"Riddiculus"

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Erano passate due settimane dal litigio che Sofia ebbe con i suoi amici. Non aveva fatto ancora pace con nessuno, anche se lo voleva terribilmente. Draco, da quando era stato dimesso dall'infermeria, con il braccio fasciato, era sempre circondato da ragazzine che gli sbavavano dietro, prima di tutte Pansy, che era diventata la sua balia. Aveva fatto amicizia anche con due ragazzi: Blaise Zabini e Theodore Nott, due purosangue ovviamente. Il trio dei grifoni invece si limitava a ignorarla, lanciandole di tanto in tanto qualche occhiataccia. La ragazza non c'è la faceva più, cercava di andare in Sala Grande il meno possibile e non riusciva più a mangiare, si faceva troppo schifo. Realizzò che tutto quello che era successo era colpa sua e non si sarebbe data pace fin quando non avrebbe risolto con anche uno solo di loro.
Quel giorno decise di andare a pranzo con tutti gli altri studenti, anziché in bagno a piangere. Quando arrivò sentì Draco pavoneggiarsi con Pansy sul fatto che "Madama Chips gli ha detto che ancora qualche minuto e ci avrebbe rimesso il braccio". Veramente esagerato.
"Sentite quell'idiota, la sta buttando pesante di brutto." Sentì dire da Ron.
"Tantissimo." Disse la bruna serpe che si mise di fronte ai tre grifoni.
"Io vi devo delle scuse. Ho esagerato quel giorno con Pansy, non ero in me.
Mi dispiace molto, se potessi tornare indietro non lo rifarei." Concluse abbassando il capo dalla vergogna.
Harry, Hermione e Ron si guardarono sorridenti.
La grifona sì alzò dal suo posto e abbracciò Sofia, la quale ricambiò subito.
"Tranquilla Sofia."
"Penso che possiamo perdonarti." Disse Ron con finto tono altezzoso e i quattro scoppiarono a ridere.
"Ti andrebbe di pranzare con noi?" Le chiese Harry.
"Non vedevo l'ora che me lo chiedessi." Rispose la serpe, che contenta come non mai, si sedette con i propri amici e mangiò.
Quel pomeriggio avrebbero avuto lezione con il professor Lupin, ma mentre salirono le scale persero Hermione.

SOFIA'S POV:
Entrammo nell'aula e ci mettemmo tutti di fronte a un armadio, che minacciava di far uscire qualcosa in qualsiasi momento.
"Intrigante vero? Qualcuno vorrebbe azzardare a indovinare cosa c'è all'interno?" Chiese Lupin.
"Quello è un molliccio, professore." Risposi
"Molto bene signorina Caramell. Ora qualcuno sa dirmi un molliccio come è fatto?"
"Nessuno lo sa." Disse Hermione.
"Quando è arrivata?!" Chiese stranito Ron.
"I mollicci sono dei mutaforma: assumono la forma di ciò che una particolare persona teme di più. È questo che li rende così..."
"Terrificanti, sì sì... fortunatamente esiste un semplicissimo incantesimo per respingere un molliccio. Provate a dire "Riddiculus"."
"RIDDICULUS!" Dimmo tutti insieme.
"Questa lezione è ridicola" sentì dire da Draco. Imposi a me stessa di non girarmi, anche se mi mancava passare il tempo con lui.
Il professore ci fece mettere in fila indiana e uno a uno iniziammo ad affrontare i nostri mollicci. Quello di Neville prese le sembianze di Piton, quello di Ron si trasformò in un'acromantula, poi ci furono serpenti, squali, ecc., fino ad arrivare al mio turno.
Ero fregata.
Mi misi di fronte all'armadio dal quale uscì quella che doveva essere la mia paura più grande: il corpo di Draco Lucius Malfoy steso a terra, morto. I miei occhi iniziarono a bruciare e non riuscivo a muovere un muscolo. Ero pietrificata. Il professore, accorgendosi che non c'è l'avrei fatta, si interpose tra me e il corpo steso a terra, e vi comparve una luna piena.
"Riddiculus!" Disse, e questa divenne un palloncino. Successivamente mi misi in un angolino tra Ron e altri, cercando di nascondermi il più possibile dalle serpi.
Andarono avanti fino al turno di Harry, il cui molliccio prese le sembianze di un dissennatore e anche per lui Lupin pronunciò l'incantesimo, salvando il ragazzo.
A quel punto decise che era meglio terminare lì la lezione, ma prima che potessi scappare via come un fulmine, Lupin chiamò me e Harry nel suo ufficio.

DRACO'S POV:
Ero sicuro che il molliccio di Sofia avrebbe preso le sembianze di Voldemort, ma quando arrivò il suo turno, vidi il mio corpo morto a terra. Rimasi pietrificato, come lei d'altronde.
La ignoravo da due settimane, non eravamo mai stati arrabbiati così a lungo, così decisi che a fine lezione le avrei parlato, dovevo farlo.
Quando suonò la campanella, mio malgrado, Lupin chiamò lei e San Potter nel suo ufficio e allora decisi di nascondermi dietro una colonna all'entrata dall'aula per aspettarla.
Arrivò sola dopo qualche minuto. Chiuse la grande porta e scivolò con la schiena su di essa fino a ritrovarsi rannicchiata. Iniziò a piangere molto forte, per quello che sapeva lei non c'era nessuno nel corridoio.
"Hey, possiamo parlare per favore?" Chiesi con tutta la poca gentilezza che avevo in corpo.
"Draco, non c'è niente di cui parlare. Scusa ma ho bisogno di stare sola per un po'." Disse tirando su col naso. Feci per andarmene, ma dopo qualche passo sentì comunque il bisogno di chiederglielo:
"Perché? Perché il tuo molliccio è il mio corpo senza vita? Perché mi hai fatto quella scenata in infermeria? Perché vuoi negare a te stessa e a me la verità?" Le chiesi arrabbiato e posizionandomi a due centimetri dal suo volto.
Prima di rispondermi mi guardò negli occhi, scavandomi l'anima. Era bellissima anche quando piangeva.
"Perché il giorno che Fierobecco ti ha aggredito è stato il peggiore della mia vita. Anche se davanti agli altri ti ho dato dell'idiota, ero terrorizzata di poterti perdere. Dopo che Hagrid ti ha portato in infermeria Pansy mi ha fatto salire su tutte le furie e ho litigato anche con Harry, Ron ed Hermione. Poi mio nonno è venuto a trovarmi, mi ha detto chi è veramente Sirius Black per Harry e la rabbia ha raggiunto il colmo quando sono arrivata in infermeria e tu mi hai detto che mi importa solo di lui e non di te." Disse tutto d'un fiato.
"S-Sofy..."
"Non c'è nient'altro da aggiungere, va bene così." Fece per alzarsi ma la bloccai tra me e la porta. Un minimo movimento e le nostre labbra si sarebbe toccate; e proprio in quel momento indovinate chi arriva? Potter. Giuro che un giorno lo crucio.
Aiutai subito Sofia a rialzarsi, ma prima che potesse scivolarmi via, le sussurrai all'orecchio:
"Ti prego facciamo pace."
Lei fece un sorriso malinconico e mi disse di sì. L'abbracciai e andai a prepararmi per l'allenamento di quidditch, dove l'avrei rivista.

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