(revisionato)
Arrivati davanti al college, scesi dall'auto e insieme a mio padre cominciai a scaricare le mie cose, che avrei portato in camera una volta effettuato il check in.
Preso tutto salutai mio padre con un abbraccio.
«Mi mancherai piccola mia. Occhi sempre ben aperti.» mi raccomandò.
«Certo, papà. Ti voglio bene. Ci vediamo a Natale.» dopodiché lo strinsi un ultima volta, per poi abbandonare a malincuore le sue braccia.
Di buona volontà, presi le mie valige e mi incamminai all'interno della grande struttura che mi si parava di fronte. Due piani di istituto, e c'è da considerare che vi stanno pure i dormitori, che sono misti; una regola della scuola per far sì che ci sia la parità dei sessi, ma credo non abbiano tenuto in conto gli ormoni adoscienziali. Speriamo bene.
Lasciai le mie cose in custodia ad un collaboratore scolastico all'ingresso e mi feci spiegare dove si trovasse la segreteria. Fortunatamente era al pian terreno, insieme alle aule. Trovata la porta, bussai e mi feci accordare il permesso di entrare.
Mi aspettavo una stanza più grande visto il grande edificio. Le pareti erano grige e devo dire che l'ambiente era abbastanza illuminato. Dietro un banco a lavorare al computer, ci stava una donna dai capelli biondo cenere, sulla trentina , che stava in divisa, molto simile a quelle dei ragazzi qui fuori per i colori, ma molto più formale.
«Buongiorno» la salutai la accennando un sorriso di cortesia.
«Buongiorno cara, come posso aiutarti?» ricambiò il sorriso.
«Sono Katelyn Marie Sanders, sono arrivata oggi.»
«Si, aspetta un attimo» iniziò a smanettare al computer in una maniera così veloce, che era impressionante. Si vedeva che era abituata a fare il suo lavoro.
«Lei è la Signorina Katelyn Marie Sanders, nata e residente a New York, il 16 luglio ****?»
«Si, esatto. Sono io.»
«Perfetto. La tua stanza è la 2K, che si trova al primo piano» mi consegnò la mia copia delle chiavi «e questo è il tuo orario, che va dalle 8 del mattino alle 3 del pomeriggio, che comprende una pausa pranzo di un'ora, dalle ore 12 alle ore 13» mi diede un foglio con gli orari della settimana «Comincerai le lezioni regolarmente domani, così potrai avere il tempo di sistemare le tue cose».
«Va bene, la ringrazio» feci per andare via, ma venni fermata.
«Aspetta signorina, mi sono dimenticata di darti la divisa scolastica» mi porse tre cambi della stessa divisa.
«Adesso è tutto. Buona giornata e buona fortuna per tutto»
«Grazie. Una buona giornata anche a lei» così finalmente mi svincolai e andai a riprendere le mie valige, dirigendomi verso la mia stanza.
Durante il tragitto verso il dormitorio, tutti i ragazzi e le ragazze mi guardarono come se fossi un alieno. Magnifica accoglienza devo dire, per essere una scuola di questo livello. La gente fa molti pregiudizi, a volte è davvero insopportabile.
Finalmente dopo un lungo trafitto, che sembrava infinito a causa del peso da portare, arrivai alla stanza 2K. Infilai la chiave nella serratura e una volta aperta la porta, entrai.
Sinceramente mi aspettavo una di quelle belle camere pulite, ordinate, e profumate...o almeno soltanto ordinate.
Dire che invece trovai l'esatto opposto è dire poco: letti disordinati, lenzuola sporche e sottosopra, libri e avanzi di cibo a terra, spazzatura e vestiti ovunque; insomma, un caos totale! Per non parlare del cattivo odore di calzini sporchi.
Questo fu segno che avrei condiviso la stanza con dei ragazzi.Di sicuro l'aspetto originale doveva essere quello di un mini appartamento, visto l'impostazione dello spazio che avevo di fronte.
Caos apparte, ci sono in tutto cinque letti singoli; infondo alla stanza ci sono due porte: la prima, porta ad una specie di cucina/soggiorno molto ristretta adatta solo per uso in caso di necessità, fornita di divanetto, televisore, cucina, frigo, tavolo e sei sedie, mentre l'altra vi conduce in un bagno molto piccolo, ma carino e abbastanza attrezzato. In generale l'appartamento va su tonalità neutre, come il grigio e il bianco. Fortunatamente le altre due stanze avevano ancora una dignità.
In un pezzo di terra remota tra tutto quel casino, vi era un letto sistemato e ordinato, posto in un angolo della stanza, dove vicino c'era anche un comodino, una piccola libreria sopra il letto e un mobiletto ai piedi dove avrei dovuto mettere i miei vestiti e le mie scarpe. Tutti i letti avevano questa impostazione, se solo non sarebbero stati sottosopra.
Giuro che sembrasse fosse successo un apocalisse lì dentro e questo mi metteva curiosità sul conoscere l'identità dei quattro moschettieri. Pensandoci ora, non sarei stata così entusiasta di conoscerli se avessi saputo prima chi fossero.
Mi misi subito a sistemare la mia roba e quando finii erano già le 13. Tutti gli studenti erano sicuramente rientrati dalla mensa a quell'ora, e le lezioni finivano alle 15. Avrei dovuto aspettare ancora due ore per conoscere i miei compagni di stanza, quindi decisi di dare un occhiata più affondo all'ambiente in cui mi trovavo.
Si fecero le 13e30. Non non mangiai visto che non avevo molta fame, quindi non avendo nulla da fare, decisi di visitare il college, anche se da sola e con il rischio di perdermi.
Vagando per i lunghi corridoi, notai che vi sono ampi spazi, tra cui laboratori, palestre, aule d'arte, una biblioteca , aule di informatica, un campo da baseball e un campo da basket.
Questo posto è davvero enorme! Potrebbe ospitare un vero esercito e dubito che gli studenti siano quantitativamente di meno, se non di più.
Mi soffermai a guardare delle ragazze giocare a pallavolo in palestra. Loro si che erano davvero brave, sopratutto altezza permettendo. Dovevano allenarsi per essere così agili.
Improvvisamente una mano toccò la mia spalla e quasi mi venne un infarto. Bene direi.
«Oh scusa, non volevo spaventarti» mi ritrovai davanti una ragazza alta, mora, dai lunghi capelli lisci e gli occhi color nocciola.
«Tranquilla» la rassicurai.
«Sei nuova?» mi domandò la ragazza.
«Si, sono arrivata qualche ora fa. Stavo visitando un po' la struttura»
«Bene. Comunque mi presento. Sono Chiara Schmidt» mi sorrise.
«Katelyn Sanders, per gli amici Kate»
«19 anni, giusto?» mi domandò.
«Esattamente. E tu?»
«Ne ho fatti venti, ma essendo stata rimandata l'anno scorso, sono anch'io al primo anno come te» mi spiegò la mora.
«Allora, speriamo di avere qualche orario in comune, almeno potremmo conoscerci meglio»
«Mi farebbe davvero piacere» le sorrisi.
Guardò verso le ragazze che continuavano a giocare a pallavolo e richiamò l'attenzione di una ragazza mora dal taglio a caschetto mosso, che non tardò ad arrivare. Era più bassina, rispetto l'altra ragazza e aveva un neo caratteristico sul viso.
«Jane ti presento la nuova arrivata, Katelyn Sanders. Katelyn ti presento la mia migliore amica Jane Cooper» ci presentò Chiara.
«Piacere di conoscerti Katelyn» mi sorrise.
«Piacere mio Jane, chiamami pure Kate»
«Va bene» rispose la ragazza.
Nel frattempo suonò la campanella, si erano già fatte le 15 e le lezioni erano finite.
«Il tempo di cambiarci, vi va di andare insieme a prendere qualcosa al bar della scuola?» propose Jane.
«Buona idea. Così possiamo conoscerci meglio.» ribattè l'altra.
«Perché no? Ci sto. » accordai io.
Così, dopo che si sistemarono ci incontrammo al bar, dove chiacchierammo del più e del meno.
STAI LEGGENDO
La mia scommessa - [Revisione In Pausa]
Romance[Completa] All'inizio di un nuovo anno scolastico, Katelyn Sanders, si troverà a frequentare il suo primo anno di college alla High Colors, una delle strutture scolastiche più note della moderna New York. Trovandosi in stanza con i quattro ragazzi...