43 - Tradimento (III)

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Quando mi svegliai quella mattina, ebbi l'impressione di essere tornata alla mia vita di prima. Prima del Consiglio, prima della confessione di Jenna al Wenham Lake, quando ancora Alice mi trascinava alle feste, quando litigava con Dean e nessuno di noi capiva nulla di ciò che stava accadendo tra di loro.

La mia vita passata, quella scandita dalle ricerche con Alex, a condividere lo stesso computer e la stessa tazza di caffè, pur di non lasciarci da soli. Quelle giornate che poi finivano sempre così: con il mio risveglio nel suo letto, dimenticandomi persino come fossi arrivata lì, non capendo perché la coperta fosse rimboccata fino alle mie spalle e perché il suo braccio mi tenesse ferma al suo corpo.

I secondi nei quali credetti di poter riavere tutto ciò furono i più belli degli ultimi mesi. Mi gonfiarono il cuore a un punto tale, che quando tornai in contatto con la realtà ebbi l'impressione che fosse esploso qualcosa dentro di me, frantumandosi in mille pezzi.

Ero davvero nella camera di Alex, le pareti azzurre non mentivano, e la coperta era davvero rimboccata fino alle spalle. Mi ero persino svegliata senza ricordare come fossi arrivata fino a lì, ma questa volta non c'era Alex con me. Ero sola, in un letto decisamente troppo grande e vuoto per un'unica persona. 

Mi aveva svegliato la vibrazione del telefono. Realizzai che fosse quello il problema, nel momento esatto in cui riprese a ronzare.

Due chiamate perse. James.

Mi concessi giusto un istante per imprecare, prima di sbloccare lo schermo e inviargli un messaggio di buongiorno. Speravo che non avesse sentito Alice, perché mi ero totalmente dimenticata di avvisarla e mi affrettai ad aprire la sua chat per chiederle di coprirmi. Dopo aver inviato il messaggio, tornai ad abbandonare il capo all'indietro, premendo le dita sugli occhi.

Lo avevo sognato di nuovo, vero? Avevo sognato di essere ancora con Alex... Ancora come eravamo prima che mandassi tutto a monte. Lo facevo continuamente, ma di solito erano incubi: lo vedevo andarsene via, dirmi che non gli importava nulla di me, dirmi che mi aveva semplicemente usata. Questa notte però era stato diverso.

Forse la causa era quella stanza, talmente intrisa del suo profumo da farmi girare la testa e da illudermi che ci fosse ancora qualcosa tra di noi. Ma ero sola e Alex mi aveva chiaramente fatto capire di non voler avere nulla a che fare con me.

Un dettaglio, però... Un dettaglio mi destabilizzò in un istante, quando i miei occhi si posarono su una felpa appoggiata all'estremità del letto. Era piegata ordinatamente, come se fosse stata tirata fuori da un cassetto e poi abbandonata lì.

Il mio cuore sfarfallò come un uccellino in gabbia, mentre mi sollevavo dal materasso e l'afferravo d'istinto. I miei polpastrelli affondarono nella stoffa morbida, ma non c'era un singolo dettaglio che mi indicasse perché fosse lì. Magari la sera prima era già su quel letto e io non ci avevo neppure fatto caso. Ricordavo quanto mi fossi sentita stanca, provata da quella situazione, e come mi fossi trascinata tra le lenzuola senza neppure guardarmi attorno. Solo che quella possibilità... L'illusione che Alex fosse stato lì davvero era troppo rassicurante per non prenderla in considerazione.

Un bussare deciso mi fece sobbalzare nuovamente. La mia testa scattò a destra e mi concedetti un unico istante di speranza, mentre la porta lentamente si apriva. Alex: quello era l'unico pensiero che sentivo riverberarmi nelle ossa. Deve essere Alex, mi ripetei mentalmente.

Quando però la luce aranciata del corridoio inondò la stanza semi buia, fu il viso assonnato di Christian a fare capolino dalla soglia, redarguendo i battiti veloci del mio cuore.

«Buongiorno» biascicò passandosi una mano sugli occhi.

«Sei stato tu?» gli chiesi velocemente.

NOCTEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora