48- L'ultima lettera

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Narrator's pov

La luna era ormai alta in cielo e Shane non era ancora tornato a casa. Stava lì, seduto su una panchina del parco a godersi quel venticello primaverile che gli accarezzava il viso, come per conforto. Era riuscito a sgomberare la mente e aveva preso una decisione. Sarebbe tornato quella sera stesso al college.

Si accorse che ormai era inutile scappare dai suoi problemi, doveva tornare lì dentro e affrontarli, come aveva sempre fatto. Non sarebbero stati i suoi sentimenti a fermarlo. Ormai era arrivato a pensare che l'amore fosse la più grossa cazzata che potesse succedere all'uomo. C'era finito pure lui e adesso doveva uscire da quel tunnel.

Quella ragazza lo aveva cambiato, anche parecchio. Era riuscita a tirare quella parte di lui che aveva rinchiuso da tempo; quella dolce, affettuosa. Ma chi era lui per essere felice? Non era nessuno. O almeno, così pensava lui. Credeva di non meritare quella felicità che sperava di avere ancora. Era stato uno sciocco. Lui viveva solo per soffrire.

La ragazza intanto non gli aveva più scritto, e la delusione aumentava.

Ormai era giunto il momento di ritornare l'insensibile di prima. Sapeva che gli sarebbe mancato tutto quello, ma non aveva altra scelta. Così aveva deciso e così avrebbe fatto. La vita non gli dava altra chance. Ringraziò solo il buon Dio, che aveva osato mostrargli uno spiraglio di sole in quella tempesta.

Quanto avrebbe voluto trovarsi in quell'aereo anche lui, quel giorno. Avrebbe messo fine alla sua vita, ma almeno sarebbe stato felice. E più ci pensava e più gli balenava ancora in mente l'idea di consegnarsi prima, ma intanto c'era una sorta di forza maggiore che gli diceva di non farlo, di resistere. Non era la speranza. C'era un sentimento più forte, che prima o poi avrebbe scoperto, ma in quel momento tutto taceva.

Ritornò indietro e dopo aver salutato un'ultima volta la sua casa, ormai lasciatogli in eredità dai genitori, fece strada per il college. Imboccò la strada periferica e attraversata la rete, si ritrovò a girovagare per il boschetto. Si imbattè nella casa e vide che nessuno ci andò più apparte lui.

Quel posto che prima gli trasmetteva sensazioni positive, grazie ai momenti raccolti lì dentro, adesso gli metteva angoscia e tristezza. Sì, era triste, nonostante volesse essere forte. Ma respinse subito i suoi sentimenti, e mettendoli da parte, cominciò a far fuori ogni cosa che gli ricordava lei; ma non li avrebbe buttati. Aveva intenzione di portarli l'indomani a casa sua e posarli in soffitta, dove nessuno li avrebbe più trovati.

Come si dice, lontani dalla vista lontani dal cuore, no?
Raccolse tutto in un angolo. Si sarebbe poi procurato una scatola.

Si sedette a tavolo con le mani fra i capelli. Da una parte si pentiva di ciò che aveva fatto, dall'altra no. Rimase un bel po' a guardare quel foglio bianco, poggiato prima sul tavolo. Si diede tregua e si lasciò alla tentazione di scriverle un'ultima volta, una lettera che sapeva non avrebbe mai letto, ma lui lo fece ugualmente.

Finito di scrivere, piegò il foglio due volte e lo ripose in tasca. Non sapeva se tenerlo per sé come uno sfogo, o gettarlo in quel mucchio di ricordi. Ci avrebbe pensato l'indomani. Ormai era tardi, e avrebbe dovuto presentarsi a lezione il giorno dopo. Si alzò dalla sedia, ancora incerto sulla decisione che aveva preso; ma la notte portava consiglio a parer suo, quindi ci avrebbe dormito su.

Gettò un ultima occhiata in giro, prima di andarsene, perché non sapeva quando e se ci sarebbe tornato. C'era troppa nostalgia in quel posto e non poteva lasciare che essa gli mandasse in fumo i suoi piani. Doveva essere forte, doveva tornare quello di prima:

Shane Stewart, il ragazzo che non ride mai.

Avrebbe fatto della sua nomina il suo motto. Uscì di lì e tornò al college. Attraversò i corridoi del dormitorio e raggiunse il suo appartamento. Appena entrò, il suo sguardo fu come calamitato su di lei. Stava lì sul suo letto, con lo sguardo rilassato, gli occhi chiusi e i capelli scompigliati.

Un senso di tenerezza si fece spazio nel cuore del ragazzo. L'amava ancora, e anche tanto. Si guardò in torno. Non regnava anima viva lì dentro, se non lei. Decise di avvicinarsi cautamente al suo letto e si sedette di fianco a lei. Le scrutò il viso per un po', e più la guardava, più si odiava. Odiava la sua gelosia, la situazione in cui si trovava, tutto quello che le aveva fatto e che l'aveva fatta star male.

Le accarezzò dolcemente il viso. Passò un ultima volta il suo pollice sulle labbra della ragazza, poi le lasciò un bacio. Ella dormiva profondamente, per questo non si svegliò.

"Scusa" le sussurrò.

Le lasciò un bacio in fronte e decise di andare a dormire. Si sarebbe dovuto svegliare presto quella mattina e non voleva rischiare di addormentarsi in classe. Quella notte Shane dormí bene, dopo tante insonni. Forse era stata l'emozione di averla rivista, perciò decise di dargli l'ultima possibilità: se entrò domani non gli avrebbe parlato, da quel giorno avrebbero chiuso definitivamente.

***

Il ragazzo si era svegliato di buon umore e si trovava in cucina a fare colazione. Non passò molto tempo, che vide entrare qualcuno lì dentro. I due si fissarono a lungo, ma nessuno dei due fiatò. La faccia della ragazza pareva parecchio sorpresa. Abbassò gli occhi e lo salutò con un semplice buongiorno, mentre tornava di là. Sentí che si chiuse in bagno.

Shane sorrise amaramente e scosse la testa. Sospirò a lungo. Gli finí pure la fame. Prese la sua giacca, e mentre stava per uscire, si accorse di avere qualcosa in tasca. Era la lettera della sera prima. Decise di lasciare la sua ultima lettera alla ragazza, e gliela nascose tra le pagine del diario che le aveva regalato tempo fa.

Dopodiché mise lo zaino in spalla ed uscì di lì.
Era finita.

La mia scommessa - [Revisione In Pausa] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora