5 - Dusk till dawn (I)

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Quando mi svegliai quella mattina rimasi a lungo a fissare il soffitto color panna della mia camera, crogiolandomi in quell'attimo di pace dove il resto del mondo non si è ancora accorto della tua presenza. Sentivo di dovermi fermare un attimo a prendere fiato, perché gli ultimi due giorni mi avevano fatta sentire continuamente sballottata nel tentativo di cercare un equilibrio tra me, Alex, e Caleb.

Avrei voluto trovare le parole adatte per spiegare come mi sentissi, ma ero incapace di farlo persino con me stessa.

"A volte le domande sono complicate e le risposte semplici".

Non ricordavo neppure dove avessi sentito quella frase ma, in quel momento, mi ritrovai a pensare che nel mio caso sembrava esattamente il contrario.

Speravo solo di riuscire a trovare una mediazione tra i due, soprattutto perché ormai conoscevo l'indole vittimista di Caleb e la tenacia di Alex. E se si fossero schierati apertamente l'uno contro l'altro, non sarei mai riuscita a tenere tutto sotto controllo.

Per un attimo pensai a come sarebbe stato se avessi deciso di lavarmene le mani. Non fare niente, lasciare che Jenna e Richard risolvessero i problemi al posto nostro. Era una possibilità della quale io e Alex non avevamo mai discusso, probabilmente perché non agire era così al di fuori del suo carattere, da non aver neppure contemplato quell'ipotesi. E questo mi lasciava ben poche alternative.

Sospirai, giocherellando con i laccetti della felpa. Non sapevo neppure se essere contenta o meno di ciò che era accaduto la sera prima. Sentivo di aver in parte chiarito con Alex, ma appena eravamo usciti dall'ufficio del coach Russell era tornato a ignorarmi. E la cosa divertente era che lo stava facendo solamente per assecondare me e le mie fissazioni. Avevo preso una decisione quella sera al Wenham Lake, e ora ero troppo orgogliosa e testarda per tornare indietro ma, nel profondo, sapevo che il suo comportamento mi infastidiva comunque. 

Avevo passato all'incirca un'ora a girovagare per la palestra salutando alcuni compagni di corso, mentre cercavo Caleb che, tra parentesi, si era dileguato senza lasciar traccia e mi ero imbattuta continuamente in Alex insieme ad altre persone. Soprattutto ad altre ragazze. Alla fine ero tornata a casa frustrata e di cattivo umore, ma non l'avrei mai ammesso di fronte a lui.

Ero talmente presa a rimuginare su quei pensieri che quando sentii bussare alla porta della mia stanza, sobbalzai vistosamente.

«Posso?»

I muscoli del mio corpo si congelarono all'istante, quando una voluminosa chioma rossa fece capolino dalla porta, ma non appena il mio sguardo incrociò i caldi occhi marroni di Lauren mi tranquillizzai immediatamente.

«Certo» la invitai, mettendomi a gambe incrociate.

Le sorrisi mentre cercavo di calmare il mio cuore che sembrava voler sfondare la cassa toracica per quanto batteva forte. E no, non perché l'avessi scambiata per Jenna, ma perché era maledettamente simile a mia madre.

Quante possibilità potevano esserci che in una singola casa, su quattro persone fossimo ben in tre ad avere i capelli di quel colore?

Lauren si avvicinò esitante al mio letto, ma battei il palmo della mano sul piumone per farle segno di sedersi. Ero un po' in imbarazzo perché non avevo mai avuto modo di parlarle molto e non riuscivo a immaginare perché si fosse avventurata nella mia stanza, ma mio padre era decisamente più felice da quando lei era nella sua vita e avrei dovuto ringraziarla per questo.

«Ora io e te faremo finta di avere una lunga e proficua conversazione sulla tua vita in modo che il papà orso appostato fuori dalla porta possa ritenersi soddisfatto» sussurrò facendomi l'occhiolino.

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