Se cinque mesi fa mi avessero detto che avrei passato il mio penultimo anno di scuola a giocare a fare la detective, sarei scoppiata a ridere.
Sarei scoppiata a ridere, e probabilmente avrei nascosto il carrellino dei liquori, attribuendo quelle insinuazioni a un palese vizio alcolico del mio interlocutore. Per altro, senza avere il minimo dubbio, perché la verità era che avevo varcato i confini del Massachusetts, credendo di sapere tutto sulla vita.
La consapevolezza di aver fatto più esperienze della maggior parte dei miei coetanei mi aveva resa presuntuosa. Eccessivamente convinta di avere in mano tutte le risposte, viaggiavo da uno Stato all'altro, rendendomi inavvicinabile, rinchiusa nella mia corazza di sentenze sbagliate e convinzioni puerili.
Quanto diavolo mi sbagliavo.
Era bastata una manciata di settimane, per farmi rendere conto che le certezze, nelle quali credevo con così tanta convinzione, non erano altro che mere illusioni. E adesso, dopo il ritorno di mia madre, dopo il rapporto complicato che si era venuto a creare con Alex e dopo la scelta di Caleb di unirsi al Consiglio, mi ritrovavo ancora una volta a fare i conti con situazioni più grandi di me.
Erano passati due giorni dalla gita di Vermont. Due giorni nei quali io, Alex e Caleb eravamo stati forzatamente divisi, per non destare sospetti.
Caleb temeva di essere controllato dal Consiglio e aveva persino chiamato Alice per sapere se recentemente avesse sentito qualcuno dei loro parenti. Non so bene cosa temesse, forse che venisse contattata a sua volta da Michael, o dal preside Evans. Lei però, come unica risposta, lo aveva candidamente mandato a quel paese, per aver interrotto le sue confessioni su Christian.
Alex invece era stato ad Albany con i ragazzi della squadra fino a lunedì mattina, e io avevo cercato di evitare qualsiasi informazione circa la loro serata dissoluta, concentrandomi su un pranzo in famiglia che Lauren e James organizzavano da settimane.
C'era un posto però, in cui, quel martedì mattina, nessuno avrebbe potuto impedirci di incontrarci.
Dosai con attenzione la pressione delle mie dita sulla maniglia degli spogliatoi della squadra di football, sbirciando all'interno cautamente.
Le pettorine erano sempre sparpagliate sulle panche in legno, ma l'assenza di borsoni e di vestiti disseminati sul pavimento, mi rese evidente che gli allenamenti non fossero ancora iniziati.
Scivolai nella stanza, dirigendomi velocemente verso le scale che portavano al seminterrato. Non sapevo bene cosa aspettarmi da quell'incontro, nonostante Alex avesse un piano estremamente semplice ma efficace: fingere di non essere mai entrati alla Churchill Accademy quel sabato sera, e mentire su ciò che in realtà avevamo visto.
Dalle poche parole che avevamo scambiato con Caleb infatti, sembrava che non avesse il minimo sospetto, che fossimo riusciti a seguirlo all'interno della scuola, quindi la nostra fiducia nei suoi confronti sarebbe totalmente dipesa da quanto avesse deciso di raccontarci.
Se non fosse stato onesto, o se avesse tralasciato particolari riguardanti quella serata, ce ne saremmo accorti immediatamente, e questa consapevolezza mi rendeva nervosa. Era come se, per una qualche assurda ragione, ogni fibra del mio corpo sperasse che Caleb riuscisse a superare il nostro test. Non volevo che fallisse, perché sarebbe stata la prova della sua ennesima malafede nei nostri confronti e, egoisticamente, ero consapevole di non poter reggere un altro tradimento. Allo stesso tempo però, sapevo bene che, se fosse stato onesto con noi, non sarebbe cambiato molto, perché Alex non si sarebbe comunque fidato di lui. Era quindi una situazione nella quale sembrava impossibile vincere.
Raggiunsi in fretta lo scantinato umido e freddo, che si nascondeva al di sotto dell'ufficio del Coach Russell, mentre i piedi si muovevano veloci e le pupille febbrili si abituavano all'assenza di luce naturale.
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NOCTE
Misterio / SuspensoSEQUEL DI IGNI C'è un equilibrio indissolubile che governa ogni cosa nel mondo. Non c'è gioia senza dolore. Non c'è silenzio senza rumore. Non c'è luce senza ombra. Fu in quel preciso istante che capii. Ero io. Ero sempre stata io, il punto di c...