Capitolo 1

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🖤 ILA🖤

Cercavo a fatica di riaprire gli occhi, non ci riuscivo. Non riuscivo a muovere le braccia, tutto intorno c'era il buio totale, non sentivo niente.

"Sono morta" ecco cosa pensavo, mi ero sparata l'ultimo buco facendomi esplodere il cuore dal petto.
Apro a fatica gli occhi che ci mettono un bel po' ad abituarsi alla luce fioca del primo mattino invernale, no... non sono morta, sono in un fetido appartamento che neanche conosco.

Gli arti non rispondono, ma con un po' di sforzo riesco a voltarmi su di un lato, ci sono schizzi di sangue su tutta la moquette, è questo l'odore acre che infesta questa topaia, è questo l'odore nauseabondo che contraddistingue tutti i covi di tossicomani.
Mi penetra prepotente nelle narici, dopotutto ci sono stesa su quella moquette, la mia guancia ci preme sopra con prepotenza senza che io possa fare niente per impedirlo, e nel frattempo quell'odore mi nausea sempre di più. Trattengo un conato di vomito e un lamento esce dalla mia bocca, dove sono gli altri? Perchè sono qui da sola? Mi chiedo mentre  faccio un'ultimo sforzo per cercare di rimettermi in piedi e correre al bagno, un ragazzo biondo è seduto con la schiena poggiata al muro, si sta sciogliendo una dose, improvvisamente sembra tutto andare a rallentatore, lo travolgo facendogli cadere la roba dal cucchiaio, non ho modo di fermarmi e chiedergli scusa, non vorrei vomitargli in grembo.
Lo sento sbraitare << Brutta stronza! Mi hai fottuto l'ultima dose! >> grida in un lamento straziante, già da come tremava mi ero resa conto fosse a rota, adesso ne ero più che sicura.

Dopo essermi abbracciata al cesso per vomitare non avevo avuto più la forza di rialzarmi, iniziai a singhiozzare sommessamente per lo stato in cui ero ridotta, mi capitava ogni qualvolta mi ritrovavo in situazioni del genere, ogni qualvolta i sensi di colpa mi attanagliavano lo stomaco perchè nonostante tutto ancora mi bucavo.

<< Hey... hey! Stai bene??>> la voce mi arriva indistinta, cerco di rispondere ma non ci riesco, l'unica cosa che riesco ad emettere è un mugolio incomprensibile e poco rassicurante, di conseguenza sento due braccia cingermi il petto, mi rimettono su senza sforzo nonostante io non fossi per niente d'aiuto.
<< Non mi morire in casa cazzo! >> la voce indistinta di poco prima adesso aveva un volto, metto a fuoco il biondo che era nell'altra stanza, lui mi sposta i capelli dalla fronte, e mi guarda dritta negli occhi con fare frenetico << Mark! Riempi la vasca, questa ci sta lasciando! >> gridò ancora lui come se io non fossi abbastanza cosciente da capire cosa stava dicendo.

Lo scroscio dell'acqua fece eco tra le pareti del bagno, avrei voluto oppormi, ma ero di nuovo senza la minima forza fisica, quando si parlava di fare un bagno in quelle circostanze non si alludeva di sicuro ad un bel bagno caldo, il corpo aveva bisogno di una scossa bella forte, quanto più l'acqua era fredda meglio era. Mi calarono nella vasca e fù come se mille lame mi attraversassero il corpo, la temperatura esterna sfiorava quasi - 3° in gennaio a Chicago alle 05:30 del mattino e lì non c'erano riscaldamenti, mi aggrappai alla vasca talmente forte da farmi diventare bianche le nocche delle mani, imprecai mentalmente chiedendomi dove fossero gli altri e come era possibile mi avessero lasciata lì da sola con quei ragazzi.
Ci misi un po' prima di riuscire a muovermi, ma più tempo passavo in quella vasca più mi sentivo lucida, mi sedetti finalmente e mi strinsi nelle spalle per il freddo, i due ragazzi erano lì, mi osservavano, << Con chi è la rossa? >> chiese quello che avevo capito si chiamasse Mark al biondino a cui avevo fottuto la dose, << Non lo so, speravo lo sapessi tu >> gli rispose lui facendo spallucce,
<< Era con il gruppo di Henry >> gridò una voce femminile dall'altra stanza, sapere ci fosse un'altra donna tra quelle mura un po' mi rassicurava visto che ero praticamente con degli sconosciuti.

Vidi Mark andare via ed il biondino mi si avvicinò << ti sei ripresa?? >> mi chiese ormai con voce tranquilla porgendomi una coperta ed una felpa asciutta, mi aiutò ad alzarmi e si sedette sulla moquet accanto a me che nel frattempo mi ero avvolta nella coperta, << Pensavo di essere morta all'inizio, grazie >> gli sussurrai, << So cosa significa >> mi sorrise, ed in quel momento riuscì ad osservarlo sul serio, aveva il viso pallido e scarno, le labbra erano però rosee e in carne, in contrasto con le occhiaie violacee che gli contornavano dei bellissimi occhi color cielo, << Scusami per prima, non volevo mandare a puttane il tuo buco. Nella giacca di là ho un quartino, prendilo! >> dissi di colpo, non sapevo come avrei fatto senza, ma per adesso ero a posto, a momento debito avrei trovato una soluzione.
<< Si, me lo dovresti, ma ho già risolto, tienilo >> sorrise nuovamente e io risposi al suo sorriso mentre mi sfilavo la fradicia maglia nera, lui mi guardò in modo leggermente spaesato, << Aspetta, esco! >> sibilò nervosamente, gli feci segno che poteva restare, continuai a spogliarmi e la felpa verde scuro che indossai era così confortevole che stetti subito meglio.
Mi stava enorme e Mark quando mi vide uscire dal bagno non evitò di sorridere, non era la prima volta che sorridevano del mio corpo, avevo 23 anni ma non ne dimostravo più di 17,
<< D-d-devo andare via >> dissi poi raccogliendo i miei anfibi ed infilandoli senza calze, le mie erano zuppe, << Aspetta, non puoi andare via, Mel ha appena parlato con Philip al telefono, era preoccupatissimo, lui ed Henry stanno venendo a prenderti >> disse Mark continuando a fissarmi insistentemente, sospirai e mi sedetti sul letto matrimoniale al centro della stanza, << Potresti almeno smetterla di fissarmi? >> non mancai di mostrare la mia irritazione.
La sera prima Mark, nonostante non avessimo avuto a che fare di persona, non sembrava essere stato tanto antipatico.
Quella riflessione mi fece rendere conto stessi riuscendo a mettere a fuoco qualche sketch della sera precedente ma ancora non riuscivo a ricordare chi fosse il biondino, lo vidi ritornare dalla cucina con un vassoio con del the ed alcuni biscotti,
<< prendi ti rimetterà in sesto >> mi disse porgendomelo, ma io non avevo proprio voglia di mangiare niente in quel buco puzzolente, oltre al sangue che imbrattava la moquet, c'erano piatti sporchi e scatole vuote di conserve già pronte messe dappertutto, bicchieri di vetro stracolmi di cicche, quindi per buona educazione, e soprattutto per necessità di riscaldarmi, mi limitai a sorseggiare un po' del mio the caldo. << scusa tesoro è solo che cerco di capire se hai almeno l'età legale per bere >> intervenne di nuovo Mark, sospirai << si, ma quando ho iniziato non ce l'avevo se è questo che vuoi sapere >> troncai prima di subito il discorso. Quella che loro chiamavano Mel era molto probabilmente la sua ragazza ed a differenza sua aveva uno sguardo veramente dolce, occhi castani e caldi, fisicamente sicuramente molto più matura di me, era una donna a tutti gli effetti, "lascialo perdere, se non si comporta da stronzo con i nuovi arrivati non si sente a suo agio, Comuqnue io sono Melanie!" disse la ragazza sorridendo cordialmente, il biondo sorrise ancora, come a voler far capire che condivideva ciò che la bruna aveva detto, e in quel momento lo rividi, steso completamente a terra, l'ago ancora infilzato nel braccio, << ma è morto? >> chiesi a Philip la sera precedente chinandomi su di lui e tirandogli fuori l'ago dal braccio, nonostante tutto però i ricordi continuavano ad essere molto vaghi.

🖤 RORY 🖤

Sembrava essere passata un'eternità quando finalmente Philip ed Henry bussarono alla porta, mi fiondai ad aprire e Philip si scaraventò contro la rossa che era ancora seduta sul letto, << Cazzo Ila! >> le gridò contro, come se la colpa fosse stata sua, la verità era che eravamo tutti troppo fuori, e che loro l'avevano dimenticata. Lei scattò in piedi e continuava a rassicurarlo dicendogli di stare bene.

Henry era fermo lì sulla porta e guardava la scena, venne verso di me << Grazie Rory >> mi disse semplicemente, io feci spallucce, non era mica la prima volta che aiutavo qualcuno a riprendersi dopo aver esagerato con una dose, a casa mia c'era sempre un vai e vieni di ragazzi del giro dell'ero. Dividevo l'appartamento con Mark, o meglio Mark viveva nel mio appartamento e adesso anche Melanie, erano già diversi mesi che stavano insieme, ma Melanie non bucava, lei sniffava soltanto, era infatti solita avere delle gravi emoragie nasali.
<< Senti Henry, ma chi è lei? >> gli chiesi nel modo più spontaneo possibile, << Ricordi Ian? >> mi chiese lui, cercai di mettere a fuoco e ricordai ci fosse stato un'articolo in merito qualche anno prima << ma chi? quello del Ghetto? Le case popolari? >> gli chiesi con cipiglio, se ne era parlato tanto, fù ritrovato nella stazione della metropolitana morto di overdose, chi poteva non conoscerlo, soprattutto nel nostro giro, << si, è la sorella >> confermò Henry, una smorfia di disappunto comparve sul mio viso, << era da un po' che continuava a dire che sarebbe stato il primo tra noi a spararsi il buco finale, e ci chiedeva di badare a sua sorella se fosse successo >> mi spiegò Henry con sguardo cupo.
Di gente ne era morta tanta nel giro, ma proprio non riuscivo ad immaginare come ci si poteva sentire nel perdere un fratello, soprattutto se si soffriva della sua stessa dipendenza, non dissi niente continuavo a scrutare la ragazza che adesso si era accesa una sigaretta in modo spazientito e pregava Philip di non farle la morale.
<< Infatti suo fratello l'aveva fatta internare al Narconon per un programma di disintossicazione, e stava andando bene, fin quando non venne a sapere di Ian >> aggiunse Henry, vedendo probabilmente il mio velato interesse nei confronti della ragazza.

Mi voltai ed incrociai lo sguardo di Melanie, stava ascoltando tutto, me ne ero accorto dal modo in cui ci guardava, quando si rese conto me ne fossi accorto rispostò di nuovo la sua attenzione su Mark.
<< E i genitori? >> chiesi, lui si schiarì la voce, << Il padre li ha lasciati quando avevano appena 5 e 9 anni per uno, la madre era sempre troppo impegnata con il lavoro per poter badare a loro >> chiudemmo così la nostra conversazione perché Ila ci si avvicinò.
<< È tua la felpa? >> mi chiese, gli annuì col capo, << te la restituisco in questi giorni>> mi rassicurò mentre io, intenzionato ad uscire, infilavo la mia giacca di pelle ed i miei anfibi,
<< Se ti piace puoi tenerla >> le dissi, non sapevo perché lo avessi detto, o almeno in altre circostanze non mi sarei comportato in quel modo, ma mi piaceva vedergliela indosso, lei annuì.

<< Ragazzi io vado a fare colazione da Polly, qualcuno si unisce a me? >> chiesi per lo più rivolto a Mark e Mel, ma anche agli altri tre che stavano andando via, << No Rory, portaci qualcosa >> mi risposero i due, raramente Mark usciva di prima mattina, ma stavolta potevo comprenderli data la serata devastante che avevamo trascorso.
<< Tu vieni con me, voglio assicurarmi che mangi qualcosa >> dissi poi rivolgendomi ad Ila, << ce l'avremmo portata comunque noi Rory, ma ci uniamo a te volentieri >> rispose Philip, ed in quella risposta mi sembrò di scorgere una nota di fastidio.

Me... You... And the Heroine 🖤Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora