Capitolo 50

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Arrivata in mensa Dylan è già li. Mi avvicino a lui sorridendo e lo bacio <<ho una bella notizia>> mi dice felice <<i dottori hanno detto che oggi Aaron verrà dimesso>> sono davvero felice di questa notizia e lo abbraccio <<lo possiamo andare a prendere insieme?>> chiedo <<certo, è per questo che l'ho detto>> mi risponde. Gli bacio tutto il viso e sembra quasi imbarazzato <<mi eri mancata>> mi ferma <<anche tu>> lo bacio un'ultima volta.

All'uscita di scuola dico a Jake che sta sera non ci sono e lui manda un'occhiata d'avvertimento a Dylan. Sono tornati proprio come prima e di questo sono molto felice.
Spero che almeno questi giorni possano essere più tranquilli degli scorsi perché queste ultime settimane sono state parecchio faticose.

Arrivati a casa sua, William ci chiede immediatamente di seguirlo e il suo volto mi spaventa anche se quello di Dylan è più o meno tranquillo.
Apre la porta, entriamo e la richiude alle nostre spalle <<ho saputo di cosa è successo a scuola>> mi dice armeggiando dei fogli <<e questa cosa non mi piace per niente. Non voglio che tu sia coinvolta in storie e situazioni come questa quindi propongo due strade: rispondere o aspettare. Io sono veramente stufo di questi pivellini che sono appena arrivati in città e che pretendono di avere il controllo su tutto. Non so se siano alleati con Aidan ma sicuramente farti male fisico e psicologico per quanto lui sia problematico non penso rientri nei suoi piani>> conclude <<io dico di rispondere>> afferma Dylan non appena il padre termina il suo discorso <<io invece dico di aspettare. Perché dobbiamo attaccare? per farci del male da soli? Sappiamo che qualsiasi cosa faremo risponderanno quindi perché sprecare le forze? Vediamo fino a dove si spingono>> rispondo. William è davvero pensieroso e senza dire una parola ci fa segno di uscire. Vorrei sapere anche il parere di Aaron ma dirglielo appena uscito dall'ospedale non è un'ottima idea.

Io e Dylan andiamo in camera sua e lui è davvero preoccupato <<ma che hai?>> gli chiedo <<questa storia è già successa>> mi dice passandosi le mani fra i capelli e respirando profondamente. È seduto sul letto e io mi avvicino a lui standogli in piedi fra le gambe <<in che senso è già successo>> domando. Lo vedo incerto ma poi facendo incontrare i nostri occhi si scioglie <<non lo sa nessuno>> inizia <<e inizialmente non volevo che lo sapessi nemmeno tu. Mi fa male raccontarti questa storia perché mi sento responsabile ma voglio farlo e penso che anche lei lo voglia>> mi scosta da davanti a lui, si alza e apre il cassetto all'interno del quale avevo trovato una foto parecchio tempo fa.

Finita di ispezionare la sua bacheca, per casualità mi ritrovo ad aprire un cassetto dove trovo una foto con sei bambini. Riconosco Grace, Thomas, Aaron, Dylan e una bimba bionda che dovrebbe essere la loro amica d'infanzia; Solo una bambina mi sfugge. E' quasi uguale a Dylan: occhi verdi e capelli corvini ma non l'ho mai vista. Rimetto a posto la foto e mi siedo sul letto ad aspettarlo.

Tira fuori da lì esattamente la stessa foto e me la porge <<è lei>> mi dice indicando la ragazza che non avevo riconosciuto e sospira <<è mia sorella, la mia sorellina. Siamo gemelli ma io sono nato prima. Glielo rinfacciavo ogni giorno e lei da ragazza intelligente quale è, aveva studiato come crescevano i gemelli nella pancia della madre e ogni volta mi ripeteva che lei si è formata prima, per questo è nata dopo e che quindi era lei la più grande>> ridacchia asciugandosi una lacrima. Alzo gli occhi e con il pollice gliene asciugo un'altra. Non voglio interromperlo e lui sta prendendo il tempo necessario che gli serve a parlare <<un giorno era tornata a casa piangendo e ci aveva detto che aveva trovato una sua foto nell'armadietto che qualcuno le aveva scattato di nascosto>> proprio come è successo a me <<dopo un paio di giorni sulla lavagna qualcuno le aveva scritto "tu chi sei?" e poi altre foto, altri messaggi di minaccia e il sangue sulla porta dell'armadietto>> come è successo a me <<ora hai capito?>> mi chiede accarezzandomi il viso e fissandomi negli occhi. Che da piccolo abbia dovuto supportare tutto questo è davvero terribile. Penso che in quel momento abbia perso una parte di se. In questo momento non riesco a rispondergli ma solo una cosa posso fare, baciarlo. Unisco le nostre labbra e il bacio è mescolato alle sue lacrime salate. Mi stacco da lui <<mi dispiace che tu abbia dovuto supportare tutto questo>> affermo racchiusa in un suo abbraccio. Non risponde ma mi accarezza la nuca facendomi sentire protetta.

IL PRATO DEI TUOI OCCHIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora