso .
"Per quanto dice il Clave e per quanto ne posso sapere io, i miei amici potrebbero essere dei vampiri."
Alec rise immaginando Jace muoversi come una creatura fatata.
"Beh, penso che una persona si accorgerebbe di avere accanto a se una creatura immortale"
Gli amici più stretti che Alec aveva erano cresciuti con lui, quindi sarebbe stato impossibile non accorgersi di niente.
Dopo il pranzo decisero di dividersi e di vedersi al prossimo meeting del Clave nella speranza di individuare il colpevole dei casi demoniaci. Alec ritornò all'Istituto per finire gli ultimi dettagli di una festa privata che si sarebbe tenuta il giorno dopo e tornò a casa solamente alle dieci di sera. Appena uscito dall'Istituto, gli squillò il cellulare. Sullo schermo compariva la scritta sconosciuto senza neanche un numero di cellulare.
"Pronto?"
"Alec, sono Jace. Ti sto chiamando da una cabina telefonica sotto il palazzo di Clary. Ti volevo chiedere di andare a prendere una birra insieme adesso. Tu sei ancora all'Istituto?"
"E il tuo cellulare che fine ha fatto?"
"Batteria scarica"
"ehm.. sono uscito adesso. Dove ci vediamo?"
"Incontriamoci sotto casa"
"Ok. Mi muovo adesso"
Era strano che Jace lo avesse chiamato da sotto casa di Clary. Quando passava da lei nel pomeriggio, restava anche la notte. Forse era successo qualcosa tra i due o era già successo e lui, preso dalla questione del Clave, non se n'era accorto. Alec accelerò il passo e raggiunse casa sua in cinque minuti. Decise di aspettare l'arrivo di Jace fuori quando si ricordò che non lo poteva chiamare perché il cellulare era scarico. Dopo cinque minuti che aspettava, Jace non si faceva ancora vedere. Sentì un rumore di passi rimbombare sull'asfalto bagnato e, pensando che Jace stesse finalmente arrivando, Alec si affacciò sulla strada per controllare. Il rumore continuava e si avvicinava sempre di più quando all'improvviso fu interrotto da un tonfo sordo. Alec riuscì a scorgere una scintilla rossa nel vicolo della edificio di fronte. Attraversò la strada per controllare che non fosse scoppiato un incendio e man mano che si avvicinava sentiva sempre di più la puzza di bruciato. Il vicolo era buio ed erano mesi che non veniva accesa la luce, così Alec accese la torcia del cellulare per illuminare quel tratto di strada. Puntò la luce ovunque, ma non vide niente se non dei cassonetti dell'immondizia che non venivano svuotati da un po' . Gli risuonò il cellulare e questa volta gli uscì il nome di Jace sulla schermata.
"Pronto?"
"Alec dove sei?"
"Di fronte casa. Tu dove sei piuttosto?"
"Sto arrivando. Rimani lì e non ti muovere!"
Questo tono di urgenza sorprese Alec, che non fece in tempo a chiedergli niente perché Jace aveva già attaccato. Uscì dal vicolo buio per andargli incontro controllando svariate volte che nessuna scintilla si propagasse alimentata dai rifiuti. Dopo tre minuti Jace arrivò sotto casa, un po' affannato per la corsa. Se non fosse stato felice di vederlo, Alec gli avrebbe dato un pugno per il tono apprensivo che aveva usato al telefono. Per fortuna, Jace stava bene ed era quello che gli importava.
"Hai ricaricato il cellulare da Clary? "
Jace inclinò la testa di lato. Sembrava confuso.
"Come?"
"Mi hai chiamato da una cabina telefonica perché non avevi batteria al cellulare."
"Ah, sì. Certo. Sì. Non avevo batteria. L'ho ricaricata da Clary."
Alec annuì. La distrazione di Jace non era una cosa nuova per lui.
"Dove vogliamo andare a bere la birra ?"
Jace strabuzzò gli occhi e, nonostante il tentativo di ricomporsi, ad Alec non era sfuggita la sua espressione.
"Ti ricordi sì che mi hai chiesto di andare a prenderci una birra insieme e che ti ho detto che ero appena uscito dall'Istituto? Non è che ti sei ricordato solamente della birra e ti sei ubriacato senza di me? "
"No, ricordo. Che ne dici di andare al Starry Night?"
A ripensare al menu di quel locale e alla gente che vi avrebbe trovato, Alec ebbe un brivido lungo la schiena. Poi pensò che si sarebbe dovuto abituare al mondo Nascosto e alle sue stranezze alimentari. Era un membro del Clave e frequentare i punti di ritrovo dei nascosti facendo finta che niente in lui fosse cambiato era quello che ci si aspettava da lui. Si convinse ad andare e superare quella prova.
"Bel locale. Andiamo."