Capitolo 65

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"Allora Will aveva ragione, mi ha detto di correre qui siccome, a quanto pare, sei ammattita" dissi entrando nell'ufficio del Black Paradise, Ila si voltò, aveva una macchia di vernice nera sulla guancia, "Amore!" gridò sorridendo e venendomi incontro, "come mai qui così presto?" mi chiese, "Oggi ho finito prima" l'attirai a me per un polso e lei mi spennellò di nero sulle labbara, sorrisi, "Sei proprio una stronza!" mi guardò con uno sguardo indecifrabile tra l'ammaliato e l'innamorato, ma immaginai la stessi guardando anche io allo stesso modo, senza distogliere lo sguardo dai suoi occhi mi chinai a baciarla nonostante la vernice e lei non esitò a ricambiare, le mie labbra si posarono sulle sue e il colore nero si deposito come con un timbro, la rossa sorrise nuovamente prendendo uno strofinaccio dalla tasca posteriore della salopette di Jeans che portava, le stava così bene, sembrava una bambina, lei era la mia bambina, delicatamente mi pulì le labbra per poi pulirsi anche lei, la baciai nuovamente mettendola a sedere sulla scrivania, aveva i capelli tirati su alla meglio con una matita, le cadde e il suo profumo mi inebriò arrivando ai miei polmoni come fosse ossigeno, "ti amo" le sussurrai piano, ripensando a quanto quella cosina avesse cambiato la mia vita, lei in tutta risposta mi baciò nuovamente. Quando ci distaccammo il mio sguardo cadde sulla scrivania, un'album da disegno piccolo e dalle pagine ingiallite era poggiato sulla superfice in legno laccato, era aperto, "Oh, quello... non è niente" si affrettò a dire chiudendolo, "Non è vero, è fantastico piccola, perchè non ne sapevo niente?" le sorrisi ma il suo sguardo si rabbuiò, "era da tanto che non riprendevo in mano questo sketchbook, non disegnavo da quando Ian... Sai, questo me lo regalò lui" mi disse con un sorriso malinconico, "sei davvero brava, non devi abbandonare tutto così" lo schizzo sembrava essere un'autoritratto, riaprì sulla pagina e riguardandolo meglio non era proprio così, il colore degli occhi non era il suo, erano di un'azzurro brillante, quel viso poggiato su di un braccio venoso mi dava una sensazione di possessione, aveva utilizzato le sue sembianze per esprimere tante cose, quello sguardo stanco e rassegnato ma allo stesso tempo bramoso di prendere quelle vene così evidenti, un brivido mi percorse la schiena, Ila dovette avvertire quelle sensazioni così forti, "Sapevo l'avresti capito" mi disse, "Vorrei farne un dipinto da appendere in questo ufficio" continuò, gli annuì, anche se non capivo la necessità di esporre una cosa così intima nel negozio di Jemie, pensai forse fossse perchè in quel quadro c'eravamo tutti noi, e il negozio era diventato ormai il nostro punto di riunione.
"Will! Vieni a vedere questo, Ila vuole farne un dipinto da appendere qui" gli gridai, sentimmo i suoi passi avvicinarsi, "No Rory!" disse lei cercando di prendermi il taccuino dalle mani, io con un braccio la mantenevo mentre con l'altra mano passai sorridente l'album a Will che era ormai arrivato in ufficio, "Ma cazzo!" sbuffò la rossa, mentre Will scrutava il disegno, "L'hai fatto tu?" alzò un sopracciglio, "so che non è un granché Will, infatti non amo mostrare in giro i miei disegni, soprattutto se ho appena ripreso dopo anni che non lo facevo" ringhiò Ila verso di me, "Beh pulce, io sono ancora al livello stick-man, quindi è fantastico! E sono sicuro a Jemie piacerà moltissimo" vidi Ila sorridere e pensai si sottovalutasse un po' troppo in alcuni momenti, "Ok piccola, diamoci da fare, l'ufficio così è impresentabile e inutilizzabile" Will annuì a ciò che avevo detto, "Che intenzioni hai?" le chiese, Ila si schiarì la voce e si accese una sigaretta, "le pareti devono essere tutte nere, poi le schizziamo con la vernice bianca e rossa, solo sopra la scrivania lasciamo un rettangolo bianco, in questo ci appendiamo qualche vecchio vinile da riciclare, le chitarre avrei intenzione di appenderle sulla parete opposta, ma per questo voglio aspettare Jemie, non vorrei combinare casini, sotto a queste ci mettiamo un divanetto rosso in pelle" la guardai, "Ok, ok piccola, basta così iniziamo dalle pareti poi per il resto si vede, andiamo pian piano" le dissi, Will sorrise "Sembra un qualcosa che avrebbe fatto Jemie se non fosse stato fottutamente pigro" esclamò ed io lo guardai di sottecchi, "Lo so!" sbuffai...

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Sentimmo lo scampanellio della porta, Ila si pulì le mani per poi andare al bancone, "Mel!" gridò vedendo lei e Mark entrare, la ragazza si avviò a passo svelto verso di noi con il capo chino, avevamo ormai finito di ridipingere le pareti in tutto l'ufficio, e mentre io e Will ci davamo da fare Ila si era presa la briga di spennellare qualche punto sbiadito nel negozio, "È tutto ok?" chiese alla bruna alzando un sopracciglio, lei aprì la borsetta e iniziò a prepararsi una striscia su di uno specchietto da borsa, "Non è niente ok, il vostro amico coglione s'è fatto beccare mentre si preparava una dose sul posto di lavoro, licenziato in tronco, e sai cosa gli ha detto il proprietario della falegnameria? Sparisci se non vuoi che chiami la polizia" sniffò dallo specchietto per poi venire dietro al bancone, "Mel, mi avevano preso di mira gli stronzi, non potevo neanche pisciare senza che mi spiassero" si giustificò Mark,
"Cazzo, mi spiace... Vedrai che riuscirai a trovare qualcosa di meglio" lo incoraggiai mentre invece Melanie non voleva sentire ragioni, non gli rivolgeva neanche la parola, prendemmo delle birre, quelle di fine lavoro, Will le birre in negozio non le faceva mancare mai, tanto erano comunque a spese di Jemie, era sempre andata così, "Voi che state combinando? C'è una puzza di vernice pazzesca qui" esclamò la bruna, "Ila ha deciso di riverniciare il negozio, in particolare l'ufficio" le rispose Will, "Se ti prudono così tanto le mani perchè non rivernici il nostro appartamento?" disse schietta lei, "Ormai passate più tempo qui dentro che a casa, tornate quando stiamo già dormendo e andate via quando ancora dormiamo" continuò con aria rancorosa, aveva ragione, ormai a casa non c'eravamo quasi mai, infatti la notte precedente l'avevamo passata in negozio, "Scusami tesoro, è che c'è tanto da fare qui" le disse la rossa sedendosi accanto a lei sul materasso in basso, l'attirò a se e Melanie poggiò il capo sulla sua spalla, "Sei stata da Karen però, so che quella stronza dal viso d'angelo t'ha fatto vedere l'inferno" Will fece una faccia consensiente, dopotutto l'aveva aiutata lui ad uscirne, "Penso di averla vista così sopraffatta dalla rota solo quando Rory, mezzo ubriaco, diede all'amica di Cindy la loro ultima dose" Ila fece una smorfia irritata a quel ricordo, "Oh beh, se Jemie fosse qui contrasterebbe la tua affermazione raccontando del volo verso Oslo!" confutai subito, "Si, penso che quella sia stata la volta peggiore" ridacchiò Ila facendo un sorso dalla sua birra e passandola a Melanie, la porta tintinnò nuovamente, "Black paradise?" disse Il postino guardandomi, "Si, siamo noi!" risposi avvicinandomi a lui e prendendo il pacco che mi stava porgendo, "Grazie signor postino" andò via e la porta gli si chiuse alle spalle, scartai il pacco e dentro c'erano un nastro ed una lettera indirizzati ad Ila, "Piccola, penso sia il nastro di cui ti ha parlato Oystein, e anche la lettera è per te" la curiosità di vedere cosa ci fosse scritto mi fece annodare lo stomaco, ma gliela passai comunque nel modo più neutrale possibile, "Come promesso ecco la copia del nastro, Burzum, quando ho chiesto a Kristian, anzi, a "Varg", chi ci fosse nella band mi ha risposto: Solo io!, spero ne valga la pena non averti ascoltata, magari questo Poser del cazzo potrebbe portarci fortuna, con amore Oystein, aspetto un tuo parere" lesse Ila ad alta voce, "Con amore? Con amore? Sei riuscita a fare il lavaggio del cervello anche ad Euronymous?" ridacchiò Will, nella sua battutina ci lessi un po' di gelosia nei confronti di Ila, lei riusciva ad entrare nelle grazie dei componenti più rilevanti del Black Metal con tanta facilità, le risultava così meccanico, sarà a causa dell'entusiasmo che nasceva in lei quando si parlava di quel genere di musica, della sua continua curiosità,
"Ma ti rendi conto che è stato Oystein a creare il Black metal norvegese, e quello stesso Oystein ha chiesto a te, un parere sul tizio che ha ingaggiato
per le incisioni, cazzo piccola pulce! Un giorno o l'altro dovrai dirmi qual'è il tuo trucco, non puoi mica scoparteli tutti!" vidi Ila sbuffare, "lo sai che sei un maschilista del cazzo Will? Perchè se un'uomo viene accettato in determinati contesti gli è dovuto, mentre se lo fa una donna, deve necessariamente comportarsi da giocattolo sessuale?" sbottò mentre Melanie accondiscendeva alle sue parole annuendo col capo, "Dai pulce, stavo scherzando" per la prima volta vidi un'espressione dispiaciuta sul viso di Will, come se non si aspettasse una reazione del genere da Ila, "Dai piccola, lo sappiamo tutti che hai talento e stavolta Will scherzava sul serio" cercai di tranquillizzarla, "Scusa coglione, sono solo stanca" giustificò la sua reazione guardando Will con un sorriso sghembo, ma io nel suo sorriso non ci vedevo solo stanchezza, Ila era preoccupata per qualcosa, "Mi aiutate a trovare qualche vinile che dovrebbe essere buttato?" poi ci chiese, io e Will le annuimmo mentre Mark cercava di avvicinare Melanie che gli gridava di starle lontano.
Mi avvicinai alla rossa tra gli scaffali, "Piccola penso che tra i vinili di Jemie non ci trovi nulla da buttare, soprattutto dopo la perquisizione dell'ultima volta" la guardai rimettere a posto un 45 giri dei Queen, poi mi annuì, "come facciamo allora?" mi chiese, "Andiamo al mercatino dei vinili usati sulla 35 esima" rispose Will che era dall'altra parte dello scaffale facendola sorridere, "Potresti smetterla di origliare Will?" ridacchiai io a mia volta sporgendomi per riuscire a guardarlo, sorrideva anche lui, c'era un non so che di nostalgico quella sera, "mi dici cos'hai?" le chiesi voltandomi nuovamente verso di lei, a quel punto sentimmo i passi di Will che si allontanava, "Quella lettera di Oystein, ho paura succeda qualcosa ai ragazzi, ho un brutto presentimento, l'ho avuto dalla prima volta che ho visto quel ragazzo all'helvete, e adesso per colpa sua Oystein ha dovuto chiudere il negozio" disse d'un colpo senza prendere fiato, e io avvertì a quelle sue parole, probabilmente lasciandomi influenzare da ciò che aveva detto, un velo di finta calma che mi metteva a disagio, mi riscuotei dai miei pensieri sperando che anche quella sensazione mi abbandonasse, "Piccola sono un'altro po' di giorni poi vengono entrambi qui, nulla può andare storto in pochi giorni, ok?" mi annuì anche se un po' titubante, ci affacciammo fuori, ormai era buio e voltammo il cartello con su scritto chiuso verso il vetro.

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