51 - Ritorni (III)

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Se vi va, date un'occhiata allo spazio autrice... mi farebbe davvero piacere 
Buona lettura ❤️

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«Cassie...».

Christian slacciò la cintura di sicurezza, voltandosi nella mia direzione, e dovetti staccare gli occhi dalla faccina sorridente tatuata sotto al suo ginocchio sinistro. Probabilmente la stavo fissando da una decina di minuti.

«Perché mi hai portata via da casa vostra?» mormorai sfinita.

Il sorriso che mi rivolse sembrava a metà tra l'ironico e il divertito. «Perché mio fratello ha solo due espressioni quando è con te» iniziò pensieroso. Il mio sguardo perplesso lo convinse a continuare. «Quella da "sono un'idiota senza speranze" e quella da "portala via subito"».

Nonostante la tensione, uno sbuffo divertito lasciò le mie labbra, perché ero piuttosto sicura che fossero anche le mie uniche due espressioni, quando avevo Alex attorno. Subito dopo, però, mi passai una mano sulla fronte. «L'abbiamo lasciato lì da solo» mormorai.

Christian sollevò le spalle. «È grande e grosso, smettila di preoccuparti sempre per lui».

Aveva ragione. Forse mi sarei dovuta preoccupare di più per me, che stavo per presentarmi al Ranch con i nervi a fior di pelle.

Liberai un lungo respiro, provando a controllare l'ansia e la rabbia. «Sono così incazzata, Christian...» mormorai, chiudendo gli occhi per cercare di ritrovare la calma. «Con me stessa perché prendo sempre pessime decisioni, con Jenna, con mia madre...». Dio, la lista era così lunga!

«Lo so» replicò lui con tono calmo e competente. «Ma credimi: più ti lasci divorare dalla rabbia, più vincono loro».

Riaprii gli occhi, trovando un'espressione più calma e determinata di quello che pensavo. Christian non era più la stessa persona che si era fatta trascinare in un giro di scommesse e aveva rischiato di mandare a monte il suo futuro e quello del fratello. Era evidente che avesse superato quella fase, così come era evidente che avesse imparato qualcosa da quegli errori.

"Tutto quello che so sugli sbagli" mi aveva detto una volta James, "è che se non ti concedi mai di farne, non ti concedi mai di crescere".

Forse aveva ragione e forse dovevo ricordarmi di ciò che avevo pensato proprio la sera prima: avrei rifatto ogni cosa, errori compresi, se ciascun passo mi avesse portata lì a vivere quel momento con Alex.

«Forza, dimmi cosa dobbiamo fare ancora una volta» m'incitò Christian, riscuotendomi dai miei pensieri.

Annuii, più per me stessa che per lui. «Tu torni a casa, se ci sono Alex e Richard cerchi di capire cosa sta succedendo, se sei da solo riprendi a guardare negli archivi di Mirabelle per trovare una pista». Christian fece a sua volta un cenno affermativo del capo, segno che mi stava ascoltando. «Io invece tento di capire a cosa lavorasse quando era qui al ranch, perché dobbiamo decifrare quella maledetta memoria esterna».

Ancora una volta, Christian rafforzò le mie parole annuendo. «E tu ricordati che dopo lo stage vieni da noi». Puntò l'indice nella mia direzione. «Non ti lasciamo a casa da sola con quella donna».

Lanciai un'occhiata alla borsa piena di vestiti che avevo caricato sulla sua macchina. Aveva insistito lui, sostenendo che finché mio padre non fosse tornato a casa dai suoi scavi, sarei stata a Boston da Alex o da Claire, che si era offerta di ospitarmi se Richard non fosse ripartito, rendendo così villa Case inutilizzabile per noi. Probabilmente a quel punto avrei chiesto asilo a Philip o a Alice, riflettei, ma era stata comunque gentile.

NOCTEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora