Anime gemelle

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SOFIA'S POV:
"È da due settimane che non esci da questa stanza! Non puoi continuare così." Mi disse mia madre indispettita.
"Era proprio quello il piano a dire il vero." Le risposi chiudendo il libro che stavo fingendo di leggere.
Mio padre mi spiegò che la sera al Ministero era stato costretto a tornare al servizio di Voldemort, così come mia madre da quando era stata "liberata".
Non avevo avuto contatti umani se non con loro due, perché l'ultima cosa che volevo era incontrare Draco e sorbirmi le sue stupide scuse, dal momento che ero bloccata in quella maledetta casa e non potevo uscire.
Voleva che lo dimenticassi? Beh allora gli darò questa piccola vittoria, ma perché lo voglio io, non perché lui mi costringe.
"Non mi lasci altra scelta allora..." E senza lasciarmi il tempo di realizzare, mi afferrò una caviglia e mi trascinò giù dal letto, fino fuori alla porta con una velocità disumana.
"D'accordo, d'accordo, andrò a prendere una boccata d'aria, per Salazar."
Decisi di portare con me anche i due cani dei Malfoy, ai quali ero molto affezionata e che come me era sempre rinchiusi in casa.
Vagai per un po' tra le mille piante che occupavano il giardino, perfettamente curato, e a un certo punto vidi una luce azzurra provenire da dietro un'enorme quercia.
Da bambini io e Draco giocavamo a chi si arrampicava più in alto, il più delle volte vinceva lui. Mi avvicinai e lo vidi seduto con la schiena contro il tronco di essa e con una faccia spazientita.
"Incanto Patronus!" Disse.
Dalla bacchetta uscì un'accenno di luce, ma niente animale.
"Stai sbagliando. Devi pensare al tuo ricordo più felice." Intervenni presa dall'abitudine di parlare con lui.
Mi guardò dall'alto al basso e inghiottì rumorosamente, lo avevo messo in imbarazzo, fantastico.
"E se non avessi ricordi felici?!" Sibilò e improvvisamente sentì una morsa al petto.
"Argh, d'accordo ci riprovo...INCANTO PATRONUS!" Questa volta dalla bacchetta uscì un bellissimo unicorno che iniziò a galoppare intorno a noi.
Non poteva essere...non volevo, no.
"A cosa hai pensato?" Chiesi brusca.
"Non ho pensato a un ricordo preciso, semplicemente a...te." La sua voce era incerta, come se temesse che fossi una bomba sul punto di scoppiare.
"Ti mostrerò una cosa..."
Dissi facendo un profondo sospiro, che mi fece venire un po' di vertigini.
Pronunciai anch'io l'incantesimo e anche dalla mia bacchetta uscì un'unicorno e ciò stava a significare un'unica cosa...
"Ma questo significa che..."
"Sì, siamo anime gemelle Draco." Lo interruppi finendo la sua frase.
Lo vidi fare un sorriso smagliante, alzarsi per poi venire verso di me, ma prima che i nostri corpi potessero toccarsi posi la mia mano di fronte a lui e lo fermai.
"Questo non cambia nulla."
"Se tu mi ascoltassi..."
"No! Non voglio sentirti perché sai cosa accadrebbe dopo? Finirei per perdonarti e poi mi farai di nuovo male e saremo punto a capo. Non voglio andare avanti così, non lo reggo più! Sono stanca di soffrire a causa tua." Io lo guardavo in faccia, mentre lui aveva lo sguardo puntato sulle sue scarpe.
"M-mi dispiace..." Balbettò con voce rotta.
"Il tuo dispiacere non mi farà dimenticare come mi hai fatto stare."
Per non andare oltre, decisi di andarmene lasciandolo dove lo avevo trovato.
Non capivo cosa stavo provando, tremavo, sudavo freddo e il mio cuore era a mille.
Sentivo ansia, tristezza e malinconia, ma anche rabbia, tanta rabbia.
Mi rinchiusi nella mia camera sbattendo la porta. Mi guardai allo specchio e mi accorsi che le mie sensazioni si riflettevano perfettamente nel mio aspetto, gli occhi erano ancora una volta rossi e la collana tremava impazzita, fino a quando la tolsi e comparve la scritta:
"Anime gemelle".
Già stavo male di mio, in più ci si doveva mettere anche questa stupida e spaventosa collana?! È proprio vero che al peggio non c'è mai fine...

