Credevo ti fossi persa

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1 mese dopo...

Sofia da quel giorno cercava di evitare Draco e sua madre il più possibile.
Le sue giornate si erano ridotte a dormire di giorno e sgattaiolare fuori dalla sua stanza di notte, per prendere un libro dalla biblioteca della casa.
Draco era disperato, non sapeva cosa fare per riaverla tra le sue braccia, ed anche lui non usciva praticamente più.
A volte appoggiava l'orecchio sul muro che confinava le loro stanze per sentire cosa facesse, ma mai un suono provenne da quella stanza.
Quel giorno però si sarebbero rivisti, in quanto Voldemort convocò tutti i mangiamorte a una riunione.
Draco e la sua famiglia furono i primi ad arrivare, mentre Sofia fu l'ultima.
"Sofia cominciavo a temere che ti fossi persa, vieni c'è un posto per te." Le disse Voldemort squadrandola dall'alto al basso.
Il posto era quello in mezzo ai suoi genitori, ma ignorandoli, si diresse all'altro capo del tavolo e si sedette di fronte a Voldemort, lasciando tutti sorpresi e contrariati.
"Come stavo dicendo, Potter verrà spostato dalla casa in cui si trova in un'altra e alcuni di voi, capeggiati da te, Jacob, lo prenderanno e lo porteranno a me.
Severus, porti novità confido." Continuò senza darle importanza.
"Avverrà sabato, al calar della notte. E per voi due, i vostri affetti che avevate lasciato ad Hogwarts sono stati portati qui e a casa del signor Caramell."
"Ho sentito diversamente mio signore, Dolis, l'Auror, si è lasciato sfuggire che il ragazzo Potter non sarà trasferito fino al trenta di questo mese, il giorno prima dei suoi diciassette anni." Disse un altro mangiamorte.
"Questa è una falsa pista. Gli Auror non giocano più alcun ruolo nella protezione di Potter, credono che ci siamo infiltrati nel Ministero." Disse Piton e a Sofia venne in mente suo nonno.
Chissà come stava ora che non aveva neanche più lei, si chiedeva.
"Beh l'hanno capita giusta, no?" Disse ancora il mangiamorte provocando una risata di alcuni.
"Dove sarà portato il ragazzo?"
"In una casa più sicura, probabilmente la dimora di qualcuno dell'Ordine.
Mi dicono che è fornita di ogni genere di protezione possibile.
Una volta lì sarà poco pratico attaccarlo." Continuò ancora il professore.
"Secondo me in nessuna di queste notizie c'è la verità." Iniziò Sofia, la cui unica preoccupazione era di far andar male il loro piano di catturare il suo amico.
Non era più arrabbiata per la storia di Theodore, anzi le mancavano immensamente i suoi amici, e se fossero morti senza che lei avesse fatto tutto il possibile per evitarlo, non se lo sarebbe mai perdonata.
"Nessun Auror si farebbe scappare un informazione del genere, neanche il più stolto. Lo hanno fatto apposta per farvi andare il giorno sbagliato. Ma anche la sua notizia, professore, la trovo priva di logica: perché non aspettare il suo diciassettesimo compleanno, in cui potrebbe semplicemente smaterializzarsi e trovarsi, in un secondo, in un luogo più sicuro? Non trovate?" Disse con voce ovvia.
"In effetti non ha tutti i torti la bambina." Disse un altro.
"Sta attento a come parli Carrow." Sbottò subito lei incenerendolo con lo sguardo.
"Partirete sabato e se fallirà andrete anche in quella del 30, e poi vedremo chi aveva ragione." Disse una sguardo minaccioso verso la ragazza, i cui occhi diventarono rossi insieme ai suoi.
"Mio signore, mi offro volontaria per questo compito. Voglio uccidere il ragazzo." Disse ancora Bellatrix, ma subito dopo si sentì un urlo provenire da qualche parte della casa.
"CODALISCIA! Non ti avevo ordinato di tenere il nostro ospite in silenzio?!"
"Sì mio signore, immediatamente, mio signore."
"Per quanto ispiratrice io trovi la tua sete di sangue, Bellatrix, devo essere io a uccidere Harry Potter.
Ma sono dinanzi a una sfortunata complicazione: la mia bacchetta e quella di Potter condividono lo stesso nucleo.
Sono in qualche modo...gemelle.
Possiamo ferirci ma non nuocerci fatalmente l'un l'altro.
Se devo ucciderlo, devo farlo con un'altra bacchetta." Disse alzandosi e cominciando a camminare lungo la parte di tavolo dove erano seduti i Malfoy.
"Suvvia, sicuramente qualcuno di voi ambirà a questo onore. Per esempio tu, Lucius?"
"Mio signore." Disse quest'ultimo con un filo di voce tremolante.
"Mio signore, mi necessita la tua bacchetta." Disse porgendogli la mano aperta.
Lui la tirò fuori dal suo bastone da passeggio e gliela diede.
"Percepisco...dell'Olmo."
"Sì, mio signore."
Voldemort fece una finta faccia di ammirazione e poi la tolse dalla testa di serpente del bastone.
"E il nucleo...?"
"Drago...corda di cuore di drago."
"Corda di cuore di drago?" Continuò e Sofia sentì una goccia caderle sul naso.
Sì porto due dita a esso e vide che era sangue.
Alzò di scatto la testa e vide sospesa sopra di lei la sua insegnante di babbanologia.
"Per coloro che non lo sanno, questa sera si unisce a noi la signorina Charity Burbage, che fino a poco tempo fa insegnava alla scuola di Magia e di Stregoneria di Hogwarts.
Era specializzata in babbanologia!
La signorina Burbage ritiene che i babbani non siano così diversi da noi, farebbe sì se fosse per lei, che noi ci accoppiassimo con loro." Disse Voldemort portando il corpo in fin di vita al centro del tavolo e provocando suoni di disgusto a tutti gli altri, tranne che a Draco e ai Caramell.
"Per lei il miscuglio di sangue dei maghi e dei babbani, non è abominio, ma qualcosa da incoraggiare."
"S-Severus ti prego...siamo amici." Lo implorò lei.
E non alcuna risposta Voldemort la uccise.
"Nagini...la cena." Disse poi al serpente che era arrivato sul tavolo.
"𝑁𝑎𝑔𝑖𝑛𝑖, 𝑛𝑜𝑛 𝑓𝑎𝑟𝑙𝑜...𝑝𝑒𝑟 𝑓𝑎𝑣𝑜𝑟𝑒." La pregò Sofia in serpentese.
"Tu osi dare ordini al mio serpente?! Crucio!" Ma Nagini si interpose tra i due e ricevette lei la maledizione.
Sofia dopo aver guardato intensamente la madre, che non disse una parola, scappò, mentre Draco dopo aver chiesto il permesso con lo sguardo a Voldemort di alzarsi, le corse dietro.
Piombò nella sua stanza e vide la porta del bagno aperta.
Entrò e la trovò accasciata sul gabinetto, che vomitava.
Le tirò indietro i capelli, guardandola come se fosse una statuetta di cristallo che poteva andare in mille pezzi da un'istante all'altro.
Quando lei finì e si accorse che si trattava di lui, non lo respinse, anzi era quasi sollevata.
Si alzò a fatica e dopo essersi lavata i denti e il viso, si sedette di nuovo a terra appoggiando la testa al muro, per poi essere seguita a ruota da lui.
Decise che forse era il momento di mettere da parte il suo orgoglio e di sfogarsi con lui.
Non parlava con qualcuno da troppo tempo e Draco era l'unico che poteva capirla a pieno.
"I-io non posso credere a quello che è appena successo, Nagini mi ha difesa..." iniziò lei confusa.
"Io non posso credere che abbia ucciso una persona di fronte a noi e che siamo qui a parlarne." Disse girando la testa nella sua direzione.
Lei portò lo sguardo alle loro mani e con un gesto istintivo, prese la sua sinistra e iniziò a disegnarvi piccoli simboli senza senso, con la punta delle dita, mentre un lieve sorriso comparve sul suo volto.
"Sei ancora arrabbiata con me?" Le chiese lui deglutendo il nodo che gli si era formato in gola, al suo tocco.
"Secondo te perché tra tutti, proprio noi?" Chiese evitando la domanda.
"Perché quando vai in un campo pieno di fiori prendi quelli più belli o quelli appassiti?"
"Non coglierò più fiori allora." Rispose appoggiando la testa sulla sua spalla, intrecciando entrambe le sue mani alla sua e cercando di soffocare i singhiozzi di un pianto silenzioso.
"Anch'io. Qualsiasi cosa ti stia passando per la mente, sappi che se lo vorrai, io ci sarò sempre per te." Disse Draco appoggiando la sua testa alla sua.
Ma quelle parole la fecero scoppiare e non riuscì più a trattenersi.
"E dove sei stato per un anno intero?!" Strillò tra i singhiozzi.
"Mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace..."
Era disperata, mai Draco l'aveva vista piangere in quel modo e non sapeva davvero cosa fare, se non abbracciarla.
Quando lei si calmò, perché la stanchezza la costrinse a farlo, Draco la aiutò ad alzarsi e dopo averla fatta distendere sul letto, fece per andarsene.
"Draco..." lo richiamò con un filo di voce, quando mise mano alla maniglia della porta.
"Sì?"
"Ti andrebbe di dormire qui sta notte?"
"Sei sicura?"
"Prima che cambi idea."
Senza farselo ripetere due volte, si tolse le scarpe e la giacca del completo per poi distendersi sul letto, senza invadere la sua parte di spazio.
Lei però annullò un po' di più la distanza tra loro girandosi verso di lui e con gli occhi chiusi gli disse:
"Grazie Draco." Provocandogli un dolce sorriso.
"Sogni d'oro caramellin...Sofia."
"Sogni d'oro furetto."
Forse quella sarebbe stata la prima inotte in cui entrambi sarebbero riusciti a dormire senza incubi, dopo mesi.

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