Capitolo 60

24 1 0
                                    

"Andiamo via per favore" sussurrai a Rory, un particolare che non mi piaceva affatto attirò la mia attenzione, era una coccarda di nascita bianca e azzurra posizionata proprio sull'androne e accanto a cui facevano capolino anche diversi palloncini del medesimo colore, "Magari non ci hanno fatti venire per questo, magari c'è davvero qualcosa che non va" mi disse lui sbuffando mentre, entrati nel vialetto a seguito dell'auto di Edward si apprestava a parcheggiare, "Rory non ce la faccio davvero, non voglio stare qui, non per questa motivazione e non dovresti volerlo neanche tu" mi portai le mani al viso e lui me le spostò carezzandomi delicatamente, "entriamo per vedere di cosa si tratta e se dovesse esserci Alice ce ne andiamo subito" mi disse guardandomi dritta negli occhi, anche se controvoglia e con il cuore che mi pulsava veloce nel petto gli annuì, "Promesso?" alzò il mignolo ed io glielo presi con il mio, "Promesso!" esclamò sporgendosi verso di me e baciandomi, sentimmo qualcuno bussare al finestrino, Rory si allontanò da me aprendo la portiera ed uscendo dall'auto, quel distacco così irruento mi svuotò per un'attimo, uscì anch'io e lui in un gesto spontaneo allungò il braccio nella mia direzione, intrecciammo le nostre dita avviandoci verso l'entrata dove Megan e Edward aspettavano qualcuno aprisse. Mi sentivo spaventata, spaventata dalle reazioni che Rory avrebbe potuto avere, spaventata del dolore che provavo ogni volta che dimostrava di poter covare anche solo il minimo interesse nei confronti di quel bambino che non era il nostro, non volevo più stare male per questo, continuammo a dirigerci verso l'entrata a passo lento, "Ti amo" mi disse sorridente prima di varcare la porta, il suo gesto sembrò quasi volermi rassicurare.
Quando entrammo c'era silenzio, Alice non c'era e il signor Reed era seduto accanto a sua moglie che piangeva, egoisticamente mi rasserenai avendo la certezza che ne Alice ne il bambino fossero lì, provai sollievo nel pensare che probabilmente la donna aveva realmente scoperto del tradimento di suo marito e che quella fosse l'unica motivazione per cui aveva fatto chiamare Rory, "Devo aspettare ancora prima che mi diciate cosa cazzo sta succedendo?" Rory indirizzò uno sguardo tagliente a suo padre e quest'ultimo lo evitò mentre sua madre singhiozzava sempre più forte,
"Alice ha partorito, ma non ci lasciano vedere il bambino Rory" disse la donna fra le lacrime, "Ma che significa? Alice ha continuato a frequentare questa casa per tutto il tempo, perché adesso non dovrebbe farvelo vedere?" la faccia di Rory mi apparve annoiata, disinteressata e anche un po' irritata, pensai che il mio viso in quel momento dicesse lo stesso, "I genitori di Alice, vogliono prima conoscere te e parlarti, adesso stanno dando un rinfresco a casa loro per la nascita del piccolo ma ci hanno messi fuori" spiegò suo padre, se fino a poco prima mi dispiaceva vedere la signora Reed piangere così tanto, adesso il suo tentativo di manipolazione nei confronti di Rory mi stava irritando terribilmente, "Dai Rory andiamo via, che ci stiamo a fare noi qui?" dissi ad alta voce beccandomi le occhiatacce di tutti quelli presenti, tutti tranne Rory che invece mi strinse a se, "Tra poco andiamo via piccola" mi sussurrò, per me era stato comunque una specie di trionfo il fatto mi ascoltasse, ma avrei preferito andare via subito, prima che la situazione fosse peggiorata. Rory spostò nuovamente l'attenzione su sua madre, "Non ti interessa che io ci stia così male? Devi solo venire a quella festa Rory, nessuno ti obbliga a fare altro, vogliono solo conoscerti" eccola che continuava e Rory ci sarebbe cascato anche sta volta, perchè lo sapevo, nonostante tentasse di nasconderlo, voleva ai suoi un gran bene, un bene oscurato solo dal rancore che portava per tutto quello che era successo e ancora continuava a succedere, un bene che riusciva a trasparire solo in momenti come questo, "Quando?" chiese e sentì le mie gambe iniziare a tremare, nessuno rispose fin quando il signor Reed non prese parola, "potreste gentilmente lasciarmi solo con il mio secondo figlio?" parlò con tutti, ma guardò me insistentemente, buttai un'occhiata fugace a Rory per capire cosa fare e lui mi annuì...

🖤

Erano andati tutti via dal salotto lasciando me e papà da soli, non sapevo cosa in realtà volesse ma immaginavo non c'entrasse niente con Alice e tutta quella storia, mise dei documenti sul tavolino dinanzi a me "Firma e sei di nuovo socio dell'azienda" mi disse passandomi la sua montblanc, "A che condizione?" chiesi, presi la penna e iniziai a rigirarmela tre le mani, mi sentivo un po' nervoso "Io copro te con tuo fratello, facciamo dei falsi analisi, tu tieni la bocca chiusa con tua madre su Laura" sospirai, era tutto così sbagliato, ma se questa situazione si stava rigirando a mio favore allora l'avrei accolta a braccia aperte, lessi le carte che mi aveva chiesto di firmare, "con quale modalità?" lui mi guardò facendo una smorfia, adesso stavamo toccando il tasto dolente "Sei di nuovo proprietario quindi se lavori sodo arriverai a gestire il denaro, ma per il momento lavorerai in deposito venendo retribuito regolarmente e al di fuori ti pagherò l'affitto dell'appartamento" firmai, per il momento mi stava bene, avremmo avuto i soldi per la roba, un tetto sicuro e questo momentaneamente mi bastava, "Quando dovremmo andare a casa dei genirori di Alice?" gli chiesi restituendogli la montblac, se la mise nel taschino della giacca e poi riposò i documenti che avevo appena firmato, "Adesso, e non puoi dire di no, hai visto tua madre" non potei fare a meno di annuirgli, "Si, l'ho vista" sospirai.
Ila era seduta da sola in un'angolo al tavolo della cucina, mentre invece gli altri 3 spettegolavano lasciando che se ne stesse in disparte, tutte quelle ostilità avevano fatto si che si creasse antipatia tra loro, e non potevo mica biasimarla per questo, li avrei odiati anche io se non fosse stata la mia famiglia, mia madre le aveva comunque offerto una delle sue tazze di thè che lei, a differenza degli altri, non aveva proprio sfiorato, continuava ad osservare la tazza fin quando, probabilmente sentendosi osservata, alzò lo sguardo incrociando i miei occhi, era appena entrata nella rota, e lo ero anche io, mi ci avvicinai chinandomi accanto a lei, "Vado a vedere cos'hanno nello stipetto dei medicinali" le sussurrai all'orecchio, aveva le pupille dilatate e distolse lo sguardo quando mia madre si voltò nella nostra direzione, "Andiamo?" ci chiese sorridente convinta che la motivazione per cui mio padre mi aveva chiamato in disparte fosse convincermi ad andare da Alice, "S-si, ma Ila deve andare un'attimo al bagno, l'accompagno" tirai Ila delicatamente per un braccio, attraversammo il corridoio e già la vedevo massaggiarsi all'altezza dello stomaco, quando ci chiudemmo in bagno aprì lo stipetto dei medicinali sperando di trovarci qualcosa, "Dai, dai, dai" ripetei tra me e me mentre in modo frenetico cercavo tra i flaconi ordinatamente riposti, tirai un sospiro di sollievo ed allungai verso Ila il cilindro arancione dal tappo bianco su cui si leggeva 'Fentalyn', la sua mano ci si chiuse intorno delicatamemte per poi aprirlo, se ne fece cadere una pasticca sul palmo con aria stralunata, "No aspetta, una divisa in due basta, non vorrei sembrassimo più fatti di quando ci buchiamo" il Fentalyn era una vera e propria droga legalizzata, antidolorifico a base di oppioidi che portava quasi ad una dipendenza più acuta della roba, infatti nonostante ringraziassi iddio per avercelo trovato data la circostanza, continuavo comunque a chiedermi cosa ci facesse lì, anche perché per quel medicinale c'era bisogno di prescrizione medica, immaginai fosse successo qualcosa di cui non ero al corrente.
Spezzai in due la pillola, ognuno di noi ne ingerì la sua parte aiutandosi con l'acqua del ribinetto, sentì Ila tossire e mi voltai ad osservarla con sguardo preoccupato, "Mi è andata l'acqua di traverso" mi rassicurò lei sorridendomi e ripetendo qualche colpo di tosse di assestamento.
Rientrai per la prima volta dopo anni in quella che praticamente avrebbe dovuto essere la mia camera, ricordavo di aver lasciato lì un paio di occhiali da sole in passato, erano delle Rayban modello aviator, "Cosa cerchi?" Ila camminava lentamente per la camera osservando con attenzione ogni piccolo particolare, "Era qui che stavi prima che ti prendessi l'appartamento?" gli annuì mentre lei sfogliava adesso un diario scolastico, la vidi sorridere quindi mi avvicinai per sbirciare cosa stesse vedendo, la pagina era sovrastata dal disegno di un cazzo enorme con sotto la scritta: 'suck my dick', sorrisi anche io, "eravamo ragazzi" dissi tentando di giustificare la scritta oscena, dalle pagine sporgeva quella che sembrava essere una foto, Ila la sfilò piano, comparimmo io e mio fratello Edward quando ancora andavamo d'accordo, eravamo abbastanza piccini, prima adolescenza pensai, prima che le cattive amicizie mi rendessero ciò che sono adesso, "Posso tenerla?" mi chiese la rossa guardandomi negli occhi e ricordai imprivvisamente perché eravamo lì, "C'è anche Edward sicura di volerla?" la schernì ridacchiando e lei mi annuì sicura, "vale la pena per quanto sei carino" mi disse con un sorriso dolce, aprì il cassetto e finalmente trovai gli occhiali, "Mettili" gli dissi, le stavano così bene, mi chinai a baciarla, il tocco con le sue labbra mi inebriava ogni volta.

🖤

Ila era visibilmente a disagio, ci eravamo ritrovati a trasportare mio padre e mia madre in macchina con noi, e adesso le due erano sedute indietro l'una quanto più distante dall'altra, dopo la storia del pancione, in cui Ila mi accusava di essere sembrato un barbapapà, anche il pensiero della mia famiglia si era consolidato, per loro se non ci fosse stata Ila io ne sarei uscito e mi sarei costruito una famiglia come si deve, e non potevo dargli torto al 100%, forse mi sarei accontentato di Alice a causa del bambino, ma non avrei smesso di bucarmi, avrei continuato a farlo, sarei tornato a casa sempre più tardi e poi sempre meno, avremmo litigato costantemente. Avrei quindi voluto fargli capire che Ila era la mia unica speranza di poterne uscire e che con i tempi dovuti ne saremo usciti insieme, affrontando le stesse difficoltà e allo stesso scopo, la osservai dallo specchietto retrovisore rannicchiata in un'angolo della macchina, i capelli rossi sembravano ardere alla luce del sole, il viso pallido e le labbra rosee, "Guarda avanti!" gridò mio padre, ero a poco così dall'essere sulla carreggiata opposta, sterzai bruscamente mentre un'auto ci veniva incontro suonando pesantemente il clacson, "Cazzo, scusate!" esclamai stringendo lo sterzo.
Non sapevo precisamente cosa volessero da me quelle persone, ma avevo gli occhi di tutta quella gente addosso e non sapevo come comportarmi, ci accolsero i genitori di Alice "Finalmente ci conosciamo ragazzo" mi disse il padre, era un'uomo goffo, bassino e molto rotondo, a differenza di sua moglie che era una donna longilinea e molto bella, palesemente più giovane di lui di minimo una 10ina di anni, "Si, è un piacere" risposi non sapendo bene cosa dire, alla fine mi ci avevano costretto ad andare lì, "Vuoi vedere il bambino?" mi chiesero lui e sua moglie indicandomi la carrozzina che i miei avevano già invaso, guardai Ila e mi sembrò se possibile che fosse impallidita ancora di più, "Si" dissi. Il rinfresco era all'aperto e ringraziai iddio lo fosse, sia per dare una giustificazione agli occhiali di Ila, sia alle mie pupille dilatate se qualcuno avesse dovuto notarle, facemmo qualche passo nella morbida erba del giardino e raggiungemmo la carrozzina, lui era lì, un fagottino con gli occhi ancora chiusi, "Ha prorprio il tuo naso" mi sorrise Ila, poco dopo aprì anche gli occhi, erano cerulei quanto i miei, Ila mi guardò, sapevo l'avesse pensato, "Ok, ok, penso possa bastare" le dissi attirandola a me e spostandomi da quella carrozzina, mi sentivo svuotato, un'altro bambino come quello, il nostro, non sarebbe mai nato.
In lontananza vedemmo Alice e un ragazzo avvicinarsi, "Ciao Rory" mi disse mentre alla cerchia si univano anche i suoi genitori, "Come stai?" le chiesi, "Bene, più che bene" rispose spostando il suo sguardo su Ila che si complimentò per il bambino come voleva la buona educazione, "Lui è il mio nuovo compagno e mio figlio prenderà il suo cognome, così abbiamo deciso" la sua voce non risultò arrabbiata o rancorosa, "Non avrebbe potuto funzionare tra noi" continuò in tono scontato, poi mi sorrise, "E scusami Ila per tutto ciò che è successo, penso tu mi capisca" disse ancora la mora, Ila si morse le labbra in un gesto nervoso, non ne capivo la motivazione, sembrava fosse tutto tranquillo, "Comprendo ma non condivido" le rispose la rossa quasi in un sussurro, "Stai bene?" mi chiese poi il ragazzo di Alice guardandomi dritto negli occhi, il sole era alto e io me li coprì con un gesto spontaneo, "Si, è solo il sole che mi da fastidio" spiegai per poi lasciare che il padre di Alice prendesse parola "Volevamo solo ti rendessi conto di cosa ti sei perso" disse gettando un'occhiata alla carrozzina adesso alle nostre spalle, contro ogni mia aspettativa mi prese un nodo alla gola che anche deglutendo non scendeva giù, "Si, ne sono consapevole, ma mi creda, è stato meglio così sia per me che per lei" non avrei più visto quel bambino che tanto mi somigliava, avevo fatto tanto perchè uscisse dalla mia vita e adesso stavo realizzando di esserci riuscito, "dovevi venire, dovrai rivederlo nella tua mente quando ci ripenserai, consapevole che non potrai più avvicinarlo ne goderlo in nessun modo" continuò l'uomo goffo con l'aria di chi voleva farmi male, voleva probabilmente farmi soffrire come aveva visto soffrire sua figlia fino all'arrivo del suo nuovo compagno, "Non abbiate timore, sono contento che questa storia si sia finalmente chiarita, buona vita Alice" esclamai stringendo la mano ad Ila, stavamo facendo per andare quando ci scontrammo con i miei, "Dove andate?" mi chiese mio padre con aria confusa, "Via Pà, dobbiamo tornare al negozio di Jemie, Ila ci sta lavorando e abbiamo già perso troppo tempo" gli spiegai, "Ah, stai lavorando?" le chiesero i due sorridendole, "Beh si, non so per quanto ma provvisoriamente lavoro, almeno fin quando Jemie non torna" gli rispose lei ed il fatto che i miei erano così di buon umore da rivolgerle la parola mi fece sentire meglio, mi voltai verso Edward e Megan che scherzavano con Alice ed il compagno, "Tornate con loro?" vidi i miei annuirmi allora andammo via.

Me... You... And the Heroine 🖤Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora