1-L'inizio Di Una Nuova Vita

611 15 0
                                    

(revisionato)

[...]

... : «scommettiamo?»

«D'accordo»

... :«Se vinceremo...diventerai la bambolina di uno di noi, se vincerai tu...?»

«Ci penserò a vittoria compiuta»

...: «sfigata, pensa di poter vincere» rise...

«Ride bene chi ride ultimo»...

... :«Vedremo Sanders....vedremo»

[...]

Ed è così che cominciò il mio anno al college, o meglio dire, la mia storia, ma è meglio che vi racconti tutto dall'inizio.

Inanzitutto mi presento: sono Katelyn Sanders, ho 19 anni e vivo a New York, mia città natale. Come qualsiasi altra persona comune della mia età, quest'anno ho cominciato il college, scegliendo di frequentare l'High Colors, scuola prestigiosa e dalla buona nomina di questa grande metropoli.

Mi sono trasferita oggi al college e domani assisterò alla mia prima lezione in questo istituto, a me nuovo. Il personale sembra essere simpatico e ho già fatto nuove amicizie, anche se credevo sarebbe stato più difficile, ma meglio così.

Adesso però non perdiamo più tempo e comincio a raccontarvi il mio arrivo qui.

Come ogni giorno scolastico della mia vita, la sveglia suonò puntuale alle 6 del mattino.

La disattivai e mi girai dall'altra parte del letto. Non ne volevo proprio sapere di alzarmi, poiché sapevo quello che mi aspettava...da oggi avrei cominciato una nuova vita: nuovi amici, nuovi insegnanti e molto altro. Sinceramente questo cambiamento non mi andava a genio, ma dovevo. Non mi sentivo del tutto pronta, non che avessi tutti i torti, ma quando non rispondi al richiamo del dovere, c'è pur sempre tua madre a farlo con le buone o con le cattive.

«Katelyn! Alzati!» suonò nelle mie orecchie la sua solita voce stridula.

Vedendo che il mondo non era minimamente dalla mia parte, come sempre, decisi di alzarmi. Mi infilai le ciabatte e scesi al piano di sotto a fare una ricca colazione. Infatti appena entrai, fui assalita da un buonissimo odore di pancake appena fatti, che con grande gioia vidi che giacevano fumanti sul mio piatto della colazione preferito. Il tutto era accompagnato da una tazza di succo di frutta.

«Buongiorno mamma» la salutai entrando in cucina.

«Buongiorno Kate» mi salutò così mia madre abbreviando il mio nome, come le è solito fare, con un gran sorriso dipinto sul viso.

«Pronta per andare al college?» continuò.

Ed è lì che aveva centrato il bersaglio. Ero davvero pronta a lasciare tutto e tutti, per chiudermi in una camera con dei malfamati? La risposta è palesemente no, ma questo di certo non potevo saperlo.

«Se devo essere sincera...no» dichiarai sconsolata.

Non potevo mentire a mia madre, è l'unica capace di capire a cosa sto pensando anche se solo disegnassi una riga su un vecchio foglio di carta, quindi era inutile fare giri di parole.

«Che succede piccola mia? Perché no?» si affrettò a domandarmi preoccupata. Forse non se lo aspettava.

Non seppi rispondere e mi limitai ad abbassare il capo. Da una parte mi vergognavo ad affermare una resa del genere, eppure stavo già confessando.

«Non devi preoccuparti" mi consolò. Come sempre, mia madre aveva capito tutto.

«So che ti spaventa l'idea di cambiamento, ci sono passata anch'io e so che non è facile cominciare una nuova vita, ma sono sicura che ce la farai. Se ce la feci io...perché non ce la dovrebbe fare una ragazza dal carattere forte come il tuo?»

Dopo tutto aveva ragione. Ne avevo passate tante ed ero sempre uscita a testa alta da qualsiasi situazione. Nessuno sa incoraggiarmi come mia madre. Eppure sapevo che presto ci sarebbe stato come un vuoto in me.

«Hai ragione mamma» le dissi rincuorata, ma non durò molto «Non sai quanto mi mancherete tu e papà...» mi feci scappare una lacrima.

«Ci sentiremo tutti i giorni, promesso.» mi sorrise.

«Una sola cosa devi ricordare Katelyn» tornò seria «cammina sempre a testa alta e sii sicura di te» .

«Lo farò mamma...te lo prometto» mi abbracciò.

Dopodiché risalì al piano di sopra a prepararmi e a sistemare le mie ultime cose.

Decisi di vestirmi in modo semplice, ma di effetto. Optai per un paio di jeans a vita bassa chiari, e, visto che ancora faccia caldo essendo all'inizio di settembre, una canottiera altezza ombelico color carta da zucchero. Il tutto abbinato alle mie adidas bianche.

Capelli sciolti, trucco leggero, un po' di profumo ed ero già pronta ad andare.

«Kate sbrigati o faremo tardi» urlò mio padre dal piano di sotto.

Mi voltai verso l'orologio appeso in camera mia e notai che non aveva tutti i torti. Come vola il tempo, così presi l'ultimo scatolone e uscii da camera mia.

«Arrivo, papà » scesi di corsa le scale, e pensando a quale santo ringraziare per non essermi rotta nulla e andai a salutare mia madre con un ultimo abbraccio. Non ci saremo riviste prima di Natale, quindi dovevo rifornirmene.

Dopodiché salii in auto con mio padre, sommersa dagli scatoloni e fecimo strada tra i quartieri di periferia, per raggiungere il cuore della città. Ed così partii, verso una nuova esperienza di vita, ignara di ciò che avrei dovuto affrontare.

La mia scommessa - [Revisione In Pausa] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora