Alec

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Alec si chiedeva come mai non avesse più voglia di fumare. C'erano persone che ci mettevano anni a smettere e invece lui ci era riuscito con una facilità quasi sconcertante. Al solo pensiero di accendere una sigaretta gli veniva il voltastomaco e questo era strano visto il periodo strano che stava vivendo. Aveva iniziato a fumare al liceo solamente per disubbidire ai suoi genitori, ma poi, come tutto nella vita, è diventata un'abitudine, soprattutto dopo e prima degli incontri con suo padre. La sua dipendenza gli era venuta in mente proprio perché quella mattina lo aveva rivisto. Era iniziato tutto con una chiamata da un numero sconosciuto. Alec aveva fatto finta di bersi la storia che aveva cambiato numero di telefono, ma suo padre sapeva benissimo che se avesse saputo che dietro quella chiamata c'era suo padre non avrebbe risposto. Dopo varie domande che Alec in quel momento neanche ricordava, suo padre gli disse che si dovevano assolutamente vedere. Ad Alec non sembrava il caso perché non aveva più niente da dirgli dopo tutto quello che era successo con lui, sua madre e suo fratello. Però Robert aveva insistito per incontrarlo a qualunque ora del giorno. Si erano incontrati quella mattina ad un bar per fare colazione insieme. A parte la barba che lo faceva sembrare più vecchio di quanto non fosse, suo padre riusciva ancora a metterlo a disagio come quando Alec era adolescente. Si era ripromesso di non pensarci, ma dal momento che suo padre era davanti a lui capì che era impossibile non ricordare. I lineamenti della sua bocca erano rimasti rigidi come quando rientrava a casa da lavoro e chiedeva insistentemente ad Alec il resoconto della sua vita sentimentale. Dopo essersi visti all'entrata del bar, non c'era stato nessun abbraccio né alcun cenno di saluto. Si erano seduti direttamente come due persone ad un meeting di lavoro. Alec decise di cedere la parola a suo padre visto che quell'incontro lo aveva deciso lui. Stranamente, ricordava tutto quello che si erano detti.

"Alec, ti trovo bene. Come sta andando il tuo lavoro all'Istituto?"

"Mi dà abbastanza da vivere, questo è quello che conta per adesso."

In realtà, per lui quel lavoro era più di questo. L'organizzatore di eventi era un attività che permetteva ad Alec di avere un contatto diretto con le persone e di esaudire tutti i loro desideri per una sera. Organizzare eventi all'Istituto era come organizzare delle feste a casa sua, infatti Alec ci metteva sempre anima e corpo per far sì che tutto fosse perfetto. Negli ultimi giorni l'Istituto era ridiventato la sua casa. Non poteva negarlo, gli piaceva il suo lavoro. Un piacere che non desiderava condividere con il padre in quel momento.

"Mi dispiace averti lasciato questa responsabilità. Forse avresti potuto fare di meglio..."

Alec non diede cenno di aggiungere altro. Passò un po' di tempo prima che Robert riprendesse a parlare.

"Infatti sono qui per rimediare. Mi sento in debito con te, Alec, per il dolore che ho causato e perché ti sei preso cura di Maryse quando ciò che è successo avremmo dovuto affrontarlo insieme."

Aveva abbassato la voce e il suo sguardo era puntato su quello di Alec, ma gli occhi spesso si perdevano altrove come se non volesse mostrare ciò che stava provando realmente.

"Anche Izzy e Jace si sono presi cura della mamma al posto tuo. E poi non sto cercando nessun lavoro al momento. L'istituto mi tiene impegnato e non posso scaricare tutto il lavoro a Izzy da un giorno all'altro."

"Non è una proposta di lavoro quella che ti sto offrendo. È qualcosa di ancora più importante e voglio che tu ne faccia parte perché sei mio figlio"

D'improvviso suo padre aveva abbassato ancora di più la voce e Alec fu costretto ad avvicinarsi ancora di più.

"Se non è un lavoro quello che mi vuoi proporre, cos'è?"

Robert si guardò in torno e poi ritornò con lo sguardo su Alec.

"Non posso dirtelo qui. Il luogo più sicuro in questo momento è l'Istituto. Lì sono libero di dirti tutto, a patto che io porti con me altre persone che sono coinvolte in questo caso a cui sto lavorando."

Ad Alec molte cose non quadravano. Suo padre non faceva il poliziotto e per quanto ne sapeva non aveva lavorato a nessuno dei loro casi.

"Chi sono queste persone? Dei poliziotti?"

"Sono un misto tra poliziotti e giudici. Capirai tutto se ci permetterai di stare all'Istituto per un po'"

"Quindi mi hai chiamato perché ti serve l'Istituto?"

"No, Alec. Ti ho chiamato perché trovo giusto che tu sia coinvolto in questo. Sei un Lightwood. È nel tuo pieno diritto."

Robert sembrava convinto di quello che diceva e non solo nelle parole. Il tono della voce e il suo sguardo cercavano di convincere Alec che quello che stava dicendo era vero e che veramente Alec era degno di essere coinvolto in qualunque iniziativa suo padre gli stesse proponendo. Dentro di sé Alec provava sensazioni contrastanti. Per anni suo padre non lo aveva fatto sentire degno del cognome che portava. Adesso gli stava praticamente dicendo che qualsiasi cosa a cui Robert si stava riferendo era destinata a lui. Forse veramente era cambiato dopo tutto questo tempo. Alec cercò di non farsi troppe illusioni perché ancora non aveva capito cosa gli stesse offrendo Robert di così importante da non parlarne in nessun luogo eccetto l'Istituto. Accettò sperando di non pentirsene. Alec notò subito che il corpo di Robert si era rilassato appena lui aveva detto di sì per l'incontro all'Istituto. Alec fino a quel momento non aveva notato la tensione di suo padre, ma d'altronde era teso anche lui. Quando finirono di stabilire l'orario dell'incontro all'Istituto, si salutarono con una formale stretta di mano. In un primo momento ad Alec sembrò che Robert volesse abbracciarlo ma che alla fine ci avesse rinunciato. Giudicò che era giusto così. Non era ancora pronto ad un cambiamento così drastico nel loro rapporto.

Mentre guardava il sole tramontare, Alec si chiese cosa potesse essere mai la proposta di suo padre. Aveva precisato che non si trattava di una proposta di lavoro. Forse dei gioielli di famiglia di gran valore? Non ne era sicuro. Intanto le lancette del suo orologio segnavano le sette e mezza. Questo gli ricordò che  era ora di prepararsi per la cena con,Jace e Izzy a casa della mamma.

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