DRACO'S POV:
Questa volta sono sicuro di averla persa per sempre.
Mai più riceverò un suo sorriso.
Mai più riceverò una sua carezza.
Mai più la vedrò ballare spensierata alle sue canzoni preferite.
Mai più vedrò il suo sguardo concentrato mentre studia.
Mai più la vedrò coccolare Axel.
Mai più sentirò la sua risata.
Mai più sentirò il tocco delle sue gelide mani sulla mia pelle.
Ma più potrò dire che lei è mia.
Mai più, per sempre.
Tornai dentro quando la luce del sole venne meno e trovai mia madre seduta su una poltrona del salotto.
Mi riempii un bicchiere di Whiskey incendiario e lo buttai giù come fosse acqua.
"Draco so cosa stai provando, ma penso che lei ti ami ancora nel profondo del suo cuore." Mi disse.
"Poco fa ha praticamente detto che non vuole più avere niente a che fare con me."
"Devi darle tempo."
"E quanto?!"
"Quanto ci vorrà affinché lei si senta pronta a sentire e ad accettare la verità."  E detto ciò si alzò per andarsene.
"Condividiamo lo stesso Patronus." Dissi fermandola.
"Oh Draco..." Vidi i suoi occhi inumidirsi e poi si riavvicinò a dove mi trovavo.
"L'unicorno." Disse sprezzante.
"Cuore puro...Draco devi lottare, non arrenderti, se lei è l'unica per te fallo." E finalmente se ne andò, lasciandomi solo con la  bottiglia, che si svuotò troppo velocemente per non rendermi ubriaco perso.
Ma anche in quelle condizioni il mio pensiero fisso era Sofia, sempre e solo Sofia.
Cercai di alzarmi, ma rimanere in piedi mi risultava più difficile di quanto pensassi.
Mentre cercavo di percorrere il corridoio che portava alla mia stanza, feci cadere un preziosissimo vaso, che andò in mille pezzi, facendo un suono secco e acuto allo stesso tempo, proprio come aveva fatto il mio cuore
più e più volte dall'estate scorsa.
"MERDA!" Mi scappò e dal momento che era notte fonda, pregai di non aver svegliato nessuno, ma una testa dai lunghi capelli castani, si sporse dalla porta prima della mia, e quando mi vide, sparì in un secondo.
Poi sentì una mano grande e dura che mi prese il braccio e mi trascinò nel suo ufficio.
"Hai una vaga idea di QUANTO VALESSE QUEL VASO?! Certo che no, perché sei ubriaco da fare ribrezzo." Strillò mio padre da dietro la scrivania. Le sue parole mi rimbombavano nella testa e non riuscivo a capirne il significato.
"So io cosa può farti tornare la lucidità, Crucio!" Caddi immediatamente dalla sedia e riuscì a schivarlo, ma questo lo fece infuriare ancora di più.
Rilanciò la maledizione e questa volta non ebbi via di scampo.
Conoscevo bene gli effetti di quella maledizione sulla mia pelle, era come se mille pugnali bollenti mi trapassassero ogni centimetro di pelle.
Urlai dal dolore, che sembrava non finire mai, ma i miei sforzi per farmi sentire erano inutili, in quanto riuscivo ancora a ricordare che quella stanza era insonorizzata.
Dopo quella che parve un'eternità, la smise e mentre cercavo di riprendere fiato, si abbassò pericolosamente al mio viso.
"Sei la mia più grande delusione." Disse con il tono più cattivo che gli avessi mai sentito usare.
Se ne andò lasciandomi lì, tramortito, con una lacrima che scese dal mio occhio, prima che potessi chiuderlo per poi Jon vedere più nulla.

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