Michael spostò con la mano affusolata qualche ciocca oro dagli occhi, mentre alternava lo sguardo da noi ai bicchieri vuoti sul tavolo. La sua espressione era carica di un curioso interesse che si sciolse in un sorriso rilassato e affabile. Ma nonostante quell'atteggiamento amichevole, sentii il mio cuore cristallizzarsi per alcuni lunghi istanti, prima che riprendesse a battere furiosamente contro la cassa toracica, quasi tentasse di suggerirmi che scappare fosse la reazione più corretta.
Quello era il ragazzo ossessionato da me.
Quello era a tutti gli effetti un membro del Consiglio.
Quella era l'unica persona dalla quale sarei dovuta stare lontana.
E mentre il mio cervello mi metteva in guardia dal ragazzo di fronte a me, Alice ebbe una reazione diametralmente opposta: si gettò senza indugi tra le sue braccia, allacciandogli le mani attorno al collo. Quel movimento fu il diversivo perfetto affinché avessi il tempo necessario per sciacquarmi dal volto quell'espressione terrorizzata che sentivo di avere.
«Quando sei tornato? Ci sono anche gli zii? Hai già visto Caleb?».
L'eco delle domande di Alice rimbombava nelle mie orecchie, stordendomi ulteriormente. Mi sentivo in un frullatore. Troppe parole, troppo caldo, troppo panico. E troppo alcol, maledetta me.
Michael aveva fatto un paio di tentativi di voltarsi nella mia direzione, ma lei non glielo aveva mai concesso, attirando ripetutamente la sua attenzione, ogni volta con un tono di voce sempre più alto e squillante.
Trovarlo così vicino, e totalmente concentrato su Alice, mi diede però l'opportunità di studiarlo meglio. Dalla mia posizione riuscivo a scorgere solamente il suo profilo, ma adesso che lo osservavo senza l'eco della sorpresa a intorpidire i miei occhi, riuscivo a individuare alcuni elementi familiari: il viso piuttosto morbido come quello di Caleb, l'incarnato chiaro come quello di Alice e le iridi verdi tratto distintivo di tutti gli Evans.
Nonostante quelle fattezze conosciute, e nonostante l'euforia per l'alcol che avevo stupidamente ingerito, ogni fibra del mio corpo rimaneva in allarme. Cercavo di calmarmi, certo, perché non volevo che lui lo notasse, ma una sorta di istinto di sopravvivenza continuava a riverberare nelle mie tempie, mentre una tensione sorda si aggrumava nel mio stomaco.
«Posso sedermi con voi?» chiese infine, con l'aria sfinita di chi si fosse ormai arreso a quell'interrogatorio.
Trattenni il respiro, mentre Alice gli indicava il posto libero tra noi due e, a quel punto, mi fu impossibile continuare a ignorarlo.
«Non ci hanno ancora presentati» esordì.
I suoi occhi fissi nei miei mi fecero arretrare di qualche centimetro, mentre la sua voce impattò le mie orecchie portatrice di un invito del tutto disprezzabile. E forse per sottolineare proprio tale avversione, la mia mano rimase ben salda attorno al bicchiere che stavo stringendo.
«Cassie, piacere» mormorai abbozzando un sorriso che speravo essere convincente, pur essendo troppo inebetita per prestare davvero attenzione a ciò che facevo, o a ciò che stavo dicendo.
Il viso di Alice si intromise nel nostro scambio. «Cassie, lui è mio cugino Michael. Michael, lei è una mia amica, si è appena trasferita da Los Angeles». Fece oscillare la sua mano tra di noi, ignorando totalmente che entrambi già sapessimo chi fosse il nostro interlocutore.
«È un piacere conoscerti» continuai, costringendomi ad assumere un tono allegro, che risultò particolarmente acuto, ma tutto sommato credibile, dopo tutta la tequila che avevo ingerito.
Probabilmente l'alcol mi aveva resa audace, perché feci velocemente un segnale al barista per farci avere altri tre shot. Era una pessima idea, ne ero consapevole, e non mi serviva richiamare all'ordine la mia lucidità ormai persa, per rendermene conto. Semplicemente, era l'unico espediente che avevo individuato per sottrarmi a quel braccio di ferro dei suoi occhi appiccicati a me.
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NOCTE
Mystery / ThrillerSEQUEL DI IGNI C'è un equilibrio indissolubile che governa ogni cosa nel mondo. Non c'è gioia senza dolore. Non c'è silenzio senza rumore. Non c'è luce senza ombra. Fu in quel preciso istante che capii. Ero io. Ero sempre stata io, il punto di c...