Capitolo 57

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Come previsto non avemmo problemi durante il viaggio, scendemmo dall'aereo ed attraversammo l'imponente strutrura dell'aereoporto, c'erano tante famiglie sorridenti che partivano quasi sicuramente per le vacanze estive, una ragazza da sola sulle panchine d'attesa leggeva il ritratto di Dorian Gray, adoravo quel libro, adoravo Wilde, mi sorpresi a chiedermi quale fosse la sua meta e a desiderare di ripartire, magari per Parigi, visitare il cimitero di Père-Lachaise dove lo stesso Wilde risiedeva e dove si trovava anche la tomba di Jim Morrison, carismatico leader dei The doors, ero felice di essere nuovamente a casa ma il peso dei nostri problemi, quelli che cercavamo così disperatamente di dimenticare, avevano iniziato a gravarmi sullo stomaco non appena eravamo partiti per poi trasformarsi quasi in un dolore fisico man mano che ci avvicinavamo a Chicago, probabilmente dovetti rimanere almeno per un po' sovrapensiero perchè Rory mi tirò per un braccio "Stai attenta!" esclamò evitandomi l'impatto con un'uomo che ci guardò male, "Cazzo!" sussurrai, pensai a quanto poco ci fosse mancato perchè ci scontrassimo violentemente, Rory mi chiese a cosa stessi pensando da distrarmi in quel modo ma io scuotei la testa, "A nulla, mi ero incantata" gli risposi, non volevo trasmettere anche a lui quello stato d'ansia, soprattutto perché, proprio come me, non vedeva l'ora di rincontrare i ragazzi, ed io non volevo rovinargli l'umore, quando uscimmo il sole ci illuminò, il sole di Chicago non quello mite e placido della norvegia, infatti era caldo, molto caldo, a darci però un po' di sollievo c'era un venticello abbastanza fresco, il solito vento tipico di lì, Jemie ci aveva assicurato avrebbe messo lui al corrente gli altri della nostra partenza e dell'orario di arrivo, ci aveva anche detto che si sarebbe accertato venissero a prenderci in aereoporto, quindi cercai in lungo e in largo qualcuno dei ragazzi facendo saettare il mio sguardo velocemente da destra a sinistra fin quando Rory non me li indicò "Eccoli lì!" mi fece notare, erano venuti a prenderci Karen e Philip, erano poggiati allo sportello dell'auto di Rory che gli avevamo lasciato prima di partire e che adesso era nel parcheggio dell'aereoporto, agitarono le braccia per attirare la nostra attenzione e io sorrisi a quel gesto mentre attraversando la strada li raggiungemmo, mi affrettai ad abbracciare Phil, "Non farlo più, sono stato così in ansia non ti sei proprio fatta sentire!" mi rimproverò, d'altronde con tutto quello che era successo in quei pochi giorni avevo proprio dimenticato di telefonargli, "Scusa, è che il tempo è passato così in fretta!" tentai di giustificarmi mentre lui mi lasciava un bacio sulla guancia, anche Rory e Karen si abbracciarono per salutarsi allora mi voltai verso di lei per poterlo fare anche io ma incrociai quegli occhi, "Sul serio Phil?" dissi voltandomi nuovamente verso di lui, quasi trattenevo il respiro tanto fossi incredula, non riuscivo a gestire quelle emozioni, un misto di incredulità e delusione, delusa dalle mie aspettative, avevo veramente creduto potesse fermarsi ad un semplice assaggio?, successe tutto in un millesimo di secondo, prima ancora che io e lei ci salutassimo, "Ila non qui" mi bloccò Rory facendomi segno di stare zitta, entrammo in macchina, i due ragazzi sui sedili anteriori e noi dietro, "È una mia scelta, e ancora non sono andata a rota nemmeno una volta, io posso gestirlo" disse subito la bionda, non le risposi, quelle scuse patetiche le avevo sentite fin troppe volte, anche io le avevo dette, era come uno dei dieci comandamenti dei tossici, inventare scuse patetiche, ad anticipare questo però c'era il primo tra i comandamenti, quello a cui ogni tossico agli esordi non disubbidiva mai, autoconvincersi di poterla gestistire, autoconvincersi di avere in mano la situazione e non viceversa, incrociai le braccia al petto e non le risposi, neanche i ragazzi dissero nulla, d'altronde non ci avrebbe ascoltati, almeno non ora, se prima avevamo una minima possibilità di dissuaderla adesso questa era completamemte svanita nel nulla,
Ci fermammo sotto al palazzo di Rory, eravamo stati via per così poco ma sembrava comunque essere passata un'eternità, aprimmo la porta dell'appartamento con Philip e Karen alle spalle, c'erano Henry ed Audrey, "Bentornati stronzi!" pigolò Melanie ed io corsi ad abbracciarla, passando poi agli altri due, "Mark?" chiesi mentre mi versavo del caffè dalla caraffa, feci un sorso dalla tazza per poi passarla a Rory che ne prese anche lui una lunga sorsata, "Si sta preparando per andare a lavoro" rispose Henry facendomi segno di raggiungerlo, mi sedetti sulle sue cosce e lui mi cinse la vita con le braccia, "Allora? raccontateci qualcosa cazzo, com'era Oslo? Vi siete divertiti? I ragazzi com'erano?" guardai Rory di sottecchi e ci scambiammo un sorriso complice, "Devastante" rispondemmo in coro, "Voglio sapere tutti i particolari!" gridò Audrey sedendosi al tavolo, Rory scuotè il capo, "Non possiamo mica spiegarvi tutto, in alcuni momenti ho dei veri e propri Black out" spiegò agli altri, "Però l'helvete è fantastico, la prima sera che ci siamo andati mi hanno fatto fumare la coca, posso dirvi con certezza che non abbiamo mai dormito" aggiunsi io entusiasta di quel ricordo, "Oystein ci ha poi portato in un'enorme villino di campagna nella provincia di Kraktorp, lì è iniziato il vero divertimento, girava roba spaziale, giuro" continuai, Philip alzò un sopracciglio, "Che cazzo le avete fatto prendere Rory? mandarla con te e Jemie, due cazzo di incoscienti!" disse  scuotendo il capo, "Ma poi, avreste dovuto essere lì per un funerale o sbaglio?" si intromise Mark uscendo finalmente dal bagno, salutò Rory con una pacca sulla spalla mentre a me mi pizzicò una guancia talmente forte da farmela arrossare, "Ciao Mark!" esordì lanciandogli un bacio, "Il funerale lo avevano organizzato i genitorni di Pelle, e noi ci siamo andati con altri amici più intimi, i ragazzi invece hanno organizzato una festa in suo onore, era il caos, non è minimamente possibile spiegarlo a parole, girava roba di ogni genere, ketamina, speed, mdma, ovviamente coca ed ero" continuò a raccontare Rory, "Dio che figo! Voglio provare anche io quella roba!" disse Karen guardando Philip che invece continuava a fissare Rory, il biondo gli fece un'espressione che chiaramente gli diceva, ma che vuoi?, "Voglio sapere se le hai fatto prendere tutta quella roba!" gli disse allora esplicitamente il ragazzo, "in un quadro" dissi io arricciando il naso e cercando di ricordare se realmente chiamassero così il misto di mdma, ketamina e speed che prendemmo alla festa, risero tutti compreso Philip, "Un trittico Ila" mi corresse Henry mentre gli altri ancora ridevano, "ma come t'è venuto?" mi chiese allora Rory, "Ricordo di aver pensato al  trittico Danzica di Hans Memling quando mi parlaste di trittico, ecco perchè ho detto quadro" spiegai tra una risata e l'altra...

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