23-La verità sull'anonimo

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(Revisionato)

Resto a fissare quei fogli tutto il tempo. Più provo a trovarne una via di fuga, più non ne trovo. È palese, è lui.

Passano un paio d'ore e finalmente si decide a svegliarsi. Si alza dal letto e va a lavarsi la faccia per poi raggiungermi di nuovo nella stanza da letto. Vede la bottiglia di alcol e quasi non gli cadono gli occhi.

Questo significa che non si ricorda nulla. Forse è meglio così...

«Dobbiamo parlare, Stewart» lo guardo negli occhi.

«Dopo avermi ignorato in quel modo pretendi di voler parlare con me?»

«Dopo avermi umiliato in quel modo pretendevi che ti incontrassi?»

«Era per darti delle spiegazioni»

«Me le hai già date, insieme a tante altre informazioni»

«Ma se non ci siamo più parlati»

«Ti sbagli. Eri ubriaco fracido, ma mi hai detto tante cose e voglio sapere se sono vere»

«Non ricordo nulla, ma saranno solo cazzate» tira in difesa.

Ma cosa ne sa lui?
Cerca di sviare e andarsene, ma lo fermo.

«Aspetta»

«Cosa vuoi dirmi, Sanders? Non ho tempo da perdere».

«Sei tu l'anonimo?» vado diretta.

Resta immobile per qualche minuto. È la conferma, non mi sbagliavo. Gli occhi spalancati, non si aspettava che lo scoprissi, o almeno, che lo scoprissi così presto.

«Cosa?» chiede come se non capisse.

«Sei tu l'anonimo?» ripeto.

«Di cosa stai parlando? Che anonimo?» domanda confuso.

Bella falsa, ma con me non funziona. Non adesso che ne sono sicura.

«Quello che lascia le lettere dentro il mio armadietto» spiego, anche se non serve.

«Mi dispiace, ma non sono io. Hai sbagliato persona» cerca di andarsene di nuovo.

Lo fermo da un braccio e lo tiro a me. Non lo lascio andare, voglio sapere la verità.

«Lasciami andare» mi intima scontroso.

«No, Shane. Non ti lascerò andare, voglio sapere la verità»

«Devi farti i cazzi tuoi» sputa acido.

«Io voglio delle spiegazioni, adesso. So che sei tu. Le frasi della lettera coincidono con quelle del ritornello della tua canzone e la calligrafia è identica. Non puoi scappare»

«C-canzone!? Come fai a sapere della canzone?» balbetta scioccato.

Quella bottiglia, caro mio, ti è costata parecchio cara. Ti sei fregato da solo.

«Me l'hai cantata prima. E poi ho anche le prove di quel che dico»

Gli mostro le lettere e il foglio con la canzone.
Per sua risposta me li prende dalle mani e li fa in mille pezzi.

«Questi non vogliono dire nulla» butta gli stracci di carta per terra.

«E poi non devono chiamarti codardo! Smettila di fare il finto tonto con me, non sono una stupida. Non puoi dirmi neanche che sono coincidenze, perché c'è scritto bello chiaro e tondo il tuo nome» gli urlo contro.

«Non posso dirti nulla, ok?» risponde irritato.

«Perché no!? Vuoi che mi fidi di te, ma poi mi nascondi pure questo e continui a farlo anche se l'ho scoperto» gli dico esasperata.

La mia scommessa - [Revisione In Pausa] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora