Ti odio

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Dopo la smaterializzazione, si rese conto di trovarsi a Malfoy Manor.
Alzò lo sgurado e vide suo padre.
"Sofia...Che ci fai tu qui?" Disse lui impietrito davanti alla sua figura.
La figlia corse subito tra le sue braccia.
Le era mancato immensamente e anche se era stato rinchiuso ad Azkban, lei era convinta che non era una persona cattiva, e che doveva esserci un motivo valido per la sua presenza al ministero la sera della morte di Sirius.
"Dimmi che è solo un incubo, ti prego..."
"No tesoro, purtroppo non lo è." Le rispose stringendola, come per assicurarsi che fosse vera, e non una visione.
"Ohh ma che carini...quasi mi dispiace rovinare questo momento." Si staccarono immediatamente e la figura di Voldemort entrò nel loro campo visivo.
"Bellatrix! prendila e portala in sala da pranzo, abbiamo molte cose di cui parlare io e lei."
"NO!" Urlò Draco, che era dietro di lei.
Ma così facendo ottenne solo un forte schianto al muro.
Sofia non aveva mai avuto tanta paura in vita sua.
Quella pazza di Bellatrix, dopo averla portata nella stanza, la scaraventò per terra e poi con un inchino li lasciò soli.
"Ma che piacere rivederti cara nipotina." Disse con un sorriso terrificante.
"Non posso dire lo stesso." Rispose lei cercando di apparire il più tranquilla possibile. Non era decisamente il momento per permettere alle sue emozioni di controllarla, come accadeva praticamente sempre.
Lui ridacchiò.
"Sei così sfacciata...non hai ancora capito perché ti ho fatto portare qui? Vedi...la tua stupida madre si trova in questa casa, e posso ucciderla in qualsiasi momento, ma se tu farai qualcosa per me io la libererò."
"Vuoi che uccida anch'io qualcuno?"
"Ah ah ah, tu non ucciderai nessuno...Tu diventerai una mangiamorte."
Sofia sbiancò ancora di più e la stanza iniziò a girarle intorno, ma fece appello a tutte le sue forze per rimanere in piedi.
"Prima però giurami che la libererai se lo diventerò."
"Lo giuro." Disse facendosi serio e alzando il capo, guardandola con la coda degli occhi dall'alto al basso.
Lei alzò la manica sinistra della sua felpa e gli porse il braccio decisa. Voldemort lo prese violentemente e dal contatto tra la sua bacchetta e la pelle, fece comparire il marchio oscuro che l'aveva sempre terrorizzata.
Il tutto fu accompagnato dal dolore più forte che avesse mai provato.
Lividi e profondi tagli si fecero largo sul suo corpo e quando la collana iniziò a strangolarla, perse i sensi sbattendo la testa al suolo.
Il signore Oscuro uscì dalla stanza, soddisfatto di quanto appena compiuto e a quel punto Draco piombò nella stanza seguito da Jacob, entrambi disperati.
"Sofia mi dispiace." Dissero entrambi con la voce rotta dai singhiozzi incontrollabili del loro pianto isterico.
Il ragazzo la prese in braccio e la portò nella sua stanza, dove la distese sul letto morbido e dopo aver convinto il padre che l'avrebbe controllata, si sedette sulla poltrona, rimanendo tutta la notte a vegliare su di lei.

DRACO'S POV:
Le urla di Sofia, mentre stava ricevendo il marchio, furono la cosa più straziante mai udita. Appena la vidi priva di sensi e sanguinante sul pavimento il mio cuore perse dieci battiti. La presi subito in braccio e la portai nella mia camera.
Mi sedetti sulla poltrona e rimasi alzato tutta la notte ad aspettare che si risvegliasse.
Ai primi bagliori dell'alba la vidi aprire sofferentemente gli occhi e guardarsi attorno, senza accorgersi ancora di me.
Si girò lentamente dalla parte opposta alla mia e posò gli occhi sulle foto di noi due da piccoli, che tenevo sul comodino.
In una ci abbracciavamo guardando l'obbiettivo, al nostro ritorno da Hogwarts al primo anno, in un'altra la spingevo sull'altalena appesa all'albero di casa sua e in un'altra ancora facevamo scoppiare piccoli fuochi d'artificio a una festa di Capodanno.
"Come ti senti?" Le chiesi cauto, ma le provocai  comunque uno spavento, facendola sussultare troppo fortemente perché non sentisse male ovunque.
"Che ci fai tu qui?! Anzi non mi interessa, stammi lontano." Mi intimò guardandomi il braccio sinistro marchiato con timore.
Poi guardò il suo e le lacrime le cominciarono a scendere sulle guance graffiate.
Cercai di sfiorarla per confortarla, ma lei si ritrasse subito urlando dal dolore.
"T-tu hai p-paura di me?"
"Stavi per uccidere Silente..." Sussurrò sbattendo le palpebre, e facendo diventare le sue iridi da blu verdi a rosse.
Sentii le lacrime iniziare a correre sul mio viso.
"Hai visto tutto? Eri lì?"
"Sì e ora sparisci."
Ero un mostro ai suoi occhi, ma in fondo non avrei mai avuto il coraggio di fare una cosa del genere.
Mai.
"Ti prego lascia che ti spieghi..." La implorai singhiozzando.
"NO! Non ne posso più di te e delle tue scelte. Adesso che stavo quasi prendendo in considerazione il fatto di perdonarti e di riavvicinarmi a te, tu mi hai colpita nel punto in cui mi avresti potuto fare più male.
Ti odio..."
"Tutto ma non questo." La interruppi coprendomi le orecchie con le mani, per proteggermi da quel discorso, che mi stava recando più dolore di una maledizione Cruciatus.
La porta si spalancò mostrando la figura di Jacob.
"Sofia, Draco, il signore vi vuole vedere."
"Cosa vuole?" Chiesi, venendo ignorato completamente.
"Come stai tesoro? Il marchio ti brucia? I tagli e i lividi e...gli occhi...?" Le domandò appena vide le sue condizioni.
Non lo sapeva?
Cercò di abbracciarla ma non si fece toccare nemmeno da lui.
"Sto male, ma sono stata peggio...e per quanto riguarda gli occhi è dal quarto anno che cambiano colore, pensavo lo sapessi." Disse portandosi una mano al collo e lanciandomi uno sguardo.
Io l'avevo fatta stare peggio.
Poi seguii i suoi piccoli movimenti e  notai che aveva un sottile segno viola sul collo, proprio al posto della collana.
"No, non ne avevo idea...comunque io ti devo delle spiegazioni, ma prima dovete andare da lui, attendere è una delle cose che lo fa infuriare di più." Disse uscendo.
Sofia cercò di alzarsi dal letto, ma il dolore la ributtò dov'era.
"Permettimi di aiutarti. Vulnera Sanetur!" I lividi e le ferite scomparvero e lei con qualche sforzo riuscì ad alzarsi finalmente.
Quando arrivammo in sala da pranzo, trovammo Voldemort con una chiave in mano in piedi davanti al camino.
"Passato una buona nottata?"
"A cosa serve quella chiave?" Chiese subito lei rabbiosa.
A volte mi stupivo di quando coraggio avesse e che non fosse stata smistata in Grifondoro.
"A liberare la tua stupida madre, è nelle segrete." Fece per porlerglia, ma la ritrasse dopo qualche millesimo di secondo.
"Non così in fretta..."
"Ma avevi giurato che se fossi diventata una mangiamorte l'avresti liberata!"
"Prima voglio divertirmi un po' con il tuo ragazzo..." Mi pietrificai.
"Fai pure, non mi importa nulla di lui e per mettere le cose in chiaro, lui NON è il mio ragazzo."
"Allora non ti dispiacerà se gli farò questo, Nagini!"
Il serpente iniziò ad arrotolarsi lungo il mio corpo e a stritolarmi, mentre lei si limitava a guardarmi, priva di emozioni e senza fermarlo.
Quando non riuscì più a respirare finalmente parlò.
"BASTA! NON ERANO QUESTI I PATTI! Dammi quella chiave e prega che non uccida il tuo serpente!"
Giuro di aver visto Voldemort agitarsi a quelle parole. Gliela diede e lei prendendomi il polso, mentre ancora cercavo di prendere fiato, mi trascinò nelle segrete.
"MAMMA!" Urlò appena la vide.
"Stai bene? Cosa ti ha fatto? Da quanto sei qui?"
"Sofy...Draco..." Disse con un debole sorriso.
"Ti prego rispondimi mamma!"
"Sto bene mia cara. Sono qui da quando tu e Harry avete affrontato Tom al Ministero."
"T-tu non mi hai abbandonata?! E tu sapevi che lei era imprigionata qui per tutto il tempo?!" Chiese con voce rotta.
"Ma certo che no! L'ho scoperto quando ho visto la chiave che aveva in mano il signore Oscuro, se lo avessi saputo l'avrei liberata immediatamente e te lo avrei detto."
"Sofia sta dicendo la verità. Io non ti avrei mai abbandonata, neanche sotto tortura. Quella notte Tom mi ha rapita e rinchiusa qui, non ho potuto fare nulla, altrimenti mi avrebbe uccisa."
"Lo so mamma." Le mostrò il marchio lasciandola senza parole per un attimo.
"Mi dispiace così tanto Sofy. Io e tuo padre abbiamo sempre cercato di proteggerti da questo mondo..."
"Va bene così, almeno tu sei sana e salva.
Vieni, usciamo di qui." Uscimmo e facemmo incontrare i suoi genitori.
Fu una scena bellissima, era trasparente che si amassero davvero e mi chiedevo mentre li guardavo se io avrei mai potuto richiamare loro figlia, mia.

-It's simply complicated-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora