ALEX
"Tesoro, puoi farlo per me?"
Uno
Trova la chiave gemellaDue
Fai scattare l'ingranaggioTre
Individua il cuore del cieloQuattro
DistruggiloCinque
Rendimi libera«Sei sicuro di volerlo fare?».
La madre di Cassie parlò con tono abbastanza basso da farmi tornare a osservarla, staccando gli occhi dall'erba sotto di me. Mi guardava in modo triste. Un'espressione che non poteva permettersi di utilizzare, per come aveva trattato la figlia.
«Sono sicuro» sibilai, alzandomi da quella panchina. Lo avevo già ripetuto tre volte e ne avevo pieni i coglioni di quelle stronzate. Per di più, erano giorni che gli incubi erano ricominciati e non riuscivo a togliermi dalla testa quelle dannate indicazioni. Sempre la voce di mia madre che mi addestrava. Strinsi le nocche per allentare la tensione che sentivo montare dentro di me. Non ero un fottuto soldato.
«Smith potrebbe non darmi ascolto» riprese, «ha cacciato tua madre, dopotutto».
Elizabeth continuava a stringere il cappotto, mentre faceva avanti e indietro lungo il sentiero in terra battuta. Se si aspettava che la rassicurassi, aveva fatto male i conti.
«Convincerlo è un problema tuo» ribattei. E per me la questione finiva lì.
Mi voltai, intenzionato a raggiungere la macchina il prima possibile. Dovevo andare a Boston. Avevo bisogno di parlare con Alison e dimenticare per dieci minuti la cazzata che stavo per fare. Dimenticare ciò che aveva fatto Cassie e la faccia gongolante di Caleb, quando lo avevo dovuto chiamare per tirarla fuori dal Ranch.
Infilai le mani nelle tasche, ma un lungo sospiro richiamò la mia attenzione. «Ti odierà» mormorò Elizabeth, mentre le avevo già voltato le spalle.
Respira. Il dottor Greene diceva sempre che la respirazione era il modo migliore per evitare due tipologie di blackout: quello in cui dimenticavo tutto, e quello in cui avrei voluto imitare il comportamento di Christian, spaccando la faccia a qualcuno. Il dottor Greene non sapeva, però, quante volte avrei voluto spaccare la sua di faccia, da quando ero finito in terapia.
Avevo smontato un fucile di fronte a Cassie. Se ci pensavo, l'impulso di mettere un oceano di distanza tra noi due non mi sembrava poi così sbagliato. Ciò che era successo al capanno di mio nonno, a Robin Hill Road, mi tormentava ancora. Avevo smontato un fucile di fronte a lei e non ricordavo neppure di averlo fatto. Credevo che a quel punto sarebbe scappata via. Dio, avevo quasi sperato che lo facesse, mandando al diavolo me e questa cittadina del cazzo. E invece era rimasta. Il che mi aveva reso chiaro che fosse sprovvista del più banale istinto di sopravvivenza e avrei dovuto risolvere io quel problema. Non avrei più permesso che una cosa del genere potesse accadere. Il dottor Greene esisteva per quello.
Respira, mi ripetei, cercando di non pensare a tutto ciò che quella donna aveva generato. Guardai brevemente oltre la mia spalla destra. Elizabeth aveva quel modo di stringere le labbra, quando era nervosa, che mi faceva uscire di testa, perché era uno dei pochi gesti che la accomunava a Cassie.
«Odierà più te, di me» risposi lapidario.
La vidi articolare nuovamente un'espressione afflitta e in quel momento avrei solo voluto dirle di smetterla di comportarsi in quel modo. Non c'era sua figlia, non aveva bisogno di fare la vittima con me. Eravamo fatti della stessa pasta, noi due. Mi faceva schifo esattamente quanto odiavo me stesso. Non c'era bisogno di fare quei giochetti.
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NOCTE
Mystery / ThrillerSEQUEL DI IGNI C'è un equilibrio indissolubile che governa ogni cosa nel mondo. Non c'è gioia senza dolore. Non c'è silenzio senza rumore. Non c'è luce senza ombra. Fu in quel preciso istante che capii. Ero io. Ero sempre stata io, il punto di c...