Capitolo 19

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<<sei sicuro che non riesca a finire nulla? E' una sfida per caso?>> chiedo proprio per arrivare a quella destinazione <<non rifiuto mai le sfide>> mi risponde facendomi tirare su dalle sue gambe. Con la mano nella sua ci infiltriamo fra la folla per cercare di arrivare alle camere. Camminando per i corridoi appena voltato l'angolo notiamo che il professore di letteratura sta gironzolando proprio davanti alle nostre camere mentre parla al telefono con qualcuno. Ci guardiamo subito <<che facciamo?>> chiedo <<io direi di fare così, vai prima tu, entri nella tua stanza e ci resti finché il professore non ha finito di parlare; ho notato che c'è una porta di collegamento fra le nostre stanze però non ho la chiave. Posso scendere giù nella hall e chiederla tu nel frattempo parti, ci incontriamo fra 10 minuti>> si allontana da me e corre giù per le scale sulle quali siamo saliti prima io saluto il professore con un cenno del capo ed entro nella mia stanza tranquillamente. 

Mi osservo nello specchio e sono davvero oscena. Pulisco con le dita e il mio contorno occhi che è stato sporcato da del mascara e mi sistemo i capelli che con il vento che c'era in terrazza si sono scompigliati. Davvero lo sto facendo? Sono davvero pronta a perdonarlo? Questa situazione non mi aiuta molto, dopo aver bevuto la tequila la mia bocca non riesce a collegarsi al cervello. Tutto ciò che dico è pura verità, ciò che penso esce direttamente dalla mia bocca senza neanche pensare a cosa potrebbe succedere dopo aver detto quelle determinate parole. Penso di non essere pronta. Dovrei riuscire a parlarci però come ho già detto bocca e cervello oggi non sono proprio collegati. Potrei riuscire a dire di tutto, dalle cose più piacevoli alle meno.

Dopo una decina di minuti sento una prima porta richiudersi e quella che collega le nostre stanze aprirsi <<ho trovato la chiave>> dice puntando i suoi occhi nei miei <<lo sai che non ti ho portato qui per scopa...>> <<sì l'avevo capito>> non gli do neanche il tempo di finire la frase perché quella parola la odio con tutta me stessa <<sinceramente anch'io volevo parlarti>> gli dico. Entro nella loro camera, io mi siedo sul letto e mentre lui su una poltrona poco distante <<lo sai che sei stata una cogliona a baciarlo?>> mi chiede guardandomi con disprezzo, vuole proprio iniziare la guerra un'altra volta. Mentre lui mi dice queste parole ripenso alla hostess e ovviamente la mia bocca inizia parlare senza il mio consenso <<certo, perché tu ti sei trattenuto in aereo. Povero come farà a vivere senza...>> questa volta sono io che non riesco a finire la frase perché mi ritrovo stesa sul letto. Le sue braccia muscolose sono ai lati della mia testa mentre tutto il suo corpo è appoggiato al mio. I nostri respiri si fondono e non riesco a non guardare le sue labbra che aspettano solo le mie. Mi impongo di non muovermi, non posso essere sempre io quella che cade ai suoi piedi, anche lui deve dimostrarmi di provare qualcosa per me. Così inizio a provocarlo muovendo i miei fianchi <<cosa intendi fare ora eh?>> gli chiedo. Mi attorciglia il collo delicatamente con la sua mano e mi risponde <<lo sai benissimo>> a un millimetro dalle mie labbra qualcuno cerca di aprire la porta senza riuscirci <<ma che cazzo!>> urla Dylan alzandosi da me. Mi tiro su per raggiungere la mia camera quando Dylan ormai alla porta mi richiama <<tranquilla sono Blake e Luke>> afferma. Annuisco e mi risiedo sul letto. Dylan apre la porta senza vergogna e i suoi amici iniziano ad entrare <<stavamo disturbando?>> chiede Blake con un ghigno sul volto <<avete scelto proprio il momento del cazzo>> risponde Dylan. I suo amici iniziano a ridere e gli occhi di Dylan sono puntati sui miei <<potete andarvene?>> chiede <<no, la festa è finita>> risponde Luke <<ma che cazzo>> dice sbuffando. Lo guardo <<torno in camera>> gli dico. Mi alzo e arrivata alla porta che ci collega mi frema per il braccio <<non dimentichi nulla?>> mi chiede <<il trattato di pace non è ancora stato firmato>> dico guardandolo negli occhi con un pizzico di sfida <<e quando intendiamo farlo?>> mi chiede avvicinandosi. Non gli rispondo e lui risale con la mano il mio interno coscia <<vedremo>> gli rispondo mollandolo lì e chiudendo la porta. 

IL PRATO DEI TUOI OCCHIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora