13- Discussioni

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(revisionato)

È già mattina. Io e Shane, per passare la giornata di "festa" abbiamo deciso di andare a fare un giro al parco. Non sembrava così entusiasta quando gliel'ho proposto, però ha accettato lo stesso. Credo che non smetterà mai di essere strano.

Una volta usciti dalla stanza e raggiunto il parco, ci fermiamo davanti alla panchina in cui mi siedo di solito. Decido di sedermi, mentre lui è rimasto imbambolato davanti alla panchina, con il viso più bianco di un lenzuolo. Chissà quali altri pensieri gli staranno attraversando la mente.

«Shane, tutto bene?» gli chiedo risvegliandolo dal suo stato di trance.

Si sblocca e mi risponde.

«Si, stavo solo pensando, nulla di grave» afferma con aria non molto convinta.

Questo ragazzo per me resterà sempre un mistero. Adesso che siamo amici, spero che con il tempo impari a fidarsi di me e ad aprirsi; sarà pure un ragazzo taciturno, ma sembra che abbia tanto da raccontare. Forse non ha ancora trovato nessuno con cui sfogarsi.

Ma del resto, perché dovrei essere io? Non mi conosce neanche. Però in base la gente che gira per il college, non credo abbia molta scelta per trovare qualcuno con cui parlare.

Si siede, ma resta comunque con la testa fra le nuvole. Solo qualche ora fa sono venuta a sapere che ha perso i suoi genitori, e di certo per lui non sarà stato facile e credo che ancora non si sia rassegnato, ma è giusto così. Alla fine è passato soltanto un anno dall'incidente e non è mica tanto.

Eppure leggo nei suoi occhi che non è solo questo ad affliggerlo. Secondo me c'è qualcosa di più, ma non credo me lo dirà.

«Se hai bisogno di parlare, io sono qui» gli confido.

Magari se parla un po', come ieri sera, riesce a sfogare e a sentirsi meglio.

«Ti ho già detto di farti i cazzi tuoi e non voglio ripetertelo più. Ci conosciamo da poco, quindi cosa dovrebbe interessarti? E poi saranno pure affari miei, non sei minimamente tenuta a saperli» si irrita.

Una vuole essere gentile e questo è il risultato? Se pensa che me ne starò zitta, si sbaglia di grosso. Adesso mi sente.

«Guarda che non mi interessa farmi i cazzi tuoi, volevo solamente esserti di aiuto. Non c'è bisogno che fai così» gli dico con tono di rimprovero.

«Grazie, ma non mi serve. Adesso vedi di non fare l'incazzata che con me non funziona»

Ma con chi crede di parlare? Con sua sorella?

«Non voltarti così nei miei confronti! Proprio perché non ci conosciamo dovresti essere più educato con me, anche perché io sono stata gentile nei tuoi confronti. E poi, sai che ti dico? Mi sbagliavo sul tuo conto, sei insopportabile come gli altri, adesso capisco perché sono tuoi amici» gli urlo contro.

Mi alzo in piedi e mi metto davanti a lui, polverizzandolo con lo sguardo. Forse sto esagerando, ma mi ha fatto salire i nervi. Lui alle mie parole sembra restare di sasso.

«Io...» gli muoiono le parole in bocca.

Non ricevendo nessuna risposta, ne approfitto per voltarmi e andarmene verso i boschi. Lui invece sembra riprendersi, infatti mi urla alle spalle.

«Dove stai andando, Sanders?»

«Saranno pure affari miei, non sei minimamente tenuto a saperli» gli rispondo tornandogli la frase.

«Sappi che se ti perdi, io non ti vengo a cercare» mi urla ancora, prima di sparire dalla sua visuale.

«E chi se ne frega!» gli grido forte abbastanza da farmi sentire.

La mia scommessa - [Revisione In Pausa] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora