Capitolo 55

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Apro un'occhio alla volta ma li richiudo quando una luce bianca mi viene puntata in faccia. Sento strani rumori ovattati e non ricordo nulla <<è viva>> dice qualcuno <<spostati>> afferma qualcun altro. Le mie mani sono davvero pesanti e non posso nemmeno alzare un dito. Sento una strano ticchettio e qualcuno stringermi la mano. È una mano calda, famigliare e mi pare di ricordare, Dylan. La stringo e il ticchettio si fa più forte <<è aumentato il battito cardiaco>> urla un uomo <<è un buon segno>> risponde una donna. Mi stanno toccando e appiccicando qualcosa sul busto. Cerco di aprire di nuovo gli occhi ma sono pesanti e cedo.
Di colpo qualcosa mi spaventa e il mio corpo si alza, mi fa prendere un grande respiro e spalancare gli occhi.

<<è viva, dovrebbe svegliarsi. Hai chiamato tutti?>> chiede una donna <<si>> risponde lui, il mio lui. Sento la porta chiudersi. Dylan mi si avvicina e mi prende la mano, <<svegliati>> mi dice e mi bacia la fronte. Provo ad aprire gli occhi e questa volta è tutto più leggero, più facile.
Finalmente riesco a vederlo, mi sta sorridendo ma non dice nulla. Sorrido flebilmente e mi stringe più forte la mano, cerco di dirgli qualcosa ma nulla, mi riaddormento.

Riapro gli occhi ed è notte. Lui è seduto su una sedia affiancata al mio lettino ed è steso sulle mie gambe. Ora è davvero tutto facile. Inizio a muovere le dita, il braccio e la testa. Con la mano gli accarezzo la nuca e dopo circa cinque minuti si sveglia. Spalanca gli occhi nel vedermi e mi salta addosso <<non sai quanto mi sono preoccupato per te>> mi rimprovera stringendomi <<scusami>> sussurro flebilmente. Si stacca e mi osserva <<perché lo hai fatto?>> mi domanda <<dolore>> rispondo. Ci osserviamo come se non lo avessimo fatto per mesi e lentamente si avvicina, le nostre labbra si sfiorano e le farfalle prendono il volo nel mio stomaco come le prime volte. Sorride un secondo prima di baciarmi e tutto ciò che ho passato per un momento si annulla, ed esiste solo lui. Si stacca da me <<come ti senti?>> mi domanda preoccupato <<meglio di prima>> cerco di fargli spazio nel mio lettino e lui si stende vicino a me stando attento a non farmi male <<cos'è successo?>> chiedo. Guarda il soffitto e sospirando mi risponde <<sette, sono sette mesi che ti aspetto. Sette mesi che spero, che non dormo e che sto male. Ad un punto ti avevano data per morta ma poi ti è successo qualcosa. Mi hanno detto che hai sussurrato il mio nome e in quel momento si è levato un peso dal mio cuore. Te la ricordi la scena del ponte?>> mi dice insicuro <<si, sono caduta vero?>> domando <<no>> mi risponde.

SETTE MESI PRIMA...

La raggiungo e mentre ci separano pochi centimetri fa un passo in avanti. Urlo. Riesco a prenderla per una caviglia ma sento un grande tonfo. Con tutta la mia forza la trascino dalla mia parte. È svenuta e la sua testa è tutta insanguinata, sposto i capelli dal suo viso e qualcosa in me si spezza. Le lacrime si mescolano ai miei respiri ed alle mie urla ma riesco a chiamare un'ambulanza.

ORA...

<<avevi sbattuto la testa quando ti ho presa>> mi accarezza il viso <<scusami>> inizio a piangere. Mi aggrappo alla sua maglietta stringendola fra le mie mani e sbatto la testa contro il suo petto. Dylan non mi dice nulla mi accarezza solo la nuca e lentamente mi calmo.
Ritorno in me e lo guardo <<come mai se qui? è notte>> chiedo <<mi hanno mandato via ma diciamo che mi sono intrufolato>> mi indica con la testa la finestra, rido. Finalmente rido, dopo così tanto tempo. Sette mesi.
Mi guarda sorridere ed in quel momento capisco di non essere mai stata sola, nemmeno quando c'era Aaron. C'è lui, c'è sempre stato, anche quando non ammetteva i suoi sentimenti per me.
<<posso farti una domanda?>> si sistema sul lettino, annuisco <<cos'hai visto durante il coma? So che molti sentono tutto ciò che accade, altri si vedono dall'alto e altri ancora è come se dormissero ma tu? tu, cos'hai provato?>> domanda. Faccio un grande respiro e gli spiego tutto <<ho rivissuto tutto l'anno. È tutto ricominciato da settembre, dalla mattina del primo giorno di scuola. Mi ricordo ancora tutto con precisione. Quella mattina mi sono alzata con una vista magnifica su Central Park e ho ascoltato "Sunflower" sai, la canzone di Post Malone. Mio fratello era in ritardo come sempre. Ricordo ogni nostra uscita e tutti i momenti che abbiamo trascorso insieme>> gli sorrido <<tutti?>> fa un sorriso strano, alludendo <<Dylan!>> urlo e gli colpisco il petto, come facevo le prime volte. Ricordo l'effetto che gli faceva questo nostro contatto e mi vengono le farfalle nello stomaco. Questa volta mi prende la mano e me la bacia <<mi sei mancata>> mi dice <<anche tu>> lo bacio.

La mattina seguente mi sveglio e non lo trovo vicino a me, ma fuori nella sala d'attesa. I dottori mi assalgono si prima mattina e non capisco nulla di ciò che mi stanno chiedendo. Finalmente finisce la tortura e per qualche giorno dovrò fare riabilitazione ma nulla di che.

UNA SETTIMANA DOPO...

Finalmente mi dimettono. Questa settimana è stata un'inferno non per gli esercizi che ho dovuto fare, ma per le visite dei miei genitori, parenti ed amici. Mi è venuta a vedere e consolare gente che nemmeno conosco, che non ho mai visto in vita mia.
Penso che la riabilitazione sia stata la parte più bella perché hanno lasciato entrare Dylan che mi seguiva e aiutava in ogni singola mossa. Giocava con me e mi faceva ridere come una matta, quanto lo amo.
Di colpo qualcuno entra nella stanza <<signorina Smith la scolleghiamo dai nostri macchinari, le lasciamo il tempo di cambiarsi e può lasciare l'ospedale>> afferma l'infermiera. Annuisco e sorrido mentre mi stacca dal corpo tutti i vari adesivi e aghi.

Mi cambio rapidamente stando attenta a non farmi male, mi sistemo i capelli per quello che posso fare ed esco dal bagno. Trovo Dylan seduto sul divanetto nella stanza e sobbalzo dallo spavento <<mi hai fatto prendere un colpo>> urlo, mi sorride. Raccolgo le mie ultime cose e andiamo in macchina <<dove vuoi andare?>> mi chiede, ci penso qualche secondo <<al mare>> gli rispondo. Capisce cosa voglio fare e facciamo una corsa a casa sua.
Lo aspetto in macchina e dopo due minuti torna con il necessario <<mi sono persa il suo funerale>> mi fa male il petto se ci ripenso <<non c'eri fisicamente ma la tua anima era lì>> mi abbraccia.

Dopo circa un'oretta arriviamo a destinazione e faccio strada a Dylan sugli scogli dove ci eravamo seduti noi.

Ce la fai, ce la fai>> mi inizia a tremare la voce. Lui scuote la testa <<rivedrò mia madre e Dalya>> mi sorride mentre una lacrima gli bagna il viso <<no, tu resti qui, stai con me, resta sveglio, non lasciarti andare>> dico freneticamente mentre il nodo alla gola inizia a fare male <<mi prometti di portarmi al mare?>> biascica. Annuisco senza riuscire a dire nulla <<ti voglio bene Chloe>> sorride un'ultima volta <<io te ne voglio di più Aaron>> le lacrime continuano a rigarmi il volto.
Lui richiude le palpebre e da lì capisco che se n'è andato per sempre, lasciandomi qui, da sola.

Le mie guance ci rigano di lacrime e Dylan mi stringe la mano, dandomi forza. Estrae dalla borsa un piccolo vasetto e me lo porge. Lo guardo e prima di aprirlo mi asciugo le guance con il dorso della mano. Apro il coperchio e lascio che la sua anima si mescoli alle mille vite del mare. Lascio che si disperda e che trovi il suo posto del mondo.
Abbraccio Dylan e mi affianco a lui, poggiando la mia testa sulla sua spalla.

ANGOLO AUTRICE
Ciao a tutti! Siamo ormai arrivati alla fine e ancora non ci credo. Ho lavorato su questo libro per mesi e mesi e non so come ringraziarvi. Mancano ancora al massimo due capitoli ma penso che diventerà uno quindi preparate i fazzoletti.
Non potete capire quanto mi batta il cuore nello scrivere tutto questo, grazie mille, siete fantastici.
Chloe è andata in coma e tutto il racconto della storia è ciò che lei vede durante di esso. Lo preciso nel caso non ci fosse capito ❤️

INSTA: il_prato_dei_tuoi_occhi
(mi scrivete in tantissimi e io non posso amarvi più di così)

BUON PROSEGUIMENTO

XOXO

IL PRATO DEI TUOI OCCHIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora