Capitolo 30

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Io osservo Dylan ancora sopra di me con una faccia interrogativa come a chiedergli chi fosse quella ragazza, lui spalanca gli occhi ed entrambi ci alziamo. La prima cosa che mi viene da fare o più precisamente la cosa che l'istinto mi dice di fare è correre a vedere chi sia questa ragazza. Mi alzo velocemente dal letto e raggiungo la porta, attraverso il corridoio e a metà della scalinata che conduce in soggiorno vedo una ragazza in lacrime correre per le scale. Riesco a fermarla alla porta <<Dylan lasciami stare!>> urla senza guardarmi in faccia e spostando in maniera aggressiva la mano che le avevo appoggiato sulla spalla <<non sono Dylan>> rispondo flebilmente mentre ormai lei è già uscita di casa. La osservo correre per il vialetto e prendere la sua macchina l'unica cosa che non riesco a fare è vedere il suo volto. La mia mente inizia giocare brutti scherzi, inizia ad immaginare scenari dei quali non voglio minimamente sapere così decido di andare a chiedere ad Abuelita. Corro in cucina e la trovo a spolverare dei mobili del salotto <<scusami se ti disturbo, sai chi era quella ragazza?>> le chiedo <<chi Madeline?>> domanda; io annuisco <<è la figlia dell'amico del signor William>> mi risponde tranquillamente <<qualcosa non va?>> mi domanda notando la mia faccia sconvolta. Rimango impietrita nel salotto mentre sento i passi di Dylan rimbombare da dietro di me <<portami da lei>> urlo, Dylan invece si rivolge ad Abuelita <<Abuelita, lo sai che devi sempre chiedermi la conferma quando arriva qualcuno per me>> afferma con un tono autoritario <<lo sai che quando la vedo la faccio entrare senza nemmeno chiederle perché sia qui>> alza la voce anche lei. Nessuno mi dà ascolto in questa casa così decido di prendere da sola il telecomando del garage e di correre alla macchina di Dylan, per andare da lei, da questa Madeline che se ricordo bene è la ragazza di cui mi parlava Grace e che stava "flirtando" con lui all'entrata di scuola quando io volevo fargli una sorpresa:

"Le porte si aprono e una marea di gente esce dalla scuola, spero solo di riuscirlo a vedere con il mio metro ed un tappo. Eccolo lì che spicca fra tutti, la montagna fra le colline; ma vedo qualcuno con lui. C'è una cazzo, di ragazza con lui, stanno ridendo e si spostano dall'uscita per chiacchierare al lato della scuola. Si fanno una grossa risata e mentre la guarda gli brillano gli occhi; quello che vorrei succedesse con me. Lei gli da un bacio sulla guancia e se ne va."

E' stato un momento veramente doloroso per me, uno squarcio al petto fatto da qualcuno  di veramente importante e mentre lo fa quel qualcuno ti fissa negli occhi provando puro piacere nel vederti soffrire, punendoti con le sue stesse mani. Ritornando alla nostra situazione,  nel caso non volesse dirmi dove abita chiederò ad Aaron, lui sicuramente mi aiuterà. Mentre corro verso la sua macchina mi raggiunge <<aspettami>> urla <<muoviti cazzo>> contro batto io. Saliamo in macchina entrambi e nessuno osa dire una parola durante il tragitto.

Dopo pochi minuti arriviamo in una villa simile a quella dei parchi ma decisamente più piccola. Scendiamo e tirando al citofono; dopo pochi secondi viene aperto il cancello era diciamo all'interno della casa. Ci accoglie una donna delle pulizie che saluta Dylan e rivolge un falso sorriso. Tira comincia correre per le scale della casa e io lo seguo; raggiungiamo un salotto collegato a cinque stanze. Lui senza indugiare si dirige nella camera da cui porta esattamente al centro. Bussa e e una sottilissima voce entra risponde ti hanno rivolge sguardo e sussurrando mi dici puoi aspettare un attimo qui? Domanda sistemandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Perché dovrei aspettare? Sarà successo qualcosa fra loro che lo vuole nascondermi? Non so se ascoltarlo o irrompere nella stanza ma penso che la seconda opzione è troppo violenta, magari il cervello che mi inganna. Ancora arrabbiata mi giro senza rispondergli. Lui entra nella stanza e ci rimane per sette minuti. C'era un orologio sulla parete e sono rimasta a guardarlo per tutti e sette. Non capisco perché ci debba mettere così tanto. Apre la porta e i miei occhi scattano su di lui. Esce anche lei con il viso coperto di mascara e ancora lacrimante. Da quello che so è un'amica di famiglia e non capisco perché sia sconvolta per quello che è successo. E' sempre imbarazzante entrare mentre due persone si baciano ma non a tal punto da scappare e piangere, che sia qualcos'altro sotto? Dylan la fa passare e lei mi raggiunge. Mi tende la mano tremante e ancora spezzata da quel che ha visto di domanda <<quindi sei tu la fidanzata di Dylan?>> chiede. A questo punto non so cosa rispondere, non so cosa siamo noi due ora. Dopo ciò che ha fatto non credo che la nostra relazione andrà avanti per molto anche dopo quel momento che è stato dettato dalla passione e da nient'altro, almeno credo. Osservo Dylan che sembra pregarmi di dire di sì. Annuisco alla ragazza e lei sorride per nascondere tutto il dolore che la sta consumendo. Dopo la mia risposta fa qualche passo per allontanarsi da me <<volete qualcosa da bere?>> domande rivolgendosi ad entrambi mentre con la manica della felpa si asciuga una lacrima che le sta per cadere sul viso <<no, vuoi che chiami Grace?>> risponde Dylan rivolgendomi un'occhiata. La ragazza annuisce e dopo pochi minuti di completo silenzio arriva. Io rivolgo a Grace una faccia molto interrogativa alla quale mi risponde con un <<te lo spiegherà lui>> sussurrando al mio orecchio. La ringrazio e io e Dylan usciamo di casa. Raggiungiamo la macchina e in pochi minuti siamo arriviamo. 

IL PRATO DEI TUOI OCCHIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora