Capitolo 55

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"Ho avuto un flash" ci disse Ila mentre, all'interno del furgone Volkswagen di Jan Axel le preparavo la roba, "Che flash?" chiese allora Jemie avvicinandosi a noi e sedendosi anche lui, "Mi è sembrato di rivivere il funerale di Ian, era così vero" sussurrò lei, "Si piccola ma non lo era, è una cosa che hai già superato e poi ci sono io con te" le presi il braccio destro facendo attenzione a non mancare la vena, la vidi chiudere gli occhi e deglutire, "mettila dentro lentamente" mi disse con un'espressione in volto che me lo fece venire duro, Jemie fece una smorfia divertita, sbuffai, "Potresti fare a meno di dire alcune cose?" le chiesi mentre, proprio come mi aveva detto, spingevo lentamente lo stantuffo mettendole l'ero in vena, il suo respiro si fece pesante, "Ho detto mettila Rory, non è mica colpa mia se sono circondata da coglioni che vedono doppi-sensi in tutto" si giustificò lei ed io le sfilai l'ago dal braccio per poi pulire la siringa, si accoccolò tra le mia braccia, "Adesso stai meglio?" le chiesi, aveva ripreso un po' di colore, "Sto bene" sussurrò nel silenzio mentre Jemie seduto di fronte a noi si fumava la sua sigaretta, "Dovremmo farla uscire, farle prendere un po' d'aria" avanzò il moro, la guardai mentre con un codino le legavo i capelli in una coda alta, "Ti va?" le chiesi e lei mi annuì col capo, ci mettemmo all'ombra di un'albero appena fuori dal cimitero, Ila da sotto la giacca di pelle aveva una camicia di flanella che le aveva dato Oystein, nonostante fossimo in pieno periodo estivo la temperatura massima di Oslo non sforava i 21° gradi nell'ora più calda del giorno, ed eravamo stati fortunati che nei due giorni di nostra permanenza non ci fossero state piogge, che erano comunque molto frequenti anche in estate, un venticello fresco ci carezzava il viso mentre il sole che filtrava attraverso le foglie della quercia sotto cui eravamo ci riscaldava quanto bastava per rendere quel momento piacevole, vedemmo la gente iniziare ad uscire dal cimitero, Oystein parlava con la madre di Pelle mentre gli altri già si stavano avviando verso di noi, il moro salutò la donna per poi raggiungerci, mi voltai a guardarlo, lei era alle sue spalle adesso, la vidi guardare Ila insistentemente prima che andasse via definitivamente, "Ma che hai avuto?" fù la prima cosa che Faust le chiese non appena si avvicinarono a noi, vidi allora Jemie passare le chiavi del furgone al proprietario, "Oddio si, è stato fantastico, un'attimo prima era tutto ok, quello dopo eri di un pallore cadaverico e le labbra ti si sono fatte viola" continuò Jorn, "Ed'era in apnea" aggiunse Jan aprendo lo sportellone del furgone giallo con sulla fiancata l'enorme scritta Mayhem, "Oh si! Fantastico, andate affanculo coglioni!" sbottò Ila, "Maddai tesoro stiamo scherzando" si affrettò a precisare Faust mentre entrvamo tutti sul veicolo, neanche il tempo di sistemarci che Jan Axel aveva già messo in moto "Adesso stai meglio?" Oystein si voltò indietro a guardarla e lei gli annuì, "Non era solo per Pelle vero?" le chiese nuovamente "No, non era solo per Pelle, ho già passato una cosa simile ma non mi va di parlarne" stroncò lei, "Tranquilla, tra poco dimenticherai tutto, stiamo per dare una delle migliori feste che tu abbia mai vsito" le disse Oystein facendo partire l'autoradio, vidi Ila prendere il nostro pacchetto di sigarette ed accendersene una, "Migliori di quelle di Jemie?" ridacchiai io guardandolo, "Quelle di Jemie sono feste per fighette in confronto alle nostre" esclamò lui...

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Mi piazzai tra i due sedili anteriori godendomi il panorama, un'insegna ci diceva fossimo usciti da Oslo "dove stiamo andando?" chiesi incuriosita da quelle enormi distese di verde illuminate dal tiepido, almeno lì in norvegia, sole di mezzo giorno, "In provincia di Kraktorp" si affrettò a rispondere Jan, mentre Oystein seduto sul posto passeggero accanto a lui mi spiegava avessero in affitto un villino decadente dove con Pelle avevano vissuto per quasi un'anno, più avanti sul ciglio della strada c'era una famiglia con due bambini che si fotografavano con il panorama alle spalle, quei ragazzi erano proprio fuori, lo capì quando rallentando in prossimità di quelle persone Jan gridò "Succhia cazzi!" seguito a ruota da Jorn "Satana si fotte i bambini!", risero tutti alle facce sconvolte dei genitori, tutti tranne me, la donna, poverina, coprì le orecchie del primo figlio che le capitò a tiro, "Non fa ridere" mi lamentai guardando male Rory, il sorriso gli morì sulle labbra mentre cercava di risultare quanto più serio possibile, "Ti ha proprio in pugno!" lo schernì Faust seduto giusto di fronte a noi, ed io ridacchiai "Ah, questo si che ti fa ridere eh stronza!" esclamò attirandomi a se e lasciandomi un bacio sulle labbra, sentimmo sterzare bruscamente verso destra, le bottiglie di alcol caricate precedentemente dai ragazzi tintinnarono di brutto e io mi ritrovai schiacciata di peso contro Jemie che cercò di farmi riprendere l'equilibrio, "Coglione!" gridarono in coro lui e Jorn, mentre i due, gli unici seduti decentemente e su dei veri sedili se la ridevano di brutto, "Siamo arrivati!" annunciò Oystein scendendo dal furgone e aprendo lo sportellone di dietro, appena scesa e con i piedi nell'erba mi stiracchiai, "cazzo" sussurrai ed Oystein mi affiancò, "Ti piace?" mi chiese con un sorrisetto mentre il resto dei ragazzi scaricavano i cartoni di alcol, era una casa di campagna enorme con il tetto spiovente blu e le pareti rosse, completamente in legno, "È fantastico, sono quasi sicura ci sia una stanza insonorizzata per le prove" esclamai, "Vuoi vederla?" gli annuì sorridendo, "Ragazzi le porto a vedere la stanza per le prove, siamo di sopra" avvisò gli altri, quando entrammo tutto era peggio di quanto sembrava visto dall'esterno, un'anno di soli uomini, un'anno di sporcizia accumulata dappertutto, vestisti sparsi in ogni angolo del pavimento, "Ila?" mi richiamò Oystein dalle scale mentre io mi ero affacciata in quella che avrebbe dovuto essere una cucina, il lavello era pieno di stoviglie sporche fino a strabordare, almeno si cucinano, pensai "eccomi" dissi raggiungendolo, lo vidi aprire una porta, poi si mise di lato per lasciarmi entrare, "wow, quindi è qui che provate" era l'unica stanza in ordine con una batteria, un basso ed una chitarra messe in un angolo su di un espositore, al centro di questa un'asta con un microfono, le pareti erano completamente ricoperte di uno strato di quello che a me sembrava essere gommapiuma ma questo non lo sapevo con certezza, le sfiorai percorrendo i piccoli spuntoni con le dita, "Stasera suoni?" gli chiesi e la sua espressione mi bastò per comprendere la sua indecisione, "Sai, non è che non mi diverta a suonare, è la mia vita, ma sono due divertimenti completamente diversi, vorrei godermi la festa" mi disse, sentimmo qualcuno che correva su per le scale, "Fanculo coglione posa quel coltellino" gridò Jan ruzzolando sull'ultimo gradino e cadendo di peso sul ballatoio, "Ti sei fatto male?" chiesi facendo per avvicinarmi ma Oystein mi precedette mettendosi a cavalcioni sul batterista "Taglialo! Facciamo a pezzetti questo stronzo!" esclamò non appena anche Jorn con in mano una lama da più o meno 10 centimentri fece capolino dalle scale, Jan si dimenava con una faccia da pesce lesso mentre Oystein, che almeno speravo fingesse di tenerlo fermo, rotolò sulla schiena ridendo come un matto, risi anche io stavolta nonostante lo spavento iniziale, "Volevo solo dirvi che stiamo tagliando i tramezzini al salmone che ci ha mamdato tua madre Oystein" terminò Jorn facendo spallucce, "Salmone?" alzai un sopracciglio mentre glielo chiedevo, "sei in norvegia tesoro, non credevi mica mangiassimo solo spaghetti?" sorrise il moro "Che cazzo state combinando lì sopra?" diede invece voce Rory dabbasso e noi li raggiungemmo, "Questo salmone affummicato è buonissimo" dissi con ancora la bocca piena mentre sorseggiavo dalla mia birra...
Non era passata neanche qualche ora che adesso la casa brulicava di ragazzi, solo uomini, pensai fosse impossibile, adesso ce n'erano talmemte tanti da sentirmi a disagio, la maggior parte stavano preparando la legna per un falò da fare sul terreno appena fuori il villino, avevano messo delle casse enormi, tanto grandi da spaccare i timpani a chiunque ci fosse stato troppo vicino, l'alcol era stato piazzato in un'enorme bacinella colma di cubetti di ghiaccio, mi chiedevo a cosa servisse data la temperatura esterna che ancora continuava ad abbassarsi, rabbrividì e Rory mi strinse, "Hai freddo?" gli annuì con il capo mentre mi strofivinava le spalle, mi voltai verso di lui lasciando che le nostre labbra si sfiorassero, quella sensazione di disagio dovuta al fatto fossi l'unica ragazza presente in quel momento aumentava man mano invece di assopirsi, lo sentì premere sulle mie labbra con più foga ed iniziammo a baciarci in un'intreccio di lingue e braccia, "Non allontanarti da me neanche per un secondo" gli sussurrai e lui sorrise, "L'ho mai fatto? Figurati se inizio proprio adesso" rispose alzandomi in braccio ed io legai le gambe intorno ai suoi fianchi posando nuovamente le mie labbra sulle sue...

Me... You... And the Heroine 🖤Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora